10/03/2010, 00.00
INDIA
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“Una legge per le donne indiane di domani”

di Nirmala Carvalho
Approvata una legge che riserva alle donne un terzo dei seggi della Camera bassa (Lokh Sabha) del parlamento e delle Assemblee statali. I commenti di vari esponenti della Chiesa.

New Delhi (AsiaNews) – “La nuova legge che riserva alle donne  il 33% dei seggi nel Lokh Sabha e nelle Assemblee statali è un nuovo capitolo nel riconoscimento dei diritti e della parità delle donne in India”. Il noto teologo padre Augustin Kanjamala, ex direttore dell’Istituto di Cultura indiana e già segretario della Commissione per la missione della Conferenza episcopale cattolica indiana, commenta ad AsiaNews la legge del 9 marzo adottata dalla Camera alta del Parlamento  indiano, che riserva alle donne 181 dei 543 seggi del Lokh Sabha e 1.370 dei 4.109 seggi delle 28 Assemblee statali.

Padre Kanjamala ricorda che “per millenni le donne indiane hanno sofferto enormi difficoltà, perché l’India è una società patriarcale. Le nostre donne sono state discriminate già a casa, come in ogni strato della società. Hanno subito un ineguale accesso a istruzione, sanità, diritti di proprietà. Anche ora, l’euforia per questo storico evento non deve far dimenticare le violente obiezioni avanzate in Parlamento da una forte minoranza. Ancora non c’è nessun meccanismo legale che assicuri la rappresentanza delle donne delle comunità meno elevate e delle minoranze. Competere per le elezioni e vincerle non è possibile senza sufficienti risorse economiche, collegamenti politici e un ampio sostegno sociale”. Il pericolo è anche che “chi perderà il seggio per la quota riservata alle donne, potrebbe farsi rimpiazzare dalla moglie, figlia o parenti stretti, come già è accaduto nel passato”. In questo senso, questa “è una legge per le donne di domani”, che sappiano svolgere l’ufficio di parlamentari senza farsi strumentalizzare da alcuno.

Rallegramenti “per l’approvazione della storica legge” anche dell’arcivescovo di Agra Albert D’Souzxa, pure a nome della Chiesa indiana.

Una simile legge era stata già proposta per la prima volta 14 anni fa ed era stata sempre bocciata. Il 12 settembre 1996 era stata approvata dal Lokh Sabha, ma non aveva poi ottenuto la maggioranza necessaria nella Camera Alta del Parlamento.

Padre Paul Thelakat, portavoce del Sinodo della Chiesa siromalabarica e caporedattore del settimanala “Satyadeepam” (Luce di verità), osserva che “è  un fatto storico. Ma vedo due possibili pericoli. Il primo è che ottenere un seggio non vuol dire sapere fare il legislatore, se le donne non vogliono essere semplici numeri guidate dagli uomini”.

“Il secondo è il rischio che le donne che entrano nel parlamento e in altre aree [prima precluse] diventino donne che  per emanciparsi imitano modelli maschili”, così perdendo il loro possibile contributo specifico e originale”. “La democrazia  indiana ha bisogno delle capacità di entrambi: uomini e donne”.

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