28/11/2015, 00.00
INDIA
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Uttar Pradesh: lo stabilimento della Coca-Cola deve “fare i bagagli e andarsene”

Secondo 18 consigli di villaggio dell’area di Mehdiganj l’impianto causerebbe la scarsità idrica. L’azienda estrae dalla falda acquifera l’acqua necessaria alla produzione. Ambientalista: “La Coca-Cola non è la benvenuta. Si dipinge a livello internazionale come un fruitore responsabile dell’acqua, mentre in India sfrutta la risorsa”. Uno studio aziendale del 2012 smentisce le accuse.

Lucknow (AsiaNews/Agenzie) – Le autorità politiche di 18 villaggi nello Stato dell’Uttar Pradesh hanno chiesto che venga chiuso l’impianto locale della Coca-Cola, situato nell’area di Mehdiganj, nel distretto di Varanasi. Secondo gli abitanti infatti, l’impianto provocherebbe la scarsità idrica del territorio, estraendo dal sottosuolo l’acqua necessaria per la produzione della bevanda più famosa al mondo. Ma l'azienda smentisce sulla base di uno studio condotto nel 2012.

La richiesta è stata annunciata questa mattina dalla Thomson Reuters Foundation e ha fatto subito il giro di tutti i media indiani. I villaggi si trovano nella zona di Mehdiganj, che è anche il collegio elettorale del premier indiano Narendra Modi. Le autorità lamentano la mancanza di acqua dal 1999, cioè da quando l’impianto ha iniziato la produzione industriale.

Amit Srivastava, dell’India Resource Centre, ha riferito: “I capi del consiglio di villaggio rappresentano la voce del popolo e ritengono che la Coca-Cola non è la benvenuta a Mehdiganj. È arrivato il momento che la Coca-Cola faccia i bagagli e se ne vada”. Egli ha aggiunto che l’azienda statunitense “dipinge se stessa a livello internazionale come un fruitore responsabile dell’acqua, mentre in realtà in India sfrutta la risorsa idrica ai danni di poveri, donne, bambini, agricoltori e bestiame. Tutti sono costretti a vivere con poca acqua perché la Coca-Cola la estrae dalla falda acquifera in cerca di profitto”.

Gli ambientalisti sostengono che l’impianto utilizzi la stessa falda acquifera usata anche dagli abitanti del luogo per le necessità quotidiane, come l’uso personale, l’allevamento o l’irrigazione. La Coca-Cola sarebbe un “diretto concorrente” della popolazione.

Srivastava riporta che i 18 villaggi hanno scritto allo State Pollution Control Board, che fornisce la licenza all’azienda, chiedendo all’autorità di impedire l’estrazione. Secondo dati recenti inoltre, l’impianto avrebbe “fatto un uso eccessivo dell’acqua nel 2011”. La Hindustan Coca-Cola Beverages Pvt ltd ha replicato con altri dati di uno studio condotto nel 2012, in cui non si riscontrerebbero responsabilità attribuibili all’azienda.

Solo da pochi anni l’India ha aperto il mercato agli investimenti diretti esteri e al commercio al dettaglio nei supermercati stranieri, approvato dopo una contestatissima riforma. Nei mesi scorsi un altro prodotto straniero è finito sotto i riflettori. Si tratta dei famosi spaghetti Maggi prodotti dalla Nestlé, prima ritirati dagli scaffali dei supermercati per presunta tossicità e poi reintrodotti dopo che i controlli hanno evidenziato la buona qualità del prodotto.

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