15/05/2023, 13.47
TURCHIA
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Turchia al ballottaggio, Erdogan tiene anche nelle metropoli. Il voto (mancato) dei terremotati

Erdogan e Kilicdaroglu si sfideranno al secondo turno, in programma il 28 maggio. Alle parlamentari regge la coalizione di governo, che pur perdendo consensi resta maggioranza. Egoismo e clientelismo in un quadro fluido e confuso dietro la tenuta del presidente. L’ombra del voto negato a un milione di elettori nelle zone colpite dal sisma. 

Istanbul (AsiaNews) - Il voto mancato degli sfollati vittime del devastante terremoto del 6 febbraio scorso aleggia sull’esito delle elezioni presidenziali e parlamentari in Turchia, che si sono tenute ieri in un quadro di profonda incertezza. Fonti diplomatiche di AsiaNews rilanciano notizie - non confermate - secondo cui “a centinaia di migliaia, secondo alcune voci fino a un milione, è stato impedito di partecipare ed esprimere la preferenza”. Una fetta tutt’altro che marginale dell’elettorato che, in questi mesi, non ha nascosto malcontento e insoddisfazione - se non l’ira - verso il governo e la leadership per la gestione dell’emergenza sisma. “Si è parlato di impossibilità di garantire la sicurezza - prosegue la fonte - ma resta il fatto che sia gli sfollati che hanno abbandonato le loro case, sia quanti sono rimasti in condizioni di grande precarietà [vedi Antiochia, epicentro della devastazione] non hanno potuto votare”.

Il primo turno ha confermato - in attesa dei dati ufficiali - un quadro di profonda incertezza, con la sfida rimandata al ballottaggio in programma il 28 maggio. In leggero vantaggio il leader uscente Recep Tayyip Erdogan, che punta al secondo turno per confermare un potere ormai ventennale e capace di sovvertire i pronostici dell’ultimo periodo. Lo sfidante Kemal Kilicdaroglu, che non ha risparmiato accuse di brogli al governo, è pronto a dare battaglia ed è convinto di poter mettere fine al dominio del sultano. Di certo vi è il dato elevato relativo all’affluenza, che dovrebbe essere confermato anche fra due settimane quando si deciderà il futuro del Paese: in gioco equilibri e alleanze nella regione e oltre, sotto lo sguardo interessato di Unione europea, Nato, Russia, Stati Uniti, Siria e Iran solo per fare alcuni nomi.

Riguardo all’esito, la nostra fonte vuole attendere “l’esito definitivo perché non sono escluse sorprese dell’ultima ora”. Resta però il fatto che Erdogan “abbia tenuto”, visto che secondo alcune previsioni “doveva andare abbondantemente sotto il 50%”. La situazione è “fluida e confusa” e dove si è votato le operazioni sono state “discretamente corrette”, con una “partecipazione superiore al 90%”. “Un ballottaggio era pronosticato - prosegue - ma non con queste dimensioni, soprattutto nelle ultime settimane dove si dava in grande avanzata l’opposizione. Ma Erdogan ha retto nelle grandi metropoli come Istanbul e Ankara, dove il margine per le opposizioni è stato più basso delle aspettative”. Sul risultato, conclude la fonte, “vi sono letture multiple, a partire da un individualismo che caratterizza le scelte di un elettorato che guarda all’oggi, al tornaconto personale ed è legato in alcune parti a Erdogan da un rapporto clientelare. Un esempio che io stesso posso testimoniare è quello di un rifugiato curdo siriano, di Afrin, convertito al cristianesimo dall’islam, che spera nella vittoria del presidente perché terrorizzato da un’opposizione che potrebbe rafforzare le politiche di rimpatrio. Sono molti gli elementi in gioco in una realtà in cui domina l’egoismo”. 

Intanto, con il 99,37% delle schede scrutinate, il presidente del Consiglio elettorale Ahmet Yener ha assegnato a Erdogan il 49,4% delle preferenze, in calo dopo i primi risultati che assegnavano un 56%. Il candidato espressione del “Tavolo dei sei” Kilicdaroglu ha ottenuto il 44,96%, seguito da Sinan Ogan il 5,2% e Muharrem Ince lo 0,44%. Un esito che ha trascinato verso il basso la borsa di Istanbul che ha aperto con l’indice Bist che faceva registrare un meno 6,6% a 4.502 punti.

Intanto il leader turco ha già rivendicato la maggioranza dei 600 seggi in Parlamento per l’alleanza di governo, formata da Akp e movimenti minori nazionalisti e radicali islamici. Sul fronte delle opposizioni il capo del Chp Kilicdaroglu si prepara al ballottaggio di fine mese, convinto di poterne uscire vincitore per portare finalmente “la democrazia in questo Paese”. Riferendosi a Erdogan, egli ha concluso con una battuta: le elezioni “non si vincono sui balconi”.

I risultati finali dovrebbero essere annunciati alle 3 del pomeriggio ora locale, ma anche in questo caso non vi sono certezze perché va ancora completato il conteggio delle schede provenienti dall’estero. Sembra invece confermata la vittoria alle parlamentari per la coalizione di governo, come peraltro rivendicato dallo stesso Erdogan: i risultati preliminari assegnano una maggioranza (sebbene con numeri inferiori rispetto al passato) per l’Akp con 266 rispetto ai 296 del passato. Il fronte capeggiato dal Chp avrebbe conquistato circa 166 seggi. Resta il clima di grande fiducia attorno al presidente, con i collaboratori convinti del successo perché gli alleati hanno tenuto [soprattutto i nazionalisti Mhp, col 10% dei consensi e 50 parlamentari, in calo dell’1%] e per i voti al ballottaggio di Sinan Ogan, che ieri ha eroso parte dei consensi soprattutto nell’Anatolia centrale. 

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