21/05/2007, 00.00
ISRAELE - PALESTINA
Invia ad un amico

Solo la pace può cancellare l’inferno di Gaza e di Sderot

di Arieh Cohen
Nella Striscia si muore ogni giorni per gli attacchi israeliani e per le lotte fra bande palestinesi. A Sderot si vive nel terrore dei razzi. Israele, Egitto, Usa, Onu, Ue sono lenti nel cercare l’unica soluzione possibile: un trattato di pace fra due Stati, col diritto reciproco alla sicurezza e alla prosperità.

Tel Aviv ( AsiaNews) – Benedetto XVI ha lanciato ieri un appello perché palestinesi, israeliani, e tutta la comunità internazionale si impegnino in negoziati di pace che mettano fine alle violenze inter-palestinesi a Gaza e agli attacchi di razzi contro le cittadine israeliane vicine alla Striscia. Proprio stamane aerei israeliani hanno effettuato alcuni raid su Gaza, uccidendo almeno 4 persone, familiari di Khalil al-Hayya, un capo di Hamas. I raid israeliani in questa settimana hanno fatto almeno 30 morti, ma non sono riusciti a fermare gli attacchi di razzi contro la cittadina di Sderot. Né sembra che la lotta fra Fatah e Hamas per il controllo di Gaza sia terminata. Gli scontri fra le due fazioni hanno finora provocato la morte di 50 persone. Il nostro corrispondente riflette sulla tragica situazione di  Gaza e Sderot, sulla violenza, e sulla pace che sola può portarvi rimedio.

 

La situazione attorno e all’interno della Striscia di Gaza - soffocata dalla sovrappopolazione e dalla povertà -  diviene sempre più triste e disperata. Eppure, al di là del messaggio di ieri del Papa, essa sembra attirare sempre meno l’attenzione internazionale, come se tutto fosse divenuto una terribile routine.

Palestinesi armati, di diversi eserciti, forze di polizia, gruppi di commando, milizie di clan, bande criminali attaccano, torturano, rapiscono, si uccidono gli uni gli altri e diffondono la morte anche sui civili che incrociano sulla loro strada.

Questi gruppi sono gli stessi che gridano alla guerra e lanciano razzi contro le città e  i villaggi israeliani alla frontiera con Gaza. I poveri abitanti israeliani di Sderot si sentono gettati in un “incubo dei morti viventi”, mentre nessuno “al di sopra”, nel governo, si preoccupa davvero del loro destino. Dal punto di vista politico o economico, gli abitanti di Sderot non contano quasi nulla: Sderot non è certo Tel Aviv!

L’esercito israeliano risponde con rappresaglie alla vecchia maniera, cerca di colpire e afferrare i nemici prima che lancino i razzi, ma senza successo. Nello stesso tempo, essi sono incapaci di dire cosa si potrebbe fare per fermare l’incubo, fermandosi al massimo ad immaginare di rimestare la popolazione di Gaza, magari spingendola verso ovest, verso il confine con l’Egitto, ciò che è pure un incubo tutto egiziano.

Intanto si sprecano i colloqui per fissare almeno un altro cessate-il-fuoco fra le fazioni palestinesi, che dura per 5 minuti, settimane, mesi, ma che poi alla fine viene violato.  Si cerca di generare una tregua al confine, fra i lanciatori di razzi e l’esercito israeliano. Ma anche questa, dura 5 minuti, settimane, mesi e poi crolla.

Poi ci sono le inevitabili visite del segretario di stato Usa, di Solana per l’Unione Europea, del segretario generale Onu…. E’ ormai più facile dire “chi” non è ancora andato in visita al conflitto israele-palestinese. E tutto continua come prima.

In realtà, non vi è “soluzione” per Gaza. La Striscia è un’enorme prigione a cielo aperto, un lager assediato da ogni parte e ben vigilato da ogni dove, compreso il mare. Ed ha una densità di popolazione fra le più alte del mondo. Non ha risorse, né prospettive. La maggior parte degli abitanti – quasi mezzo milione – sono rifugiati palestinesi della guerra israelo-araba del ’48. Il territorio è governato dalle bande. Perfino le forze di sicurezza “ufficiali”, definite “fedeli al presidente”, sono spesso solo una specie di banda, i cui comandanti sono divenuti ricchi con l’estorsione e il monopolio, mentre la popolazione è divenuta via via più povera.

Tali bande possono anche piacere agli Usa e  a Israele, perché le sentono come “i nostri alleati”, ma esse rimangono essenzialmente delle bande di malviventi.

A Gaza non c’è ricchezza per tutti. Per questo essi continuano a combattersi fra loro e lo faranno sempre, finché rimangono rinchiusi in quella prigione. Intanto la popolazione civile, terrorizzata, non ha speranza di fuggire da nessuna parte: i confini sono strettamente vigilati dalla parte dell’Egitto e da quella d’Israele. Gaza è come l’inferno sulla terra.

Quei coraggiosi giornalisti che entrano in Gaza – e riescono ad uscirvi – affermano che sempre più persone dicono loro apertamente che l’unica soluzione è che Israele torni ad “occupare di nuovo” la Striscia, amministrandola in pieno, come ha fatto prima di Oslo, prima di ritirare l’esercito nel 2005.

Quest’affermazione non sorprende: l’attuale situazione di Gaza è responsabilità israeliana. Israele è una potenza occupante e secondo le leggi internazionali, ha la piena responsabilità verso la popolazione civile: esso non può semplicemente abbandonare un territorio occupato senza consegnarlo a un nuovo Stato, attraverso un trattato di pace. Nel 2005 Israele ha deciso di ritirare una presenza militare permanente dalla Striscia di Gaza, ma ciò non significa che sia finita la sua responsabilità e le obbligazioni in quanto potenza occupante: molti giuristi internazionali lo confermano con chiarezza.

Israele può liberarsi da questi obblighi solo terminando davvero l’occupazione, e cioè firmando un trattato di pace con la Palestina, riconoscendo lo Stato palestinese a Gaza e nella West Bank, togliendo l’assedio ai palestinesi e mettendoli in grado di svilupparsi, all’interno dei termini stabiliti dal trattato.

Tutte i sondaggi di opinione dicono che i palestinesi  sarebbero felici di avere questa pace e questa libertà. E infatti, solo allora i palestinesi avranno la volontà e la legittimità interna di sopprimere le attività armate e terroriste contro Israele, condotte da coloro che non vorranno firmare alcun trattato.

Solo allora ci sarà anche più ricchezza a Gaza, così che i palestinesi non debbano uccidersi e ferirsi per rubarsi le briciole.

Solo allora i poveri israeliani di Sderot cesseranno di sentirsi come una trincea di corpi umani, mentre i loro compatrioti, più fortunati, si danno al lusso a pochi chilometri da loro, accumulando sempre più ricchezza nei loro uffici siti in grattacieli nuovi e luminosi.

L’unica soluzione è la pace: una pace programmata, negoziata, sistematicamente costruita. Una pace giusta, fra eguali, fra due nazioni che si riconoscono a vicenda il diritto alla sicurezza e alla prosperità.

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Hamas dichiara finita la tregua con Israele
19/12/2008
Papa: fermate “la tragica violenza” nella Striscia di Gaza e contro le città israeliane
20/05/2007
La prigione di Gerico, il muro e il futuro dell'occupazione
15/03/2006
Pechino si offre come mediatrice per il dialogo Israele-Palestina
17/05/2021 08:49
Covid-19, morto lo storico capo-negoziatore palestinese Saeb Erekat
10/11/2020 13:54


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”