08/06/2013, 00.00
TAIWAN
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Spaghetti pagati in anticipo, cibo e solidarietà per i taiwanesi più poveri

di Xin Yage
Spopola la pratica di lasciare nei ristoranti un piatto pagato a chi non ha soldi per mangiare. Una iniziativa che richiama la pratica del “caffè sospeso” della tradizione napoletana. Giovani studenti mappano l’isola indicando i locali che offrono il pasto. E si cerca di raggiungere quanti, vergognandosi, non usufruiscono del pasto.

Taipei (AsiaNews) - Da alcune settimane ha preso piede a Taiwan una pratica che coniuga cibo e solidarietà: i "suspended noodles" (daiyongmian, 待用麵), spaghetti pagati in anticipo, ormai diffusi in varie trattorie e punti vendita della celebre catena "7 Eleven", con l'immancabile insegna dell'iniziativa appesa all'esterno del negozio. Ecco come funziona la pratica: chi va in una trattoria o in un negozio alimentare può pagare per una porzione di noodles in più, e il proprietario, scrivendolo su una apposita lavagna, la accredita a chi non ha i soldi per mangiare.

L'idea è partita da Taichung con l'appoggio del governo cittadino e si è diffusa sempre di più tramite il web; molti giovani studenti hanno deciso di fornire una mappa completa dell'isola coi luoghi in cui è possibile avere il pasto gratis e usufruire del servizio di condivisione.

Anche nei telegiornali delle ultime settimane si è dato risalto al fenomeno dei "suspended noodles" sottolineando come la tradizione sia nata dal poter offrire una tazza di caffè a chi non se la può permettere.

Il "caffè sospeso", secondo i servizi giornalistici della televisione taiwanese, e secondo il web, è una tradizione nata nella città di Napoli, che poi si è diffusa in molti parti del globo, soprattutto in Australia, dove in molti bar si può ordinare una tazza di caffè pagandone una anche per chi non ha i soldi per permettersela.

I giovani universitari coinvolti in questa lodevole iniziativa stanno studiando il modo di raggiungere gli indigenti e soprattutto di trovare la giusta misura per l'iniziativa. Difatti, il paradosso del problema è capire chi può beneficiare della ciotola di pasta o minestra. I donatori abbondano ma sono pochi fruitori del servizio (come ripetono in cinese alcuni ristoratori: 捐多吃少, "molti donatori pochi consumatori") perché è difficile capire chi veramente ne ha bisogno. Ma, anche e soprattutto, perché chi è povero non se la sente di perdere anche la faccia presentandosi per il piatto gratuito.

Ma i giovani volontari non demordono e stanno ingegnandosi per garantire un maggiore anonimato e poter fornire il servizio a chi davvero non è in grado di permettersi nemmeno un pasto al giorno per mancanza di soldi. 

 

 

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