18/03/2011, 00.00
CINA
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Wang, medico cinese cattolico che cura la leucemia con 2 yuan

Per primo ha curato il male trasformando le cellule tumorali in cellule normali, mischiando medicina occidentale e tradizionale cinese. Una vita dedicata ai pazienti, anche contro le ingiustizie della società. A chi gli chiede cosa lo guida, parla della fede cattolica, fondamentale per superare “i momenti oscuri”.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – L’ematologo Wang Zhenyi, alla fine degli anni ’80, guarì in 5 anni oltre il 95% dei suoi pazienti affetti da leucemia acuta promielocitica (Apl) con metodi naturali, senza chemioterapia. I suoi metodi sono stati copiati in tutto il mondo. Ma lui rifugge la celebrità: quando a gennaio ha ricevuto dal presidente Hu Jintao uno dei 2 Premi annuali di Stato per la Scienza e la Tecnologia (nella foto), massima onorificenza scientifica cinese, alla televisione ha spiegato che ha realizzato il suo sogno, di medico e di uomo: “dare un contributo all’umanità”, curando la leucemia.

Wang è nato a Shanghai nel 1924. Cattolico, nel 1942 si è iscritto a medicina all’Università Aurora, guidata dai padri gesuiti, che 10 anni dopo è diventata l’Università Fudan. Dopo la laurea ha iniziato a lavorare all’ospedale Ruijon (allora chiamato Guangci). E’ rimasto colpito dall’alta mortalità tra i pazienti di Apl, un tipo diffuso di leucemia, il cancro del sangue e del midollo osseo, che colpisce 5 cinesi su 100mila.

Nella Cina il sistema sanitario per lungo tempo non ha coperto le cure mediche, il paziente per sopravvivere doveva pagarle da sé, vendendo tutto e indebitando l’intera famiglia. Come cattolico e come cittadino cinese, Wang ha rifiutato di accettare questa ingiustizia e ha cercato una cura efficace ma anche economica. Ha combinato la medicina occidentale con quella tradizionale cinese e dice che ora i suoi pazienti possono essere curati “ingerendo alcune pillole, che sono anche economiche”. Le sue medicine costano circa 2 yuan al giorno, circa l’1% del costo delle cure dei medici occidentali. Invece che uccidere le cellule cancerose, il suo metodo le muta in cellule normali tramite un composto di acido retinoico (Atra) e arsenico, un veleno molto usato nella medicina cinese.

Nel 1985 entrò in ospedale con l’Apl una bambina di 5 anni. Wang convinse i genitori a permettergli di usare la nuova cura, sperimentata in laboratorio ma mai su pazienti. Un rischio per la ragazza, altrimenti con grandi probabilità condannata a morire, ma anche per il medico, perché “se il mio metodo avesse fallito – ricorda Wang alla televisione – la mia reputazione sarebbe stata danneggiata e la mia carriera fermata”.

Un altro medico avrebbe piuttosto proseguito le ricerche di laboratorio. Ma non chi vuole salvare i pazienti. “Un mese dopo – prosegue l’anziano ematologo – la ragazza era del tutto ristabilita, era come una persona normale. Da allora ha avuto una vita normale, sono stato felice di sapere che di recente si è sposata”.

Nel 1988 prescrisse la stessa cura a 24 pazienti: tutti ristabiliti, tranne uno. Wang non ha voluto alcun diritto di proprietà intellettuale per il suo metodo e, anzi, si è preoccupato che fosse conosciuto all’estero, a beneficio di tutti i malati. Nel 1993 il metodo fu applicato a 54 pazienti in Francia, con un recupero del 91%. Nel 1995 fu utilizzato per 79 pazienti negli Stati Uniti, con l’86% di guarigioni, e per 109 pazienti in Giappone con un successo dell’89%.

Wang è stato insegnante e mentore di personalità mediche e politiche, come l’attuale ministro della Sanità Chen Zhu e sua moglie Chen Saijuan, specializzati in ematologia. E’ stato preside di facoltà mediche famose, insignito con riconoscimenti prestigiosi, è membro di consessi medici internazionali. Ma la sua vita è segnata dalla passione per i pazienti e dal lavoro.

A chi gli chiede cosa ha guidato la sua vita, risponde che la sua fede cattolica ha avuto un’importanza “tremenda”. “Spesso io dico – spiega al quotidiano South China Morning Post – che dovremmo avere a cuore i pazienti e non dovremmo defraudarli per denaro, questo mi ha insegnato la fede cattolica”. “Nei momenti più oscuri della mia vita, la religione mi ha aiutato ad andare avanti. Non sarei stato altrimenti capace di superarli”.

A 86 anni, ogni giovedì ancora visita in corsia i suoi pazienti.

Anche lui fu colpito dalla Rivoluzione Culturale 1966-76 e mandato in un villaggio rurale nel distretto di Jiading. Invece di abbattersi, ancora una volta si impegnò per i pazienti: per curarli, vista la scarsità di risorse mediche, approfondì la sua conoscenza di erbe curative e di agopuntura.

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