04/06/2025, 13.15
MONGOLIA
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Ulan Bator: le riforme lasciate a metà da Oyun-Erdene

Il primo ministro sfiduciato dal parlamento aveva promosso una "Nuova politica di ripresa" per rendere la Mongolia indipendente dalle grandi élite dell'industria mineraria. Nonostante la crescita economica e la riduzione del debito pubblico, il suo governo ha dovuto affrontare crescenti accuse, scatenate dal lusso ostentato dal figlio sui social. Ora si è aperta una nuova fase di incertezza politica per il Paese incastonato tra Russia e Cina.

Ulan Bator (AsiaNews) – Dopo qualche anno di stabilità, si è aperta una nuova fase di incertezza politica in Mongolia: il 3 giugno il primo ministro Luvsannamsrain Oyun-Erdene si è dimesso in seguito a una mozione di sfiducia parlamentare, a sua volta conseguenza di settimane di proteste. Le manifestazioni, a cui hanno preso parte soprattutto giovani, erano iniziate dopo la diffusione di alcuni video che mostravano il figlio del premier condurre uno stile di vita lussuoso. Un tema di una certa sensibilità in Mongolia, dove poche élite imprenditoriali controllano buona parte della ricchezza, mentre un terzo della popolazione vive in povertà.

Eppure l’ascesa di Oyun-Erdene, che ha solo 45 anni, era stata paradossalmente favorita dalla sua reputazione di riformatore e politico contrario alla corruzione, assumendo la carica di primo ministro in seguito ad altre proteste che avevano coinvolto l’allora premier Ukhnaagiin Khürelsükh, oggi presidente.

Il mandato di Oyun-Erdene, iniziato a gennaio 2021, è stato caratterizzato da iniziative volte a diversificare l’economia. La sua agenda politica è stata riassunta nella “Nuova politica di ripresa” (New Recovery Policy), lanciata a dicembre 2021 come parte di un progetto a lungo termine chiamato “Vision 2050”. L’intenzione era di ridurre la dipendenza della Mongolia dal settore minerario, tradizionalmente il motore dell’economia, attraverso una serie di investimenti in settori strategici. Sotto questa spinta, nel 2022 l’economia ha registrato una crescita del 4%, superando le previsioni. 

Oyun-Erdene aveva favorito la digitalizzazione della pubblica amministrazione con il progetto “E-Mongolia”, promosso una serie di modifiche costituzionali per ampliare il Parlamento e renderlo più rappresentativo, e aveva lanciato una campagna ambiziosa per promuovere il turismo, semplificando l’ottenimento dei visti (con esenzioni per i cittadini di 34 Paesi) e aprendo nuove rotte aeree. Ha inoltre favorito lo sviluppo delle infrastrutture, come l’apertura del collegamento ferroviario Zuunbayan-Khangi nel 2022, e ha ridotto il debito pubblico, riuscendo a ripagare il “Chinggis bond” da 1,5 miliardi di dollari nel dicembre 2022.

Nel tentativo di gestire in maniera più equa le risorse minerarie del Paese aveva proposto l’istituzione di un fondo sovrano che avrebbe dovuto reinvestire i profitti derivanti dall’estrazione in settori come la sanità, l’istruzione, l’edilizia abitativa e il sostegno finanziario diretto ai cittadini.

Nonostante questi sforzi, non è migliorata la percezione della corruzione nel Paese, che secondo alcuni rapporti internazionali è “endemica”. Lo scorso anno, per esempio, i procuratori statunitensi hanno chiesto la confisca di due appartamenti a New York dell’ex primo ministro Batbold Sükhbaatar che li aveva acquistati con i proventi di “contratti minerari assegnati illegalmente”. Le manifestazioni che hanno portato alle dimissioni di Oyun-Erdene citavano anche l’inflazione, l’aumento dei prezzi, la crescente disoccupazione e la povertà come ragioni di malcontento, oltre alle eccessive spese del figlio del premier. 

Oyun-Erdene ha sempre respinto le accuse di corruzione, definendole una “campagna diffamatoria” orchestrata da “interessi potenti e nascosti”, mentre i manifestanti hanno ampliato le loro richieste, chiedendo la fine del governo di coalizione e l’impegno a non modificare la costituzione. Quest’ultima richiesta, in particolare, sembra essere rivolta al presidente Ukhnaagiin Khürelsükh, che potrebbe essere interessato a consolidare il proprio potere nonostante provenga dallo stesso partito di Oyun-Erdene, il Partito popolare mongolo (MPP). 

All’inizio dell’anno Oyun-Erdene aveva dichiarato di voler formare un governo di coalizione per superare l’inerzia della Mongolia dovuta all’eccessiva politicizzazione, coinvolgendo anche il Partito democratico e il partito HUN. Ora non è chiaro se il MPP, che detiene 68 seggi, riuscirà a formare un nuovo esecutivo: il premier dimissionario manterrà l’incarico per 30 giorni, entro i quali dovrà essere scelto un nuovo capo di governo. 

“È stato un onore servire il mio Paese e il mio popolo durante alcuni dei periodi più difficili della storia recente, tra cui la pandemia globale, le tensioni geopolitiche e le guerre commerciali”, ha dichiarato Oyun-Erdene rassegnando le dimissioni. Solo 44 parlamentari su 126 hanno votato a favore del suo governo nella mozione di fiducia. “Per quanto intricata possa essere, una rete di interessi personali non potrà mai prevalere sulla volontà del popolo”, ha aggiunto.

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