02/12/2020, 11.35
INDIA
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Yesudas: Il Natale del Covid fra lebbrosi, malati di mente ed ex-carcerati

di Brother Yesudas

Un Missionario della Carità, il ramo maschile dell’ordine fondato da Madre Teresa di Calcutta, racconta la sua esperienza durante il lockdown, nell’attenzione alle piccole cose, nel passare il tempo con i più poveri dei poveri. La scoperta della bellezza e bontà interiori in chi è lebbroso e in chi è malato di mente. E questo è Natale.

Parganas (AsiaNews) – Cari amici, in gennaio sono stato trasferito da Dum Dum [la zona dell’aeroporto di Kolkata] a una comunità a 70 km da Calcutta. Tutt’attorno vi sono villaggi agricoli circondati da molti alberi, aria pulita e un verde immenso. In questo ambiente bello e silenzioso, abbiamo una Mercy Home (Casa della misericordia) per malati di lebbra che sono senzatetto. Abbiamo anche un centro di riabilitazione per le famiglie dei lebbrosi, una casa per malati di mente usciti dalla prigione e un centro per malati di mente provenienti da famiglie molto povere.

È un luogo di silenzio e di pace. La pandemia ha influenzato il nostro lavoro, ma abbiamo comunque avuto il tempo per fare piccole cose nella Mercy Home, nella Shanti Navas (Casa della pace) per i malati mentali ex prigionieri, e per i malati poveri.

Fra le piccole cose, vi è l’organizzare la scheda per ogni paziente, i loro dati e la storia della loro malattia: è stata la scoperta della bellezza e della gioia di ognuno di loro in mezzo alle sofferenze. In queste giornate di lockdown ho anche capito che viviamo in un mondo dove non abbiamo alcun controllo sulla pandemia che ha infettato milioni e colpito la nostra vita e il nostro benessere. All’inizio della pandemia, il nostro premier Narendra Modi ha chiesto a tutti noi di suonare le campane, battere le mani, accendere luci. Aveva certo i suoi scopi per chiederci questo. Ma io ho riflettuto e ho chiesto a me stesso cosa fare quando sono di fronte a problemi enormi su cui non ho alcun controllo. Ho sempre creduto che le cose che mi fanno male, che mi umiliano, o i problemi difficili da affrontare, sono quelli che ci insegnano e ci guidano verso la luce. La crisi ha sempre un sentiero che ci porta fuori dalla direzione ordinaria della vita e ci fa vedere la bellezza anche dentro la crisi.

Alcune persone che di solito hanno l’agenda piena di impegni, che non hanno tempo per la loro famiglia, hanno trovato che il lockdown è un’occasione per passare del tempo prezioso con la famiglia. Essi hanno avuto anche la meravigliosa esperienza di fare piccole cose come cucinare insieme, condividere le faccende domestiche, dipingere, disegnare, fare giardinaggio, e così via. Ogni crisi ci può condurre a fare cose belle per noi e per gli altri e portare immensa gioia nella vita.

Nella nostra Mercy Home, Kokhan Haider, a prima vista non ha alcuna bellezza. Egli è come [l’uomo] descritto dalla Scrittura: “Non ha apparenza, né bellezza per attirare i nostri sguardi” (Isaia 53,2). La lebbra ha inflitto su Kokhan Halder un viso cadente e un naso sfondato, a causa della distruzione del setto nasale. Tutte le ossa delle sue dita sono consumate. Le sue palme non hanno dita. A malapena riesce a tenere qualcosa in mano. Entrambe le gambe sono amputate sotto il ginocchio. È così bello da vedere quando prende la scopa per spazzare il pavimento, o il modo in cui tiene il cucchiaio per mangiare. È pieno di vita e i suoi movimenti sulle ginocchia per fare piccole cose per gli altri, sono bellissimi: dentro alle sue deformità sono qualcosa da contemplare. Egli dice: “Fino a che sono vivo, devo fare qualcosa per gli altri; non posso rimanere pigro”. In lui noi riconosciamo la nascita di Dio nella sua bellezza e bontà. Guardare a lui è come festeggiare Natale, perché Dio è bellezza e bontà.

Bellezza e bontà si richiamano a vicenda. Quando si esprime la nostra bellezza interiore, quanto più ci relazioniamo con gli altri e con tutta la creazione, tanto più siamo introdotti nella realtà divina. La nostra bellezza interiore è amare, donare, condividere, sopportarci l’un l’altro e portare all’unità. Questo è quanto Kokhan Haldar fa pur fra le sue deformità e sofferenze. Uno sguardo contemplativo al suo volto deforme rivela la sua gioia interiore. E questa gioia è Natale.

Guardo anche i nostri amici pazzi, usciti dalla prigione. Alcuni di loro hanno passato in carcere dai 12 ai 25 anni e qualcuno di loro è molto vecchio. Le loro famiglie li consideravano un peso difficile e insopportabile. E li hanno accusato falsamente per metterli in una casa di correzione. [Lì] essi sono stati trattati sempre solo come idioti, pagalas, deficienti. Ma ciò di cui essi avevano bisogno era rispetto, valore e senso di appartenenza. Il lockdown ci ha aiutato a creare questo, grazie a una maggiore presenza e facilità ad incontrarli. Anche se alcuni di loro sono malati mentali cronici, tutti loro si impegnano a tenere il loro ambiente molto pulito. Loro sanno che Shanti Navasa è la loro casa. Ed è così bello vederli aiutarsi l’un l’altro e fare i diversi servizi casalinghi ogni giorno senza alcun lamento. Sarebbe impossibile per la nostra comunità – siamo in tre – prenderci cura di questo centro senza il generoso aiuto e sostengo di 45 di loro. Per me, contemplare ogni giorno in silenzio la loro bellezza e bontà è Natale.

Il Natale di quest’anno di pandemia ci invita a suonare campane, battere le mani e accendere lampade in mezzo alle crisi delle nostre famiglie, nella nostra comunità religiosa e nel nostro servizio ai più poveri dei poveri: siamo invitati ad apprezzare l’interiore bellezza e bontà delle persone con cui viviamo e lavoriamo. Facendo cadere il nostro ego, e permettendo al divino di nascere in noi, permettiamo a quella bellezza, bontà e luce di brillare.

Possa questo Natale e il Nuovo anno essere una benedizione di bellezza e bontà per voi e i vostri cari.

Con amore e luce.

Vostro fratello Yesudas, Missionario della carità


(Ha collaborato Nirmala Carvalho)

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