24/09/2005, 00.00
INDIA
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Tamil Nadu, minoranze al governo: riservare il 7% dei posti nell'istruzione e amministrazione

di Nirmala Carvalho
Mons. Fernando, arcivescovo di Madurai: l'emarginazione dei dalit cristiani e musulmani è una questione di giustizia sociale e di libertà religiosa.

Mumbai (AsiaNews) – Gli esponenti delle minoranze indiane chiedono che il governo riservi a cristiani e musulmani fuori casta il 7%  dei posti nel settore dell'istruzione e dell'impiego pubblico nello stato orientale del Tamil Nadu. Qui i cristiani costituiscono il 6,1% della popolazione e i musulmani il 5,6%, ma la loro rappresentanza nei dipartimenti statali è marginale.

Al termine di un incontro svoltosi il 17 settembre scorso, gli esponenti delle 2 comunità hanno chiesto alle autorità del Tamil Nadu di riservare il 7% dei posti conformandosi ad altri stati come Kerala, Karnataka e Andhra Pradesh. Tra le proposte al governo anche quella di riconoscere, provvisoriamente, i cristiani come la "Categoria meno sviluppata", per poi inserirli definitivamente all'interno del sistema delle caste.

Mons. Peter Fernando, arcivescovo di Madurai, che ha presieduto l'incontro, ha dichiarato che lasciare fuori dal sistema delle caste i dalit cristiani va contro il diritto alla libertà religiosa. Un decreto presidenziale del 1950 stabilisce  per i dalit indù, sikh e buddisti quote riservate nell'istruzione e nella pubblica amministrazione. Tali prerogative non sono previste per i fuori casta cristiani e musulmani - che non praticano il sistema delle caste - e vengono tolte a coloro i quali abbracciano il cristianesimo o l'islam.

Durante l'incontro i partecipanti hanno invitato il governo dell'Upa (United Progressive Alliance) a riconoscere i dalit all'interno del sistema delle caste criticandolo allo stesso tempo per "non aver gestito in modo appropriato il caso" di fronte alla Corte Suprema. Questa, il 23 agosto scorso, ha rimandato la discussione riguardo l'estensione dei pieni diritti civili ai dalit cristiani, perché il Procuratore generale del governo, Milon Bannerjee, ha chiesto più tempo per studiare la questione.

Un'altra risoluzione approvata all'incontro critica le recenti ordinanze e linee guida del Tamil Nadu, "che mirano alla graduale negazione del diritto conferito dalla Costituzione alle minoranze [art. 30(1)] ad avviare e amministrare istituzioni educative". Secondo i partecipanti il governo deve inserire nelle voci del suo budget annuale sovvenzioni agli istituti gestiti dalle minoranze, che si occupano di corsi di aggiornamento industriali e per gli insegnanti.

In un'intervista ad AsiaNews, John Dayal, presidente della All India Christian Council (Aicu), ha detto di essere impegnato nel "cercare di ottenere l'inserimento dei cristiani e musulmani nel sistema delle caste". "Stiamo combattendo a livello nazionale - continua l'attivista - per tutti i dalit cristiani, speriamo che la Corte Suprema metterà presto fine a un'ingiustizia storica che risale al 1950". Dayal sottolinea che l'Aicu chiede giustizia per "l'intera comunità dalit in India, non solo per quella del Tamil Nadu". Anche secondo l'attivista cattolico, come per mons. Fernando, negare lo status di casta ai dalit cristiani è una violazione della libertà religiosa: "Questo atteggiamento non permette alla gente di scegliere liberamente la sua fede,perché anche convertirsi al cristianesimo comporta perdere speciali privilegi nell'istruzione e nella professione".
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