04/12/2020, 13.03
VATICANO
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Un Vademecum per l’ecumenismo, ‘dovere e obbligo’ di ogni vescovo

Presentato il documento del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani che “è innanzitutto una sfida per i cattolici”. Il Vademecum serva, ha detto papa Francesco, da “incoraggiamento e guida” all’esercizio delle responsabilità del vescovo per l’unità dei cristiani.

Città del Vaticano (AsiaNews) – L’ecumenismo, ossia la ricerca dell’unità dei cristiani è, per ogni vescovo, “un dovere e un obbligo”. E per “incoraggiare, assistere e guidare” i vescovi cattolici è stato pensato ed esce oggi il documento “Il Vescovo e l’unità dei cristiani: Vademecum ecumenico” del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani.

Nato da una richiesta avanzata dai membri e dai consultori del Dicastero durante la plenaria del 2016, il Vademecum è stato approvato da papa Francesco che ha espresso l’auspicio che esso serva come “incoraggiamento e guida” all’esercizio delle responsabilità ecumeniche dei vescovi.

Responsabilità non da poco, visto che, come si legge nel documento, “la lunga storia delle divisioni dei cristiani e la natura complessa dei fattori teologici e culturali che separano le comunità cristiane costituiscono una grande sfida per tutti coloro che sono impegnati nello sforzo ecumenico” e che “gli ostacoli sul cammino verso l’unità sono veramente al di là delle forze umane e non possono essere superati solo dai nostri sforzi” umani.

Il Vademecum, ha detto oggi il card. Kurt Koch, presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, si articola in due parti. La prima, “La promozione dell’ecumenismo nella Chiesa cattolica”, espone ciò che viene richiesto alla Chiesa cattolica nell’adempimento della sua missione ecumenica. “Infatti, come afferma il Vademecum ‘La ricerca dell’unità è innanzitutto una sfida per i cattolici’ (6). In questa prima parte il Vademecum prende dunque in considerazione le strutture e le persone attive in campo ecumenico a livello diocesano e nazionale, la formazione ecumenica e l’uso dei mass media diocesani”.

In appendice il Vademecum elenca i “partner della Chiesa cattolica nei dialoghi internazionali”. Un elenco che inizia con le Chiese ortodosse di tradizione bizantina e prosegue fino all’Esercito della salvezza.

La seconda parte del documento “Le relazioni della Chiesa cattolica con gli altri cristiani”, ha evidenziato il card. Koch, “esamina quattro modi in cui la Chiesa cattolica interagisce con altre comunità cristiane. Il primo modo è quello dell’ecumenismo spirituale, che, come dice il Concilio, è l’’anima del movimento ecumenico’ (UR §8). Il Vademecum sottolinea in particolare l’importanza delle Sacre Scritture (20), dell’’ecumenismo dei santi’ (22), della purificazione della memoria (24). Il secondo modo è il dialogo della carità, che si occupa della promozione di una ‘cultura dell’incontro’ a livello di contatti e di collaborazione quotidiani, alimentando e approfondendo la relazione che già unisce i cristiani in virtù del battesimo. Come dice San Giovanni Paolo II nell’Enciclica Ut unum sint: ‘il riconoscimento della fraternità […] va ben al di là di un atto di cortesia ecumenica e costituisce una basilare affermazione ecclesiologica’ (UUS 42)”.

“Il Vademecum fa alcune raccomandazioni pratiche al riguardo; per esempio assistere, per quanto possibile e opportuno, alle liturgie di ordinazione o insediamento dei responsabili di altre Chiese, invitare i responsabili di altre Chiese a celebrazioni liturgiche e ad altri eventi significativi della Chiesa cattolica. Il terzo modo è il dialogo della verità, che si riferisce alla ricerca della verità di Dio che i cattolici intraprendono insieme ad altri cristiani attraverso il dialogo teologico. Sono qui menzionati alcuni principi del dialogo come scambio di doni (27), del dialogo teologico che ‘non cerca un minimo comune denominatore teologico sul quale raggiungere un compromesso, ma si basa piuttosto sull’approfondimento della verità tutta intera’ (28). Il documento menziona la sfida della ricezione che deve coinvolgere l’intera Chiesa nell’esercizio del sensus fidei (30)”.

“Il quarto modo è il dialogo della vita. Con questa espressione si designano occasioni di scambio e di collaborazione con altri cristiani in tre campi principali: la cura pastorale, la testimonianza al mondo e la cultura. Per quanta riguarda l’ecumenismo pastorale il Vademecum affronta temi come la collaborazione nel campo della missione e della catechesi (34), i matrimoni misti (35), la communicatio in sacris (36)”.

“Nel campo dell’ecumenismo pratico il Vademecum tratta della collaborazione nel servizio al mondo (38), e del dialogo interreligioso come sfida ecumenica (39). Infine il documento tratta dell’ecumenismo culturale, in particolare mediante progetti comuni in ambito accademico, scientifico e artistico (41). Il Vademecum non solo ricorda i principi dell’impegno ecumenico del vescovo ma, alla fine di ciascuna sezione, riporta un elenco di ‘raccomandazioni pratiche’, che riassumono in termini semplici e diretti i compiti e le iniziative che il vescovo può promuovere a livello locale e regionale”.

“Il compito della Chiesa – si legge nella parte finale del Vademecum - è sempre quello di ricevere la grazia della vittoria di Cristo. Le raccomandazioni pratiche e le iniziative suggerite in questo Vademecum sono strumenti con i quali la Chiesa, e in particolare il vescovo, possono impegnarsi nel rendere attuale la vittoria di Cristo sulla divisione dei cristiani”. (FP)

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