27/05/2010, 00.00
THAILANDIA
Invia ad un amico

Thaksin: le accuse di terrorismo del governo thai sono di natura politica

L’ex premier in esilio respinge le imputazioni ed esclude l’intervento dell’Interpol per arrestarlo. Per il governo egli avrebbe manovrato i manifestanti e finanziato la frangia estremista “nera”, responsabile delle violenze. Analista politico: da Thaksin e Abhisit un passo indietro per il bene della Thailandia.
Bangkok (AsiaNews) – L’ex premier in esilio Thaksin Shinawatra, accusato di essere l’eminenza grigia che ha manovrato la protesta e le violenze delle scorse settimane, nega ogni coinvolgimento e minimizza il pericolo di essere arrestato. Bangkok ha chiesto l’intervento dell’Interpol per catturare il leader del movimento di opposizione antigovernativo. In un’intervista telefonica Thaksin ha risposto che l’agenzia di intelligence – con base a Parigi – non agisce per accuse di natura “politica” e imputa all’esecutivo un atteggiamento di “confronto”, più che di “riconciliazione” per il bene del Paese.
 
Thakisn Shinawatra ha rotto il silenzio che ha seguito la repressione del governo contro le “camicie rosse”, che per due mesi hanno occupato intere aree della capitale. La peggior crisi politica attraversata dalla Thailandia nella storia recente ha causato 88 morti e oltre 1900 feriti. L’ex premier – secondo l’Afp rifugiato in Montenegro – è intervenuto in diretta telefonica nel programma Lateline del network australiano ABC per raccontare la sua versione dei fatti.
 
Le autorità thai hanno emesso un mandato di arresto con l’accusa di terrorismo per Thaksin, che potrebbe sfociare anche in una condanna a morte. Egli parla di “ragioni politiche” alla base dell’incriminazione, che a suo dire “non hanno fondamento”. “Ho sempre chiesto proteste pacifiche – aggiunge – e ho sempre detto al mio popolo che noi, la Thailandia, abbiamo bisogno di riconciliazione”. Intanto sono stati arrestati due stranieri, un britannico e un australiano, con l’accusa di aver partecipato e fomentato le rivolte. In particolare appare critica la posizione di Jeff Savage, 48 anni, filmato mentre incita la folla a incendiare il centro commerciale CentralWorld.
 
L’ex premier tenta di allontanare le ombre, secondo cui sarebbe responsabile delle violenze delle ultime settimane. Egli avrebbe infatti finanziato i manifestanti, garantito il rifornimento di armi per “i neri” protagonisti di assalti e incendi, intimato all’ex generale Khattiya Sawasdipol – colpito a morte da un cecchino il 13 maggio scorso – di continuare nella linea dell’intransigenza e adottare strategie di guerriglia contro l’esercito governativo. “Il governo parla di riconciliazione – accusa l’ex premier – ma usa il pugno di ferro… ciò significa che essi puntano più allo scontro, che alla riconciliazione”. Thaksin ribadisce di non aver “mai, mai” usato l’arma della violenza e nega la presenza di una frangia armata che ha causato incendi e devastazioni.
 
La responsabilità delle “camicie rosse”, o di una parte del movimento di opposizione, nelle violenze è testimoniato da nastri, registrazioni e racconti di persone presenti nella zona occupata della capitale. Arisman Pongroengwrong, uno dei leader del partito di opposizione United Front for Democracy against Dictatorship (UDD), durante un comizio avrebbe rivendicato il possesso delle “tre gemme: la massa, il partito, gli assassini”, confermando il sostegno “degli uomini in nero” ai manifestanti.
 
Il governo e l’ex premier Thaksin continuano il braccio di ferro, rinfacciandosi accuse e responsabilità per la crisi politica che ha trascinato nel caos il Paese. Esperti di politica thai ammettono che “forse la linea dura dell’UDD ha preso in ostaggio il movimento e impedito i negoziati” con l’esecutivo. Come è altrettanto evidente che “una parte delle camicie rosse era interessata a trattare” e una “maggiore concessione” in termini di tempo avrebbe evitato la guerriglia urbana.
 
Thitinan Pongsudhirak, docente ed esperto di sicurezza in internet, in un editoriale pubblicato dal Bangkok Post ricorda come “già nell’aprile 2009 il premier Abhisit ha subito una pesante contestazione” dei “rossi”, che ha causato un morto e l’interruzione del vertice Asean. Per calmare le opposizioni, egli ha promesso riforme che non sono mai arrivate. Il docente sottolinea che “è compito del governo riportare le opposizioni al tavolo delle trattative”, escludendo dal panorama politico nazionale Thaksin. “Vanno coinvolti i leader moderati e riammessi alcuni leader politici esclusi nel 2007”, dopo la cacciata dell’ex premier. E se Abhisit è “troppo compromesso” con le violenze degli ultimi giorni, conclude l’analista, egli dovrebbe considerare l’ipotesi di un “sacrificio personale che dia ad altri la possibilità di intraprendere il cammino di pace”.
TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Bangkok, migliaia in preghiera per la pace nel Paese
26/05/2010
Abhisit rilancia la “road map” per la pace. Fallito il modello di democrazia thai
21/05/2010
Bangkok: tre notti di coprifuoco, timori di nuove violenze
20/05/2010
Bangkok: resa delle “camicie rosse”. Morto un reporter italiano
19/05/2010
Leader delle “camicie rosse” accetta l’offerta di mediazione del Senato thai
18/05/2010


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”