12/03/2009, 00.00
SRI LANKA
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Sri Lanka, per 40mila donne l’emergenza tsunami non è ancora finita

di Melani Manel Perera
Hanno presentato un memorandum al governatore della Eastern province in cui presentano i loro bisogni e lamentano le tante promesse mai mantenute dalle istituzioni. Molte vivono ancora nei campi di primo soccorso allestiti quattro anni fa. Tra i problemi più urgenti: mancanza di lavoro, inefficienza del servizio sanitario, lacune nel sistema educativo.
Ampara (AsiaNews)Sono migliaia le donne dello Sri Lanka che soffrono ancora a causa dello tsunami. A poco più di quattro anni dalla tragedia che ha colpito il Paese, la povertà è una realtà quotidiana per vedove e madri di famiglia che vivono nella Eastern province.
 
In 40 mila hanno compilato il Women’s memorandum, realizzato da un apposito comitato promosso tra gli altri dal National Fisheries Solidarity Movement (Nafso),  con cui presentano al governatore della regione i loro bisogni e le gravi responsabilità delle istituzioni. “I nostri politici e alcuni media ci avevano promesso che la Eastern province avrebbe raggiunto un rapido sviluppo grazie ai programmi lanciati dal governo”, affermano le donne. “Ad oggi, dopo il disastro dello tsunami e la situazione di guerra, rifiutiamo tutto questo perché sappiamo che nulla è cambiato nelle nostre vite. Viviamo ancora con gli stessi dolorosi problemi”.
 
La festa della donna è stata l’occasione per presentare le richieste al governatore della provincia, Sivanesathurei Chandrakanthan. Mille persone, tra uomini e donne, hanno sfilato in marcia silenziosa per le strade di Addalachchenai mostrando cartelli con le richieste e le lamentele delle donne. Hanno presentato i risultati del Memorandum al governatore e ad alcuni membri delle istituzioni locali presenti alla manifestazione conclusasi al Raauff Hakeem Memorial.
 
I problemi sollevati dalle donne riguardano le condizioni drammatiche in cui versano sia le case sia l’ambiente dopo lo tsunami, i problemi sanitari, le gravi lacune del sistema educativo, le carenze delle strutture di base nella regione. Molte di loro sono rimaste vedove dopo la tragedia del 2004 o a causa del conflitto. Sono le donne dei villaggi attorno a Trincomalee e Ampara. Hanno suddiviso le richieste al governo della provincia in sette capitoli in cui presentano la loro condizione e ricordano le promesse fatte in passato, ma mai realizzate.
 
A.D. Wasanthi, promotrice del Memorandum spiega ad AsiaNews che “alcuni sfollati dello tsunami vivono ancora nei campi di accoglienza esposti a furti, abusi di bambini, con problemi per il lavoro e la condizione economica. È una condizione di stress psicologico che ha spinto alcuni a tentare il suicidio. E tutto questo accade per la negligenza dei rappresentanti governativi”.
 
Ad aggravare le condizioni si aggiunge la diffusa mancanza di lavoro. L’economia di sussistenza dei nuclei familiari, basata in particolare sulla pesca, ha subito un grave danno dallo tsunami. Molti pescatori hanno perso le loro imbarcazioni e gli strumenti di lavoro, attendono ancora gli indennizzi promessi dal governo e l’assegnazione di nuove zone in cui pescare. Per le donne, questa situazione si complica ancora di più essendo spesso le uniche responsabili della sussistenza della famiglia.
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