10/02/2010, 00.00
GIAPPONE
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Tokyo: mercato dell’auto in ginocchio, Honda e Toyota ritirano milioni di vetture

Honda ha annunciato il rientro in fabbrica di 437.763 esemplari a causa di un malfunzionamento nell’apertura degli air-bag. Dall’autunno scorso Toyota ha “richiamato” più di 8,67 milioni di modelli per difetti all’acceleratore e al freno. Premier giapponese: la sicurezza prima di tutto.
Tokyo (AsiaNews/Agenzie) – I due giganti dell’industria automobilistica giapponese, Toyota e Honda, costretti a richiamare milioni di vetture in tutto il mondo per problemi di produzione. Ieri la Honda ha annunciato il rientro in fabbrica di 437.763 esemplari a causa di un malfunzionamento nell’apertura degli air-bag. In precedenza Toyota, fiore all’occhiello del Sol Levante, ha richiamatp più di 8,67 milioni di auto per difetti legati ai pedali dell’acceleratore e del freno.
 
La Honda ha confermato il ritiro dei modelli Civic e Accord, prodotti tra il 2001 e il 2002 e commercializzati in Nord America. In un comunicato, la casa automobilistica ha spiegato che in caso di incidente “esiste la possibilità che l’aumento improvviso della pressione interna causi una rottura del guscio protettivo e provochi la dispersione di frammenti di air-bag”. Essa potrebbe causare ferite, anche gravi, agli occupanti; secondo dati forniti dall’azienda, si sono verificati una dozzina di incidenti di cui uno mortale.
 
Honda ha richiamato 378.758 auto dagli Stati Uniti, 41.685 dal Canada, 9.227 dal Messico, 4.042 in Giappone e le restatati da altri mercati. I responsabili aggiungono che, tra novembre 2008 e luglio 2009, già 514.355 vetture sono state sottoposte a controlli perché presentavano problemi analoghi.
 
In tutto, almeno 952.118 modelli della Honda hanno dovuto subire riparazioni per problemi, che sembrano imputabili a “un malfunzionamento nella catena di produzione”. Il titolo, quotato alla borsa di Tokyo, ha registrato perdite contenute facendo registrare un meno 1,63%.
 
I problemi della Honda si aggiungono alla crisi attraversata da Toyota, il gigante dell’auto giapponese, che dall’ottobre scorso ha ritirato oltre 8.67 milioni di veicoli in tutto il mondo. Ieri la casa automobilistica di Nagoya, nel centro del Giappone, ha annunciato il rientro in azienda di 437mila modelli della celebre versione ibrida, la Prius, per difetti legati all’impianto frenante.
 
Il manager della casa, Akio Toyoda, terza generazione di una famiglia votata all’auto da decenni, ha subito pesanti critiche per l’incapacità di gestire la crisi economica e la mancata reazione ai problemi di produzione riscontrati nelle vetture. Il Primo ministro Yukio Hatoyama ha chiarito che “non esiste solo la Toyota” e tutti i produttori devono reagire con prontezza quando emergono “incidenti che possono mettere a rischio la sicurezza” degli automobilisti.  
 
Motivo d’orgoglio per decenni, con oltre 300mila addetti e vetture usate da milioni di giapponesi, la crisi della Toyota è causa di “profonda angoscia” per gli abitanti della cittadina sorta attorno alla casa automobilistica: Toyota-City, nella regione di Nagoya, nel centro del Paese. A gettare le basi per il futuro colosso è stato il fondatore, Kiichiro Toyoda, che ha trasformato una piccola officina in fabbrica di automobili e costruito intorno all’azienda una vera e propria città, condizionandone la vita in tutti gli aspetti, dal tempo libero agli sport, dalla pensione ai viaggi vacanza.
 
Fra gli abitanti non manca chi punta il dito contro il terzo erede della dinastia, Akio Toyoda, definendolo “un soldato che sa sparare, ma non è mai stato in guerra”: Critiche, però, rivolte in condizioni di anonimato, perché è grande la paura di ritorsioni. Il destino dell’azienda è legato a doppio filo con quello di migliaia di famiglie: Toyota ha annullato una serie di contratti a tempo determinato e moltissimi lavoratori – fra cui stranieri – sono rimasti “a piedi”.
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