11/04/2007, 00.00
GIAPPONE - CINA
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Wen Jiabao in Giappone, una svolta decisiva

di Pino Cazzaniga
Da oggi fino al 13 aprile il primo ministro cinese Wen Jiabao è in Giappone per una visita di stato che gli osservatori ritengono una pietra miliare nel cammino di avvicinamento tra le due potenze dell’Asia orientale.
Tokyo (AsiaNews) - La visita di Wen Jiabao è il primo viaggio a Tokyo da parte di un premier cinese negli ultimi 7 anni. L’ultimo è avvenuto nell’ottobre 2000 con Zhu Rongji. Le annuali visite dell’ex-primo ministro giapponese Junichiro Koizumi al santuario Yasukuni hanno interrotto i rapporti.
 
Tre sono gli eventi che danno particolare significato alla venuta di Wen in Giappone: il colloquio con il primo ministro Shinzo Abe; un suo discorso alla Dieta, il primo da parte di un premier cinese; l’udienza con l’imperatore Akihito e l’imperatrice Michiko al palazzo imperiale. L’ultimo giorno, Wen si trasferirà a Kyoto, dove visiterà il monumento che commemora il premier cinese Zhou Enlai (1898-1976) e terrà una conferenza all’università Ritsumeikan.
 
La visita, ridotta da una settimana a tre giorni, ha costretto a cancellare una comparsa di Wen alla televisione per un dialogo diretto con i cittadini giapponesi. L’accorciamento del programma - dovuto a “urgenti impegni politici”, secondo fonti governative cinesi - sembra sia invece la conseguenza di una gaffe di Abe che due settimane fa ha messo in dubbio la responsabilità delle autorità imperiali nella disumana vicenda delle “donne-confort” durante la seconda guerra mondiale.
 
A parte questo incidente di percorso, la visita è stata fortemente voluta da ambedue i leaders e dai governi che rappresentano. Il 4 aprile Wen in una conferenza stampa a Pechino l’ha definita “un viaggio per sciogliere il ghiaccio”,  esprimendo speranza per il suo successo e per la pubblicazione di un documento congiunto, la cui nota fondamentale sarà il “mutuo rispetto”. Visita e comunicato sono finalizzati ad aprire una “nuova fase” nelle relazioni tra Cina e Corea. Nello stesso giorno a Tokyo gli ha fatto eco il premier giapponese: “Non vedo l’ora di parlare con il primo ministro Wen Jiabao: la sua visita in Giappone ci permetterà di costruire relazioni mutualmente vantaggiose e strategiche”.
 
L’avvenimento è di grande importanza nel contesto geopolitico dell’Asia orientale e per la pace e la prosperità del mondo. Il viaggio di Wen si presenta come una tappa di un itinerario diplomatico che ha avuto come punto di partenza la visita-lampo fatta da Abe a Pechino, all’indomani della sua elezione a primo ministro, e ha come traguardo la visita che lo stesso Abe, secondo le previsioni e i desideri di Wen, farà di nuovo a Pechino entro quest’anno, forse prima dell’inizio del congresso del Partito comunista cinese.
 
Lo svolgimento della visita si presenta difficile per i due leaders e il suo successo richiede energia morale oltre che abilità diplomatica, dato che entrambi i popoli, cinese e giapponese, sono ancora in forte tensione emotiva; il primo per le sofferenze e umiliazioni inflittegli dall’esercito nipponico nella prima metà del secolo scorso; il secondo per l’incessante propaganda diffamatoria verso il Giappone, diffusa in tutta la Cina negli ultimi 60 anni. Nell’aprile 2005 masse cinesi si sono abbandonate a violenti dimostrazioni anti-giapponesi. Questa volta la propaganda governativa cinese ha preparato con cura il popolo all’incontro al vertice sino-nipponico.
 
In un sobborgo di Pechino, dove nel secolo scorso esisteva il leggendario ponte Marco Polo, teatro di violenti scontri tra l’esercito imperiale giapponese e folle cinesi, è stato costruito un museo di testimonianza antinipponica, frequentato annualmente da 300.000 vistitatori inclusi 10.000 giapponesi. Nella grande sala fa spicco un’ esortazione dell’attuale presidente Hu Jintao, che suona: "Ricorda bene la storia e non dimenticare il passato”. Pochi giorni fa nel medesimo museo, Li Jie, una studentessa di 25 anni, intervistata da un giornalista straniero, ha detto: “Sento una grande pena quando vengo in questo luogo”, ma ha aggiunto: “Il presidente Wen mostra molta generosità andando in Giappone, se pensiamo alla nostra storia e a quanto abbiamo sofferto”. Le ha fatto eco il vicedirettore del museo, Li Zongyuan, commentando: “Il popolo cinese spera che il viaggio di Wen in Giappone possa aiutare a sciogliere il ghiaccio e a eliminare gradualmente disaccordi e contraddizioni”.
 
Il cambiamento di toni non è solo frutto di indottrinamento forzato. Grazie all’informazione tecnologica e a contatti sempre più numerosi con tecnici e turisti giapponesi, milioni di cinesi della cosiddetta Cina marittima sanno bene che il popolo giapponese non può essere omologato con correnti ipernazionaliste.
 
Non si può, tuttavia, negare che il governo di Pechino sia molto attento a non turbare l’atmosfera. Solo il mese scorso il ministro dell’istruzione giapponese ha ordinato agli editori dei testi di storia per le scuole medie superiori di ridimensionare alcune accenni alle malefatte dell’esercito imperiale. Con molta sorpresa i mass media cinesi, sempre vociferanti in casi del genere, hanno taciuto. La Corea del sud non si è trattenuta dall’esprimere risentimento. “Il silenzio delle autorità cinesi è piuttosto sorprendente ” ha scritto l’editorialista del The Korean Herald, e ha indicato, come possibile spiegazione la programmata visita di Wen Jiabao.
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