01/11/2025, 08.45
MONDO RUSSO
Invia ad un amico

Guerra e Castigo della Russia in Ucraina

di Stefano Caprio

Ripercorrendo nel suo nuovo libro attraverso una galleria di personaggi gli ultimi trent’anni dell’Unione Sovietica, lo scrittore Mikhail Zygar aiuta a leggere il presente di Mosca a partire dall’idea che nessuna dittatura è eterna e che il futuro offre sempre una chance per cambiare.

La casa editrice russa Meduza, uno dei principali punti di riferimento dell’opposizione russa all’estero, ha annunciato la prossima uscita del nuovo libro di Mikhail Zygar, La parte oscura della Terra. Storia di come il popolo sovietico sconfisse l’Unione Sovietica, dedicata agli ultimi trent’anni dell’esistenza dell’Urss, dal massimo sviluppo dell’impero sovietico fino al suo crollo rovinoso all’inizio degli anni Novanta. Proprio in questi giorni si celebrano infatti gli anniversari delle Dichiarazioni di Sovranità approvate da quasi tutte le repubbliche sovietiche nel 1990, a partire dalla Russia di Eltsin fino alle regioni uraliche del Tatarstan e del Baškortostan, che ambivano a diventare a loro volta degli Stati indipendenti.

Prima ancora quindi della fine dell’Unione, l’impero si era sgretolato dopo un quinquennio di perestrojka di Mikhail Gorbačëv, tanto promettente dal punto di vista delle libertà e dei diritti, quanto inefficace nelle riforme economiche e politiche. Questi ricordi permettono di paragonare gli sviluppi odierni della Russia putiniana con le varie fasi della storia sovietica, essendo i due periodi legati tra loro in modo inestricabile, al di là delle tante rievocazioni della storia antica della Rus’ di Kiev, della Moscovia che ambiva alla “Terza Roma” o dell’impero occidentalista di San Pietroburgo, da Pietro il Grande a Nicola II.

Zygar è un giornalista politico, scrittore e documentarista tra i più brillanti delle ultime generazioni, essendo nato nel 1981 e avendo visto la decadenza del sistema sovietico con occhi di bambino. Già capo redattore del canale televisivo Dožd, è autore di diversi libri che hanno commentato con grande profondità questi passaggi storici come Tutta la schiera del Cremlino, L’impero deve morire, Tutti liberi e soprattutto quello dal titolo più efficace, Guerra e Castigo, unendo la Guerra e Pace di Lev Tolstoj con il Delitto e Castigo di Fedor Dostoevskij, la riflessione sulla guerra di Napoleone con l’illusione del superuomo Raskolnikov. Il sottotitolo di questo libro, pubblicato nel 2023, è Come la Russia ha distrutto l’Ucraina, non solo nella guerra attuale, ma nel corso dei secoli passati.

Quello a cui stiamo assistendo ormai da un quarto di secolo è infatti una riedizione piuttosto grottesca del trentennio staliniano che costruì di fatto l’impero sovietico tra il 1924 e il 1953, dopo il periodo convulso delle rivoluzioni, guerre civili, repressioni e liberalizzazioni degli anni di Vladimir Lenin. Ad esso seguì il decennio del “disgelo” khruscioviano tra il 1954 e il 1964, che in varie dimensioni può essere paragonato al decennio di Gorbačëv e Boris Eltsin tra il 1986, con la glasnost in conseguenza dell’esplosione della centrale di Černobyl, fino alla rielezione di Eltsin nel 1996, dopo la quale iniziarono a scatenarsi le forze restauratrici e sovraniste dei comunisti di Gennadij Zjuganov, che aprirono la strada all’avvento di Vladimir Putin. Il regno del nuovo zar, che si avvia a superare la durata di quello del georgiano “Padre dei Popoli”, è da confrontare anche con il ventennio della “stagnazione” di Leonid Brežnev tra il 1965 e il 1985, che alla repressione dei dissidenti associava l’escalation del confronto con l’America nella “guerra fredda” senza fine, lo schema mentale prima ancora che militare in cui sono cresciuti gli attuali leader della Russia, il presidente Putin e il patriarca ortodosso Kirill (Gundjaev), in una Russia che si sta avviando a una nuova stagnazione economica.

