06/04/2006, 00.00
THAILANDIA
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Thailandia: per portare il Vangelo vanno promossi i diritti delle minoranze etniche

di Weena Kowitwanij

I 24 operatori provenienti da 7 Paesi del sud est asiatico presenti al seminario si sono confrontati sui temi dell'evangelizzazione ed hanno discusso dei problemi sociali dei diversi gruppi etnici.

Bangkok (AsiaNews) – Per promuovere i diritti delle minoranze etniche in Thailandia, bisogna condividerne vita e cultura, per far proprie le loro necessità. Ciò porterà ad amicizia e fiducia, nell'ambito delle quali sarà possibile anche parlare di Gesù. E' la conclusione alla quale è arrivato il seminario organizzato da Theresita Demarinus Fusero, segretaria della "Associazione asiatica per la promozione dei diritti umani" e della "Commissione cattolica per la promozione dei diritti umani". Rivolto agli operatori di organizzazioni cattoliche che operano a favore di gruppi e minoranze etniche, l'incontro, al quale hanno partecipato 24 operatori in rappresentanza di  7 Paesi (Cambogia, Filippine, India, Bangladesh, Nepal, Nuova Zelanda e Thailandia), ha avuto il tema "Programma a favore delle popolazione dell'Asia".

Padre Augustine Prasit Ruchirat, segretario generale della Commissione cattolica per la minoranza etnica della diocesi di Chiengmai (la parte più a nord della Thailandia, dove molte tribù di montagna sono state costrette ad emigrare) ha dato vita ad un dibattito per condividere diverse esperienze di vita e culture.

Padre Phairot Suwan, direttore del gruppo di ricerca e formazione riguardo la religione e la cultura della comunità di Chiengmai, ha dichiarato che "per portare il Vangelo ai gruppi etnici è necessario stare al loro fianco come ha fatto Gesù. Non dobbiamo parlare di Dio all'inizio, ci vorranno circa 20 o 30 anni prima che si possano convertire, come hanno ottenuto molti dei missionari stranieri in passato. Imparare dai valori della loro cultura e del loro credo è necessario perché loro temono che noi vogliamo convertirli. Con gradualità, quando si diventa amici, saranno loro stessi interessati a chiedere chi è Gesù".

"Le minoranze etniche – continua - hanno ancora problemi di nazionalità, di libertà, e hanno difficoltà a guadagnarsi da vivere. Per loro quindi è quasi impossibile pensare alla fede che vogliamo annunciargli. Il questo momento dobbiamo continuare a fare quello che i missionari hanno iniziato a fare nel passato con la comunità Karen, e che ha dato buoni frutti. Ci sono molte tribù di montagna a cui proviamo ad arrivare, come la tribù a cui appartengo, i Lahu. Circa 60 mila Lahu sono cristiani, ma ci sono ancora 250 famiglie che provo ad avvicinare. Loro hanno fede in Dio, che chiamano con il nome di Geisha".

"Lavoriamo con e per le minoranze etniche", ha dichiarato Kulchander Ekka, della Caritas India. "Queste persone devono essere consolate ed incoraggiate. Il fatto che li sosteniamo con educazione li aiuterà a rafforzare la loro consapevolezza. Noi sosteniamo inoltre i diritti e la libertà delle donne indiane. Anche grazie al nostro lavoro oggi le donne sono più istruite".

Al termine del seminario sono state stilate 8 dichiarazioni, nelle quali si afferma, tra l'altro, che la sopravvivenza delle minoranze etniche dipende dalla proprietà di un pezzo di terra e che senza la terra non ci può essere vita; distruggere le foreste equivale a distruggere i gruppi etnici di montagna; senza la terra le minoranze sono costrette a vagare da un luogo all'altro e rischiano di perdere la loro cultura e il loro stile di vita.

Gli operatori auspicano inoltre un cambiamento della politica del governo che non riconosce pieni diritti alle minoranze. Ad esempio le minoranze non possono incontrare rappresentanti del governo per discutere di servizi fondamentali come l'educazione e l'istruzione.

Mons. Louise Chamniern Santisukniran, presidente della Commissione cattolica per i migranti, ha poi sottolineato che "i vescovi della Conferenza episcopale thailandese con la collaborazione della Commissione per le migrazioni hanno studiato e tradotto l'enciclica 'Erga Migrantes Caritas Christi'. Tutti i sacerdoti che operano nella pastorale – continua – devono ricordarsi sempre cosa provoca ingiustizia e disuguaglianza. La nuova strada dell'evangelizzazione passa per la promozione della giustizia e dello sviluppo umano. Questo è il cuore dell'opera missionaria e pastorale, in modo particolare per quanto riguarda gruppi etici e profughi".

Mons. Santisukniran ha infine suggerito ai Paesi che ospitano profughi o comunità di immigrati di "promuovere e favorire l'organizzazione degli immigrati e l'elezione di una guida per poterli aiutare in modo migliore".

Secondo le statistiche, nel mondo sono 175 milioni le persone che emigrano all'estero in cerca di un lavoro, e rappresentano il 2,9% circa della popolazione.

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