28/05/2025, 11.16
ARABIA SAUDITA - IRAN
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Teheran ‘scarica’ un leader religioso arrestato a Medina per salvare i rapporti coi sauditi

Gholamreza Ghasemian è stato imprigionato per aver accusato di “corruzione morale” il regno wahhabita durante l’Hajj. Nel mirino le riforme di bin Salman che hanno aperto al turismo e alle imprese occidentali. Critiche dalla magistratura iraniana, il governo minimizza e plaude i sauditi per l’organizzazione del pellegrinaggio. Iraniano impiccato con l’accusa di essere “spia di Israele”. 

Riyadh (AsiaNews) - L’arresto di un leader religioso iraniano in Arabia Saudita rischia di minare la fragile ripresa delle relazioni fra Teheran e Riyadh, con i vertici della Repubblica islamica che - almeno a parole - usano toni conciliatori in nome di una “unità” del mondo islamico. Una posizione dietro la quale, in realtà, si cela il tentativo di non aprire un nuovo fronte di scontro regionale in una fase di tensione - e possibile conflitto - con Israele, che nel contempo persegue la normalizzazione col regno wahhabita nel solco degli “Accordi di Abramo”. A conferma del quadro di criticità la notizia dell’impiccagione, avvenuta oggi, di un iraniano identificato col nome di Pedram Madani perché accusato di aver spiato per il Mossad e lo Stato ebraico.

Hojatoleslam Gholamreza Ghasemian è stato arrestato a Medina il 26 maggio, dopo aver condiviso un video su Instagram in cui ha attaccato le recenti trasformazioni sociali e culturali - fra cui l’apertura al turismo e a imprese occidentali - dei sauditi nell’ambito della “Vision 2030”. Ieri la magistratura iraniana ha denunciato il fermo, avvenuto mentre il leader religioso si trovava nel Paese per l’Hajj, il pellegrinaggio maggiore alla Mecca fra i cinque pilastri dell’islam. Nel filmato egli ha anche parlato di “corruzione morale” che si starebbe diffondendo nel regno. 

Fra le ragioni del suo attacco anche le notizie circolate in questi giorni - smentite da un funzionario saudita - secondo cui Riyadh era pronta ad eliminare in alcune zone del Paese il divieto di bevande alcoliche in vigore da 73 anni. Una scelta che sarebbe stata legata ai mondiali di calcio in programma nel 2034, ma che in realtà era priva di fondamento. La magistratura iraniana ha definito l’arresto “ingiustificato e illegale”, attaccando duramente i colleghi sauditi. 

Nel video, registrato a Medina, il 52enne Ghasemian ha accusato l’Arabia Saudita di declino morale. “Non avete più bisogno di andare ad Antalya (in Turchia) per i casinò, i bordelli e i concerti osceni; invece, potete andare alla Mecca e a Medina, qui!” ha affermato, lanciando l’allarme per quella che ha definito “volontà di aprire all’ateismo” quella che è considerata la culla della fede musulmana. Il leader religioso iraniano ha sostenuto il candidato ultraconservatore Saeed Jalili alle elezioni presidenziali del 2024 e vanta legami di lunga data con miliziani coinvolti negli attacchi alle ambasciate britannica e saudita a Teheran nel 2011 e nel 2016.

Teheran e Riyadh hanno interrotto le relazioni proprio nel 2016, in seguito all’assalto al consolato saudita in Iran, in risposta all’esecuzione del leader sciita Nimr al-Nimr. Una controversia che ha innescato pesanti ripercussioni a livello regionale, fra cui l’isolamento economico, diplomatico e commerciale del Qatar - poi interrotto - considerato a lungo troppo vicino a Teheran. Le due potenze, punto di riferimento dell’islam sciita e sunnita, si trovano su fronti opposti in molti dossier, dallo Yemen alla Siria, dall’Iraq a Libano. Tuttavia, nell’aprile 2021 fa il principe ereditario Mohammad bin Salman (Mbs) ha impresso un netto cambiamento, affermando di volere buone relazioni con Teheran in un’ottica di distensione regionale. Una ripresa dei rapporti poi sancita dalla Cina nell’aprile 2023 con un incontro a Pechino a livello di ministri degli Esteri, celebrata dai media ufficiali come “pax-iraniano-saudita”

Sinora le autorità saudite non hanno voluto commentare l’incidente, mentre a Teheran si cerca di minimizzare l’incidente per non intaccare le relazioni con Riyadh in una fase di profonda turbolenza regionale, dalle minacce di attacco israeliano ai colloqui con gli Stati Uniti sul nucleare. “L’Iran condanna senza mezzi termini qualsiasi tentativo di danneggiare l’unità musulmana, in particolare nell’atmosfera spirituale dell’Hajj", ha scritto il ministro iraniano degli Esteri Abbas Araghchi in inglese su X (ex Twitter). Il capo della diplomazia di Teheran ha quindi aggiunto che il governo “non permetterà a nessuno di sabotare le relazioni con l’Arabia Saudita”. Non manca un riferimento al pellegrinaggio, per anni vietato ai pellegrini iraniani nella fase di massima tensione fra i due Paesi riferimento dell’islam sciita e sunnita. “La gestione altamente competente dell’Hajj di quest’anno - conclude il ministro - è ben apprezzata dall’Iran”. Anche l’ambasciatore iraniano a Riyadh, Alireza Enayati, ha voluto rassicurare le autorità saudite manifestando una esplicita disapprovazione in merito ai commenti di Ghasemian. “I pellegrini rispettano la santità delle Due Sacre Moschee e si attengono alle norme vigenti” ha scritto Enayati su X in arabo. “Nessuno approverà - ha concluso il diplomatico - un discorso cattivo o offensivo”. 

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