18/06/2008, 00.00
CINA – INDIA – TIBET
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Torcia Olimpica in Tibet, ma solo “per un giorno”. Arresti di tibetani in India

Tre le staffette previste in origine, ridotte a una in programma sabato prossimo a Lhasa; le autorità cinesi giustificano il cambiamento per i problemi legati al terremoto che ha sconvolto il Sichuan. Nel frattempo 50 partecipanti alla “Marcia di ritorno” arrestati al confine fra l’India e la regione autonoma.

Pechino (AsiaNews) – Sabato 21 giugno la torcia olimpica arriverà a Lhasa, dove effettuerà l’unica tappa del suo viaggio nella regione tibetana. Dopo la repressione delle manifestazioni tibetane nel marzo scorso, il Tibet rimane ancora chiuso alle visite e si registra un'alta tensione. Il comitato organizzatore di Pechino 2008, attraverso un comunicato stampa diffuso sul sito web dei giochi, conferma che la torcia resterà nella zona “solo per un giorno” a differenza dei tre previsti in origine, e che il cambiamento si è reso necessario a causa del terremoto del mese scorso nel Sichuan.

Nel documento si legge che “la tappa nella Regione Autonoma del Tibet, si terrà il prossimo 21 giugno e interesserà le strade della capitale Lhasa”, mentre le agenzie di stampa governative giustificano la modifica del tragitto “a causa dei disastri nel Sichuan”. Attualmente la torcia olimpica sta attraversando la regione a maggioranza islamica dello Xinjiang, nel nord-ovest del Paese, per un tour della durata di tre giorni e che tocca 4 diverse città.

Nel frattempo in India continuano gli arresti fra i partecipanti alla “Marcia di ritorno in Tibet”: ieri la polizia ha fermato 50 tibetani mentre facevano il loro ingresso a Dharchula, ultima città indiana prima del confine con il Tibet. A gruppi di 4, i dimostranti hanno raggiunto i posti di blocco predisposti dalle forze dell’ordine locali, decisi a forzarli e proseguire il cammino; gli oltre 200 poliziotti presenti hanno fermato i manifestanti, caricandoli uno alla volta a forza su due diversi bus. Questa mattina, mentre si trova ancora sotto la custodia degli agenti indiani, uno dei leader della protesta è stato avvicinato dal corrispondente di AsiaNews al quale ha confidato: “I poliziotti ci hanno arrestato ieri verso le 9.45 del mattino – afferma B. Tsering, presidente dell’Associazione delle donne tibetane – con il pretesto che stavamo entrando in un’area protetta, il cui ingresso non è consentito nemmeno ai cittadini indiani. Oltretutto abbiamo dovuto fronteggiare anche le proteste dei mercanti della zona, che non possono utilizzare la via del commercio per trasportare i loro prodotti: il cammino, infatti, è stato chiuso per motivi di sicurezza dalle autorità indiane e non si sa quando verrà riaperto”. Ai manifestanti non è stato comunicato il luogo nel quale verranno condotti, ma al momento l’attivista dice di trovarsi a “Haldwani, e con tutta probabilità verremo espulsi dallo stato dell’Uttaranchal”.

La leader del movimento femminile chiede il sostegno del governo indiano, per il quale “la comunità tibetana non rappresenta un pericolo: facciamo appello – conclude B. Tsering – anche alla comunità internazionale, perché chieda alla Cina di aprirsi a un confronto schietto e sincero con il Dalai Lama; la nostra è una battaglia all’insegna della non-violenza, che non intendiamo fermare”. Commentando la notizia dei nuovi arresti, Tendor Dorjee responsabile dei rapporti con la stampa del Tibetan People’s Uprising Movement, non si dice “stupito” per “i fermi operati dalla polizia” e ribadisce che “lo spirito dei marciatori rimane saldo nel proposito di raggiungere la meta”.

(Ha collaborato Nirmala Carvalho)

 

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