Il nuovo libro di Zygar, secondo le presentazioni, non cerca di ricostruire i modelli economici e le caratteristiche politiche dei vari regimi, ma ripercorre quei periodi attraverso le figure che li hanno segnati, “criminali e vittime, eroi e burocrati, poeti e soldati”. Si narra di Mikhail Gorbačëv e della moglie Raisa, simbolo femminile della nuova apertura della Russia all’Occidente, il “sommo poeta” dell’ultima era sovietica Evgenij Evtušenko, che fu anche il primo a interpretare le aspirazioni del dissenso in era brezneviana, fino a ispirare la stessa perestrojka, il primo astronauta Jurij Gagarin che in cielo “non aveva visto Dio”, per poi morire giovane consumato dai fumi dell’alcol, e il cantautore ribelle e popolare Vladimir Vysotskij. Ci sono attori e scrittori come Marina Vlady, Alla Pugačeva, Aleksandr Solženitsyn e la moglie Natalia, il campione di scacchi Garri Kasparov, uno dei principali politici di opposizione oggi in esilio, il premio Nobel per la pace Andrei Sakharov con la moglie Elena Bonner, il regista Sergej Paradžanov, i cantanti Boris Grebenšikov e Viktor Tsoj, lo stesso Eltsin e tanti altri.

Si raccontano gli eventi che si susseguirono nel trentennio finale a tutte le latitudini dell’impero sovietico, a Mosca e a Kiev, a Černobyl e Tbilisi, a Erevan e Špitak, Baku, Vilnius, Riga, Chişinău (allora Kišinev), Alma-Ata (oggi Almaty), Taškent, Varsavia, Praga, fino a Berlino con la caduta del muro, a Washington e nel resto del mondo. La “Parte oscura della Terra”, rappresentata per settant’anni dall’Unione Sovietica, riguarda la scelta che milioni di abitanti dell’impero del male dovevano fare in condizioni drammatiche di cambiamenti epocali, e vuole affermare che nessuna dittatura è eterna, che il futuro offre sempre una chance per cambiare, e che bisogna guardare in avanti con speranza, e non soltanto con timore.

Le conclusioni di Zygar si associano ai messaggi dei politici russi all’estero come Vladimir Kara-Murza, che invita a “tenersi pronti al prossimo repentino cambiamento della Russia”, e come Julia Naval’naja, la vedova del martire Aleksej, che ha lodato il nuovo libro affermando che “amo moltissimo le storie di un intero Paese attraverso le semplici vicende di famiglia di tante persone, famose o no”. Ella esprime la sua ammirazione per Zygar, “uno dei più profondi scrittori russi contemporanei, e in ogni pagina si vede un lavoro molto scrupoloso e intenso… ti sembra di sapere come va a finire, ma non puoi fare a meno di leggerlo fino alla fine”. Libri come questo permettono di tornare a riflettere sulle ragioni delle crisi e delle evoluzioni più imprevedibili e drammatiche, come anche quella dell’attuale guerra di Putin contro l’Ucraina, che nessuno si aspettava e che sembra non possa mai finire.

Il conflitto tra Mosca e Kiev è uno dei temi su cui Zygar si è concentrato in diverse pubblicazioni, e soprattutto nella Guerra e Castigo, scritto in risposta all’invasione del 2022. Egli descrive i tanti “miti dell’Ucraina” che la Russia ha elaborato nel corso dei secoli, e che oggi fungono da giustificazione per l’aggressione “difensiva” che dall’Ucraina si estende al mondo intero. Lo scrittore definisce questo libro “una confessione”, simile a quanto scriveva Solženitsyn riguardo al rapporto tra russi e ucraini, che riguarda le profondità dell’animo degli uomini del “mondo russo”.  Questa idea che oggi definisce l’ideologia imperiale di Putin e Kirill nacque infatti a metà del Seicento con le rivolte dei cosacchi di Bogdan Khmel’nitskij contro il regno di Polonia, che portarono gli abitanti delle terre del Don a chiedere di essere integrati nei vasti territori dell’impero dello zar Aleksej Romanov. Il termine “ucraini” definisce quindi gli “uomini di confine” che vogliono rimanere liberi nella vastità del “mondo russo”, inteso come una dimensione territoriale non costretta nei confini dei padroni feudali e delle potenze militari.

