19/12/2012, 00.00
MYANMAR – ITALIA
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Vicario generale Pime: La Chiesa birmana è viva, ora serve uno spirito missionario

di Dario Salvi
P. Livio Maggi ha visitato di recente il Paese asiatico, per il centenario della diocesi di Kengtung. Si respira “maggiore libertà”, di “movimento e idee”. Ma emerge il pericolo di un crescente laicismo e materialismo, come nella vicina Thailandia. I cattolici del Myanmar devono aprirsi alla Chiesa universale.

Roma (AsiaNews) - Dalle celebrazioni per il centenario della fondazione della diocesi di Kengtung alle giornate di Avvento in preparazione al Natale, i cattolici birmani vivono un periodo di grande fermento e caratterizzato da una profonda intensità spirituale. La Chiesa del Myanmar è "viva" e respira - come il resto del Paese - un'aria di "maggiore libertà" di "movimento e idee". E' quanto racconta ad AsiaNews p. Livio Maggi, vicario generale del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime), da poco rientrato da un viaggio nel Paese asiatico. Tuttavia, essa "ha bisogno di relazioni per sopravvivere" e contrastare un crescente materialismo che ha già colpito altre nazioni dell'area "come la Thailandia".

Il missionario del Pime, assieme ad altri sacerdoti, ha compiuto un breve viaggio in Myanmar, dal 6 all'11 dicembre, per partecipare alle celebrazioni indette dal 7 al 9 per il centenario della fondazione della diocesi di Kengtung, che per l'occasione ha aperto una pagina dedicata su Facebook (clicca qui). Dalla messa solenne tutte le mattine alle 6, concelebrata da decine di vescovi e sacerdoti (nella foto), davanti a migliaia di fedeli, fino agli incontri pomeridiani, ai simposi e alle riflessioni sulla vita della Chiesa, per i cattolici è stata occasione di profonda comunione. Un evento, fra l'altro, che ha coinvolto fedeli di tutte le etnie e minoranze fra cui birmani, Shan, Kachin, Chin e Akha.

Gli incontri, racconta p. Maggi ad AsiaNews, hanno riguardato la realtà della Chiesa locale: partendo dal passato, dal cammino di missione in Myanmar; il secondo giorno la realtà attuale; infine le prospettive della pastorale, nell'ottica di una "nuova evangelizzazione" nel futuro prossimo. Kengtung è una diocesi dello Stato Shan, in una zona nevralgica del Paese, al confine con Cina, Laos e Thailandia, inserita nel cosiddetto "Triangolo d'oro", un tempo centro nevralgico del traffico di droga derivata dalla coltivazione del papavero, sebbene oggi in lieve calo.

"Da tre anni non entravo nella zona - continua p. Maggi - e ho trovato un'aria diversa, maggiore libertà di movimento e idee". Egli ha visitato, assieme ad altri, grazie all'interessamento delle autorità locali, la tomba del beato Clemente Vismara, missionario Pime in Birmania, un centinaio di km all'interno, dove i controlli restano più stretti rispetto alle città. "Dal punto di vista ecclesiale ho trovato una Chiesa viva - continua il sacerdote - che ha uno sguardo positivo, se non di ottimismo, sulla realtà". Vi è però, al contempo, la preoccupazione che "queste aperture possano portare a un distacco dei fedeli", a una visione "materialista e laicista" di impronta occidentale, come sta già avvenendo nella vicina Thailandia e che tocca anche il buddismo. "Anche in Myanmar - sottolinea - esiste il rischio concreto che la gente presti maggiore attenzione al benessere economico e materiale, piuttosto che all'aspetto spirituale e religioso".

Il futuro tocca pure l'opera dei missionari nel Paese, un tempo fondamentali per piantare il seme della fede e poi espulsi negli anni '60 dalla dittatura militare. "Modernizzazione e globalizzazione rappresentano le sfide dei prossimi anni" spiega p. Maggi, in una Chiesa che "rappresenta un ponte" anche e soprattutto per le diverse anime e culture che la caratterizzano, mettendo in contatto Paesi diversi come "Bangladesh, Laos, Thailandia, Cina e Vietnam". "Per questo - aggiunge - è fondamentale riprendere le ragioni profonde della spiritualità, perché la fede non può essere solo impegno sociale, ma deve richiamare al dialogo profondo e personale con il Signore". Da ultimo un pensiero alle vocazioni, in aumento dopo decenni di isolamento, al quale va affiancata la formazione del clero che "deve rafforzare lo spirito missionario", aprendosi e guardando alla Chiesa universale. 

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