30/06/2004, 00.00
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Verso una Chiesa "indipendente e democratica"

Il Congresso nazionale dei rappresentanti cattolici (7-9 luglio) all'assalto della Chiesa ufficiale per stringere il controllo

Pechino (AsiaNews) - Dal 7 al 9 luglio nella capitale si terrà il Congresso nazionale dei rappresentanti cattolici cinesi (CNRCC), l'organismo che gestisce la politica e la pastorale della Chiesa cattolica ufficiale. A tema vi sono alcuni emendamenti nella costituzione dell'Associazione patriottica (AP) e della Conferenza dei vescovi cattolici della Cina (CVCC).

L'incontro, che si terrà in un albergo di Pechino, è il 7mo del suo genere. Esso raduna vescovi della Chiesa ufficiale (riconosciuta dal governo), sacerdoti, religiose e laici. Questi ultimi, definiti "leader di comunità" sono in realtà dei rappresentanti imposti dal governo, nella maggior parte dei casi atei, che rispondono alle esigenze del governo e non a quelle della Chiesa.

Il CNRCC è l'organismo più contestato da fedeli e da vescovi: esso pretende di stabilire le linee pastorali e religiose della Chiesa, varando le decisioni con votazioni "democratiche " in cui i vescovi – che dovrebbero essere i primi responsabili della Chiesa – sono tenuti sempre in minoranza. I vescovi della Chiesa ufficiale sono circa 70 e il Comitato è formato da 300 persone.

Ye Xiaowen, direttore dell'Amministrazione statale per gli affari religiosi ha spesso elogiato la "democrazia" degli organismi di gestione della Chiesa, ma i vescovi e i fedeli vedono in questa struttura un tentativo di "protestantizzazione" e di controllo che rischia di snaturare la vita della Chiesa e la sua natura "apostolica", fondata cioè sull'episcopato.

Il congresso era in programma per il 2003, ma è stato posticipato a causa della epidemia di Sars. I nuovi emendamenti sono visti sempre più necessari perché ormai il governo sa che l'85% dei vescovi cinesi sono in comunione col Papa.

Fra i temi in discussione vi è l'età della pensione per i rappresentanti ufficiali dei vescovi e dell'AP a livello nazionale e provinciale. L'idea che circola è di fissare a 80 anni l'età pensionabile. Secondo esperti della Chiesa cinese, nella Chiesa ufficiale vi sono almeno 35 vescovi che hanno superato questa età. Con questa regola si tenta di emarginare i vescovi che hanno conosciuto la prigionia e i tentativi di manipolazione del regime, lasciando lo spazio a nuove generazioni, più ingenue e meno preparate.

Un altro tema in cantiere è il cambiamento delle costituzioni dell'AP e del CVCC. L'anno scorso sono stati approvati 3 documenti a questo proposito che stabiliscono il controllo capillare e totale dell'AP su ogni aspetto della vita della Chiesa: nomine di vescovi, di sacerdoti, di parroci, gestione della vita dei seminari, dei conventi, dell'economia. Il Congresso dovrebbe avallare questo controllo, anche se la quasi totalità dei vescovi ufficiali si sono detti contrari a questo stile di controllo e contrari perfino all'Associazione patriottica: infatti o l'AP è un'associazione di laici cattolici, e quindi dipendente dai vescovi, oppure deve essere eliminata.

Un tema molto sentito dai vescovi è la formazione del clero, delle religiose e dei laici. I cambiamenti economici e culturali a cui è sottoposta la Cina attuale sta facendo emergere molti nuovi problemi alla pastorale: aborto, divorzio, secolarizzazione, individualismo, conumismo, ecc.. Molti sacerdoti e vescovi, provenendo da un'esperienza soffocata dalla persecuzione, dall'isolamento, da uno stile di vita tradizionale, legato alle campagne, non sanno rispondere ai nuovi interrogativi. Ma non si sa ancora se questo problema – squisitamente ecclesiale e missionario – verrà affrontato dal Congresso, preoccupato più del controllo politico che della vita della Chiesa stessa.

Il Congresso è stato preceduto da due incontri preparatori: a Changsha (Cina centrale) in aprile  e a Wuyishan (Fujian) in maggio. In entrambi i raduni si è discusso della gestione della Chiesa in modo "indipendente e democratico" e dell'importanza di "adattarla al socialismo". Tutti gli incontri sono avvenuti alla presenza di Jiang Jianyong, vice direttore del Fronte unito del Partito comunista.

 

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