05/02/2008, 00.00
SRI LANKA
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Sri Lanka, i politici festeggiano l’indipendenza mentre la gente continua a morire

di Melani Manel Perera
Mentre a Colombo ieri si tenevano le celebrazioni della ricorrenza, nel Paese continuavano attentati contro i civili. Per paura di attacchi dei ribelli, forti misure di sicurezza in tutta l’isola. Popolazione ormai stremata: ai politici non interessano le nostre vite, non abbiamo nessuna libertà da festeggiare, solo miseria.
Colombo (AsiaNews) – Non ha senso festeggiare l’indipendenza quando il Paese è in guerra. Ne sono convinti molti dei cittadini di Colombo, dove ieri si sono svolte le celebrazioni per il 60mo anniversario dell’indipendenza dall’Inghilterra. La ricorrenza è stata preceduta e accompagnata da una serie di attentatiti dinamitardi. Il più grave ieri ha ucciso 15 persone vicino a Anuradhapura, nel nord-est.
 
Le celebrazioni si sono svolte sotto rigide misure di sicurezza. La Sri Lanka Telecom Network ha interrotto i servizi di sms dal 4 all’8 febbraio. Le scuole, pubbliche e private, nell’area della capitale sono chiuse fino a venerdì prossimo per paura di attacchi da parte dei ribelli delle Tigri tamil. “Non avremmo comunque mai mandato i nostri figli a scuola – dicono alcune madri, buddiste e cristiane – i nostri politici sbagliano e noi siamo le vittime”.
 
I civili continuano a vivere nel terrore, soprattutto dopo il ritiro del governo il mese scorso dal cessate-il-fuoco firmato con le Tigri nel 2002. Da allora gli attentati sono diventati quotidiani e colpiscono non solo il nord e l’est, le zone contese dalla guerra civile, ma anche il resto del Paese. Senza risparmiare donne e bambini. “I leader politici continuano a fare le loro vite lussuose – denuncia Wimala Kanthi, una donna buddista, mentre si reca dal marito malato in ospedale nel distretto di Kalutara – mentre la nostra è sempre più miserabile. Che cosa stupida festeggiare l’indipendenza togliendoci la nostra libertà, di muoverci, viaggiare, visitare i nostri cari”. Le strade intorno a Colombo sono piene di posti di blocco e check point, con polizia ed esercito ad ogni angolo.
 
E c’è anche chi dà la colpa alla popolazione. Secondo un businessman cattolico, Anthony Perera, “la gente doveva boicottare questi festeggiamenti, non appendere la bandiera nazionale fuori dalle proprie case come invece ha suggerito il governo. Non c’è nessuna libertà da festeggiare oggi in Sri Lanka”.
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