22/02/2023, 11.51
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Tokyo punta sulla corsa allo spazio, ma parte con un passo falso

di Guido Alberto Casanova

Il nuovo razzo nipponico H3 dovrebbe sostituire il precedente modello restringendo i costi. Ma l'agenzia spaziale giapponese, che collabora al progetto con Mitsubishi Heavy Industries, deve prima dimostrare l'affidabilità della nuova tecnologia dopo che il primo lancio è fallito.

Tokyo (AsiaNews) – Come negli anni Cinquanta e Sessanta, la corsa allo spazio è di nuovo al centro della competizione tecnologica globale, alla quale partecipano non solo le agenzie spaziali governative ma anche le società private. Si tratta di un mercato ancora in via di formazione, ma in cui Tokyo è determinata a voler giocare un ruolo di primo piano grazie allo sviluppo di nuovi razzi H3.

L’agenzia spaziale del Giappone, nota con l’acronimo di Jaxa, ha attivato un ambizioso programma di sviluppo tecnologico e infrastrutturale in collaborazione con Mitsubishi Heavy Industries con l’obiettivo di espandere la presenza del Paese nel settore e consolidare la propria posizione di potenza aerospaziale.

Per Tokyo il momento è estremamente propizio, e non solo per l’aumento della domanda: da quando la Russia ha cominciato la guerra in Ucraina e si è isolata a livello internazionale, ha lasciato un grande vuoto nel mercato spaziale. “Stiamo ricevendo il doppio di richieste riguardo ai nostri servizi” ha detto Iwao Igarashi, responsabile generale di Mitsubishi Heavy Industries per il settore aerospaziale e della difesa.

Al centro di questa collaborazione ci sono i razzi H3. Si tratta della prima generazione di razzi giapponesi a entrare in servizio da oltre 22 anni e che dovrebbero sostituire la serie H2A, che era stata introdotta nel 2001. Rispetto al suo predecessore, noto per la sua affidabilità (solo un lancio su 46 è fallito), il razzo H3 dovrebbe avere una capacità di carico leggermente maggiore ma soprattutto costi più contenuti. Il lancio di un H2A necessita infatti di una spesa di circa 90 milioni di dollari, un prezzo che rispetto ai 67 milioni richiesti dai Falcon-9 di SpaceX non è per nulla concorrenziale. I nuovi H3, invece, hanno compresso i costi in modo che la spesa di un lancio dovrebbe aggirarsi attorno ai 50 milioni di dollari. Ma per mettere sul mercato i nuovi vettori, Jaxa e Mitsubishi devono riuscire a provarne l’affidabilità con lanci di prova.

È qui che iniziano i problemi per il Giappone: lo scorso venerdì dalla base di lancio di Tanegashima doveva avvenire il primo lancio di un H3 per mettere in orbita un satellite dotato di sensori ad uso militare, ma creato per il monitoraggio dei disastri naturali dallo spazio. Nei giorni precedenti al lancio c’è stato grande nervosismo, legato alle nuove componenti elettroniche e al nuovo motore del razzo. Preoccupazioni che si sono rivelate motivate: il test non è stato portato a termine perché, dopo l’accensione del vettore principale, un’anomalia ha impedito alle propulsioni laterali di accendersi e sollevare il razzo da terra.

Masahi Okada, responsabile del progetto di Jaxa, ha suggerito che il problema sia legato non tanto al motore quanto invece all’elettronica del razzo. Okada si è però rifiutato di definirlo un fallimento, affermando di sperare che sia possibile aggiustare il malfunzionamento e riprovare il lancio entro il 10 marzo, visto che il programma H3 sconta già ritardi notevoli sulla propria tabella di marcia: il primo lancio sarebbe dovuto avvenire a marzo 2021, ma complicazioni tecniche legate ad alcune componenti del razzo hanno posticipato la data di quasi due anni.

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