09/11/2020, 15.23
CINA
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Xi Jinping, il ‘cuore’ del Partito, deciderà su tutto

di Bao Tong

Secondo il noto statista Bao Tong, il presidente cinese esce rafforzato dal 5° Plenum del Comitato centrale del Partito comunista cinese. Senza Stato di diritto sarà impossibile liberalizzare l’economia del Paese. Il governo deve rispettare la Costituzione e i diritti di tutti i cittadini.

Pechino (AsiaNews) – Bao Tong, in passato consigliere politico di Zhao Ziyang, ex-segretario espulso dal Partito comunista cinese (Pcc), è stato in prigione per sette anni in seguito alla repressione del 1989 del movimento studentesco di Piazza Tiananmen. Egli si trova agli arresti domiciliari e vive sotto continua sorveglianza. Nei giorni scorsi ha espresso a Radio Free Asia la propria opinione sui risultati del 5° Plenum del 19° Comitato centrale del Pcc (traduzione a cura di AsiaNews).

I media ufficiali del Partito comunista cinese (Pcc) stanno tessendo le lodi del 5° Plenum del 19° Comitato centrale (chiusosi il 29 ottobre). Anch’io penso che sia stata una riunione storica, al pari della Conferenza di Zunyi e del 3° Plenum dell'11° Comitato centrale. Tranne per il fatto che queste ultime due conferenze hanno ribaltato l’ordine esistente, mentre l’ultimo Plenum apre la strada a un’epoca in cui il “cuore” del Pcc, il segretario generale Xi Jinping, deciderà su tutto.

Il 30 settembre si era già verificato qualcosa di insolito: il Politburo annunciava di aver rivisto il Regolamento dei lavori del Comitato centrale, con effetto immediato. Che cosa significava? Che non ci sarebbe stato spazio per errori durante il 5° Plenum, il quale avrebbe dovuto seguire le nuove regole.

Riassumendo, è ora compito del Comitato centrale salvaguardare in modo scrupoloso il segretario generale in qualità di cuore della leadership, e preservare con determinazione il potere “centralizzato” e l'autorità dello stesso organismo.

Che questo mantra sia stato ripreso dai media del Partito significa che tutti i futuri Plenum dovranno fare ciò che gli viene ordinato dal “core leader” Xi Jinping, il quale deciderà su ogni cosa.

Questa è la stessa frase usata dall’allora leader supremo Deng Xiaoping quando incontrò Jiang Zemin, nominato segretario generale del Partito, dopo il massacro di Tiananmen del 1989. Tale dottrina ha guadagnato terreno in modo graduale fino a quando non è stata finalmente pubblicata nelle “Opere selezionate” di Deng. Ora il “Mandato del cielo” è passato al segretario generale Xi, ed è stato sancito dalle norme procedurali che regolano il Comitato centrale: niente male!

Pensate: se avessero introdotto questa clausola durante la “Lunga marcia”, o subito dopo la morte di Mao Zedong, con ogni probabilità la Conferenza di Zunyi e il 3° Plenum dell’11° Comitato centrale non avrebbero avuto luogo. Ora che è stata adottata durante il 5° Plenum, non ci sarà più bisogno di “pesi e contrappesi” come le linee guida "Sulla protezione delle opinioni diverse". Le ha scritte Xi Zhongxun (padre di Xi Jinping e veterano della Rivoluzione), e ancora oggi risuonano nella mia mente.

Il mio suggerimento è di ascoltare poco (o, meglio, per niente) il “cuore” del Partito. Confucio l'ha detto bene: “La stagione segue la stagione, e tutte le cose nascono e crescono, senza mai una parola dal cielo”.

Il comunicato rilasciato al termine dell’ultimo Plenum è pieno di principi profondi e importanti. Devo confessare però di non essere riuscito a capirlo. Ho letto che in Cina ci sono centinaia di super-ricchi che hanno attirato l'attenzione del resto del mondo. Non solo, non ci saranno più poveri entro la fine dell'anno. Quello che non capisco è come faranno a sopravvivere gli 800 milioni di cinesi che guadagnano meno di 2mila yuan (circa 254 euro) al mese.

Ho sentito che il governo sta lavorando sulle riforme in modo da far crescere i consumi interni. Quello che non comprendo è se tali riforme siano davvero necessarie, nel pieno del ritrovato fervore per lo sviluppo dell'economia statale e del contenimento del settore privato.

Non ho idea di come e se l'economia privata sarà in grado di operare in modo indipendente, né di come la leadership si possa aspettare di far crescere l'economia quando le tasche della gente sono vuote.

Sono a favore di un ruolo del mercato nell'allocazione delle risorse; ciò che mi sfugge è come questo sarà attuato nella pratica. E faccio davvero fatica a capire come si spera di raggiungere la piena liberalizzazione dell’economia, con tanto di riconoscimento internazionale, in assenza dello Stato di diritto.

In tutta questa confusione vi è un passaggio che capisco. È nella sezione delle raccomandazioni del comunicato seguito al Plenum, alla voce "Pianificazione", e mi sembra cruciale. Si legge: "Entro il 2035, avremo stabilito lo Stato di diritto al quale l'intero Paese, il governo e la società saranno soggetti".

Questo annuncio fa eco a quello congiunto fatto dal Comitato centrale e dal Consiglio di Stato nel dicembre 2015, che ha delineato i passi per l'attuazione del "governo secondo lo Stato di diritto": esso prometteva di istituire un governo fondato sul diritto entro il 2020.

Prendendo insieme queste due affermazioni, concludo che il 5° Plenum ha confermato che la promessa fatta cinque anni fa non è stata mantenuta, e che l’impegno per stabilire uno Stato di diritto in Cina non sarà mantenuto nemmeno nel 2035. Pertanto, il governo non sarà in grado di attuare correttamente la Costituzione di questo Paese: non ci sarà uguaglianza di fronte alla legge.

Questo esecutivo è capace solo di applicare la legge in modo selettivo, e le innumerevoli leggi al momento in vigore sono lì solo per ingannare alcuni cittadini, e si applicano solo ad alcuni di loro. Faccio un invito alla leadership affinché ponga fine all'applicazione selettiva della legge e governi in modo costituzionale, rendendo tutti uguali davanti alla legge.

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