27/11/2013, 00.00
THAILANDIA
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Thailandia, la protesta dell’opposizione supera i confini di Bangkok

Le “Camicie gialle” assediano uffici e ministeri; nelle province del sud sotto assalto le amministrazioni locali. Il premier chiede poteri speciali per contenere la protesta. Fonti di AsiaNews: "Situazione preoccupante, anche se finora il clima è sereno”. Dietro le manifestazioni c'è una lotta interna al potere.

Bangkok (AsiaNews) - A Bangkok le "Camicie gialle" occupano gli uffici dell'agenzia nazionale per la lotta contro il crimine e cacciano i dipendenti, mentre le manifestazioni superano i confini della capitale coinvolgendo le province meridionali del Paese. È giunta ormai al quarto giorno la campagna di protesta lanciata dall'opposizione thai; i dimostranti invocano le dimissioni del governo guidato dalla premier Yingluck Shinawatra, un esecutivo "di facciata" - secondo i critici - nelle mani del fratello Thaksin. Stamane una folla ha circondato i ministeri degli Interni, del Turismo, dei Trasporti e dell'Agricoltura, dopo aver assediato nella notte anche il dicastero degli Esteri e delle Finanze. Fonti di AsiaNews confermano che "la situazione comincia a essere preoccupante", anche se (per ora) non vi è il timore che si possa ripetere la carneficina del 2010.

Le proteste degli anti-governativi contro i fratelli Shinawatra sono le più imponenti dalla crisi di tre anni fa, quando il regno è stato sconvolto da una serie di manifestazioni che si sono concluse con un bagno di sangue e la morte di 90 civili. A guidare la protesta il vice-capo dell'opposizione Suthep Thaugsuban. Secondo i dimostranti la vera eminenza grigia dell'attuale dirigenza è il fratello di Yingluck, Thaksin Shinawatra, il multimiliardario in esilio da tempo per sfuggire a una condanna al carcere per corruzione.

Nella tarda serata di ieri la Primo Ministro ha chiesto poteri speciali per poter imporre il coprifuoco e ha chiesto posti di blocco nelle strade; tuttavia, l'esecutivo esclude il ricorso alla violenza contro i manifestanti, pur chiedendo il ritorno alla legalità e la fine dell'assedio agli edifici governativi, che "minacciano la stabilità del Paese". Intanto migliaia di manifestanti continuano a bloccare il lavoro di importanti dicasteri e, nelle ultime ore, hanno preso di mira anche 19 sedi provinciali - roccaforti dell'opposizione - nel sud del Paese. L'obiettivo è paralizzare la macchina amministrativa e causare, indirettamente, la caduta dell'esecutivo.

Un esperto di politica thai, dietro anonimato, spiegano che per ora le manifestazioni sono "di natura pacifica e si svolgono in un clima sereno", ma il leader della protesta Suthep Thaugsuban, sul quale pende un mandato di arresto, "sta cominciando a forzare la mano". Il timore più grande, come sempre, arriva dal fronte dei militari per "un possibile colpo di Stato. Ai vertici dell'esercito interessa la stabilità della nazione, quindi non è escluso un loro intervento". Tra l'altro la gran parte dei generali è a favore dei "gialli" e dell'establishment, che non vede certo con favore l'attuale governo in carica e manovra per la sua caduta.

Nel Paese sembra riproporsi la frattura fra l'establishment di Bangkok e la popolazione civile che vive nelle campagne, soprattutto del nord e del nord-est della nazione e che vede nella famiglia Shinawatra un simbolo della difesa dei diritti. Oltre che un blocco politico che, di fatto, ha cercato di promuovere programmi concreti per un miglioramento delle condizioni di vita. "Tutti sanno che gran parte del popolo è per Thaksin - avverte l'analista - e per l'attuale governo. Un dato di fatto che l'opposizione non può sopportare, quindi cerca di animare la piazza pagando anche le persone per farlo manifestare. E quanto sentano davvero questa protesta, non è dato sapere".

La Thailandia è teatro dal 2006, con la caduta dell'esecutivo guidato da Thaksin, di proteste cicliche e manifestazioni pubbliche che contribuiscono ad alimentare l'instabilità politica e sociale. A innescare l'ultimo scontro una proposta di legge governativa sull'amnistia, che avrebbe (fra gli altri) concesso l'opportunità a Thaksin Shinawatra di rientrare dall'esilio. La proposta, respinta di recente dalla Camera alta del Parlamento (il Senato), ha fatto infuriare anche i sostenitori dell'esecutivo, perché avrebbe concesso il perdono ai responsabili dei massacri del 2010. Per il governo della premier Yingluck - che gode di ampia maggioranza in Parlamento e non dovrebbe correre il rischio di una sfiducia alla Camera -  è il momento più critico dall'ascesa al potere nel 2011. 

 

 

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