Russia e Ucraina sono “un unico popolo” secondo l’interpretazione putiniana, che non va attribuita alle follie personali di Vladimir Putin, ma si è formata nella coscienza dei russi anche grazie all’intelligentsija liberale dell’Ottocento, a cominciare dal vate Aleksandr Puškin che allevava il giovane ucraino Nikolaj Gogol, persuadendolo che la Malorossija delle rive del Don avrebbe potuto prosperare soltanto sotto la guida della Grande Russia, motivo per cui gli ucraini di oggi ripudiano il più grande scrittore ucraino della storia. Oppure quando scrittori e filosofi slavofili di Mosca e San Pietroburgo disprezzavano il sogno del grande poeta ucraino Taras Ševčenko, anch’egli nel circolo degli intellettuali della capitale russa, e fu costretto a scrivere i primi grandi testi in lingua ucraina nel confino della Siberia, dopo l’unica visita a Kiev in cui s’incontrò con i rappresentanti del movimento “Cirillo e Metodio” per la nascita della nazione ucraina. Si ricorda una delle accuse più ricorrenti che Putin rivolge al capo della rivoluzione Vladimir Lenin, quello di “avere inventato la repubblica ucraina” invece di combatterla e annientarla, per rimetterla al suo posto nel ventre della Russia sovietica; nel 1918 in effetti era nata l’Ucraina socialista indipendente e anche la repubblica autonoma di Crimea, poi reintegrate nell’Unione Sovietica con livelli di particolare autonomia.

Zygar racconta nei suoi libri anche dell’ascesa di tanti uomini di potere nella Russia post-sovietica, che nell’ultima fase dell’Urss erano solo dei grigi burocrati di secondo piano come lo stesso Putin e il suo delfino Dmitrij Medvedev, o l’ex-autista e venditore di aranciate Igor Sečin, scrittore e traduttore dal portoghese e dallo spagnolo, poi diventato uno degli autocrati e oligarchi più influenti del putinismo. Si ricorda la visita all’Avana di Sečin insieme a Nikolaj Patrušev, il “guardiano di Putin”, e altri ministri e funzionari nel 2008, alla vigilia della guerra con la Georgia che ha inaugurato la fase bellica del putinismo. Allora la Russia scelse di rispondere all’aggressività della presidenza di George W. Bush e ai suoi piani di rinforzare lo scudo antimissilistico della Nato in Europa, inteso come il segnale di una nuova guerra mondiale, che arriva fino alla minaccia di Putin con l’uso del nuovo missile Burevestnik, “il “tornado inarrestabile” che può distruggere qualunque nemico, o del sottomarino nucleare Pozeidon, che “nessuno al mondo possiede”. La storia del presente e le prospettive del futuro si comprendono rileggendo il passato che ancora agisce nel pensiero degli uomini, liberandosi dai miti e ritrovando i motivi per sperare in un mondo diverso.

 

"MONDO RUSSO" È LA NEWSLETTER DI ASIANEWS DEDICATA ALLA RUSSIA
VUOI RICEVERLA OGNI SABATO SULLA TUA MAIL? ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER A QUESTO LINK

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Il ritorno dell'Urss nel governo russo
15/05/2024 08:36
Morto Pavlovskij, ideologo del ‘putinismo democratico’
28/02/2023 08:55
Come l’Urss: la Russia verso la disgregazione
30/12/2022 09:00
Mosca: la ‘memoria’ non si cancella
17/11/2022 08:50
Mosca ritorna ai tempi sovietici
16/06/2022 08:52


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”