02/11/2011, 00.00
SRI LANKA
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Sri Lanka: i lavoratori chiedono un “salario vitale” e organizzano una sfilata di moda

di Melani Manel Perera
Il sindacato della Zona di libero mercato e dei servizi generali ha scelto questo modo inusuale di protesta per sottolineare i problemi crescenti del settore di produzione dell’abbigliamento. L’evento si intitola “Vivere insieme, dividere il portafoglio”.
Colombo (AsiaNews) - Il sindacato della Zona di libero mercato (Ftz) e dei servizi generali dello Sri Lanka ha lanciato una campagna sul “lavoro decente” come risposta alla crisi crescente nel settore dell’abbigliamento. La Joint Apparel Association Forum (Jaaf) considera che sia solo un problema di immagine, ma i posti di lavoro rimasti vacanti sono saliti da 15mila a 30mila rispetto allo scorso anno. La campagna è stata intitolata “Vivere insieme, dividere il portafoglio”. I lavoratori della Ftz vogliono sottolineare la differenza fra “salario minimo” e “salario vitale”. Il governo finora non ha dato nessun segnale.

Di norma i sindacati sostengono le loro lotte per i diritti dei lavoratori in maniera rumorosa, con manifestazioni per le strade. Questa volta hanno fatto qualche cosa di non usuale e hanno allestito uno show di moda. Nel tentativo di attirare l’attenzione su temi importanti e seri per i lavoratori, il sindacato del Fzt e dei servizi generali ha dato vita a una sfilata di moda intitolata “Vivere insieme, dividere il portafoglio” al teatro Punchi di Borella il 27 ottobre scorso.

Anton Marcus, segretario generale dell’Unione dei lavoratori ha spiegato che “Questo evento può sembrare strano a molti, perché la cultura sindacale porta a manifestare per le strade, o a inscenare proteste. Ma noi sentiamo che come sindacati dobbiamo cercare di interagire in maniera intelligente. Con una nuova generazione di lavoratori, che è giunta a impiegarsi dopo l’arrivo dell’economia libera nel 1978 e in un mercato globale molto consumista, il vecchio sistema di fare campagna non è molto efficace. Attitudini e valori sono cambiati, anche fra i giovani lavoratori”.

“Quindi in questo caso, dal momento che dobbiamo creare un dialogo sociale fra coloro che prendono le decisioni e i lavoratori, abbiamo adottato un nuovo modo, creativo, di attirare l’attenzione e l’interesse nel nostro problema”, ha dichiarato Anton Marcus, secondo cui “in Sri Lanka la maggior parte delle persone non capisce la differenza fra ‘salario minimo’ e ‘salario vitale’. Non sanno che cosa è il ‘lavoro decente’. Così prima dobbiamo creare consapevolezza nella società prima di chiedere un ‘salario vitale’ e convincere gli imprenditori che un ‘salario vitale’ è di aiuto nella pace e nella stabilità industriali”.

Secondo il sindacalista il “salario vitale” dovrebbe consistere “in un salario che permette di avere una vita dignitosa e sana, personalmente e socialmente, con otto ore di lavoro al giorno. Il che permetterebbe di avere una forza lavoro soddisfatta, pace industriale e cooperazione, e costi di gestione efficaci”. “Siamo impegnati a dare una produzione buona e più abbondante, ma non siamo trattati nello stesso modo” ha dichiarato ad AsiaNews G.A. Sudharma Shyamalee, una lavoratrice di 33 anni che lavora da 13 anni nella stessa fabbrica. E Chandrika Amarasinghe aggiunge che “noi lavoratori dell’industria stiamo dando un grane contributo all’economia del Paese”.
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