02/05/2008, 00.00
SRI LANKA
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Sri Lanka, mai come ora è pericoloso fare il giornalista

di Melani Manel Perera
L’allarme è lanciato dal Free Media Movement in occasione domani della Giornata mondiale della libertà di stampa. In un documento i dati sulla preoccupante situazione nell’isola, la peggiore da sempre. Governo e ribelli sono ugualmente responsabili di questo deterioramento.
Colombo (AsiaNews) - Non vi è libertà di stampa in un Paese, come lo Sri Lanka, in guerra con se stesso. Il grido di allarme è lanciato dal Free Media Movement (FMM) in occasione della Giornata mondiale della libertà di stampa, il 3 maggio. In un lungo comunicato diffuso oggi l’associazione denuncia che “mai come è ora è pericoloso fare il giornalista in Sri Lanka”. Qui le due parti in lotta (governo e ribelli delle Tigri tamil) minacciano entrambi la libertà di espressione con aggressioni verbali e fisiche: “Il significativo deterioramento di questo diritto umano è indice dell’erosione dello stesso sistema democratico…la libertà di stampa oggi è sotto assedio”.
 
In coincidenza con la giornata di domani, il FMM ha pubblicato i dati documentati sulla situazione dei media in Sri Lanka. Tra maggio 2007 e maggio 2008 due giornalisti sono stati uccisi e due rapiti; si registrano più di 10 violazioni alla libertà di espressione; 63 incidenti di minacce ad operatori del settore; 15 giornalisti sono stati arrestati e più di 25 hanno dovuto lasciare la propria abitazione o addirittura espatriare. Diversi anche i casi di “censura”: tre dirigenti dei media di Stato sono stati rimossi senza spiegazioni; un sito web è stato oscurato e un altro costretto a chiudere sempre senza motivazioni; 5 radio hanno interrotto le trasmissioni. Nei discorsi dei politici trasmessi sui media di Stato, inoltre, si registra un livello di odio senza precedenti nei confronti dei giornalisti, stando sempre al rapporto della FMM. 
 
Per il 3 maggio il Free Media Movement torna a ribadire le sue richieste al governo e alle Tigri: “interrompere ogni minaccia, rapimento o aggressione nei confronti degli operatori dell’informazione ad oggi perpetrati da entrambe le parti in guerra; condurre inchieste complete, trasparenti e tempestive sugli omicidi di giornalisti; mettere fine alla censura e alla pericolosa e irresponsabile pratica di diffamare pubblicamente la stampa”.
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