25/01/2011, 00.00
ISLAM -VATICANO - EGITTO
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Anche al Azhar è attesa all’incontro di Assisi

di Bernardo Cervellera
La rottura del dialogo col Vaticano preoccupa la Chiesa egiziana. Per giorni, il patriarca Naguib, vescovi e portavoce delle comunità cattoliche hanno presentato al governo egiziano e all’imam di Al Azhar la traduzione araba del discorso del papa che ha portato all’apparente rottura. Accuse ad al Jazeera, che avrebbe intenzionalmente travisato il messaggio papale. Per oriente e occidente la lotta al terrorismo e al laicismo avviene affermando una reale libertà religiosa.
Roma (AsiaNews) – La decisione di Al Azhar di “congelare” il dialogo con il Vaticano continua a sorprendere e addolorare i cristiani egiziani. Il portavoce della Chiesa cattolica copta, p. Rafic Greiche ha espresso dispiacere per la scelta dell’università islamica e spera che il dialogo riprenda. Personalità vaticane sperano soprattutto che Al Azhar non manchi all’appuntamento di Assisi il prossimo ottobre, l’incontro mondiale con i rappresentanti delle religioni, voluto da Benedetto XVI per ricordare i 25 anni dal primo incontro – al tempo di Giovanni Paolo II – e per rilanciare “lo spirito di Assisi”.
 
Purtroppo Al Azhar e il governo egiziano continuano a criticare le parole del papa che – secondo loro – a Capodanno avrebbe domandato al governi occidentali di difendere i cristiani. In più, si accusa il pontefice di preoccuparsi solo dei cristiani e di non avere a cuore “le violenze a cui sono sottoposti i musulmani in Iraq e Afghanistan”.
 
In realtà le parole del pontefice sono state: “Di fronte alle minacciose tensioni del momento, di fronte specialmente alle discriminazioni, ai soprusi e alle intolleranze religiose, che oggi colpiscono in modo particolare i cristiani, ancora una volta rivolgo il pressante invito a non cedere allo sconforto e alla rassegnazione. Esorto tutti a pregare affinché giungano a buon fine gli sforzi intrapresi da più parti per promuovere e costruire la pace nel mondo. Per questo difficile compito non bastano le parole, occorre l’impegno concreto e costante dei responsabili delle Nazioni, ma è necessario soprattutto che ogni persona sia animata dall’autentico spirito di pace, da implorare sempre nuovamente nella preghiera e da vivere nelle relazioni quotidiane, in ogni ambiente”.
 
La televisione al Jazeera e molti media occidentali hanno fatto un corto circuito nei loro titoli, sintetizzando le parole di Benedetto XVI in un “il papa chiede ai governi occidentali di difendere i cristiani in Medio oriente”. Insomma una specie di nuova crociata.
 
Va detto che lungo le scorse settimane e per diverse volte, il card. Antonios Naguib, capo dell’Assemblea dei patriarchi cattolici e vescovi dell’Egitto, ha spiegato in pubblico il vero senso delle parole del papa. Una delegazione cattolica, capeggiata dal patriarca greco-melchita Gregorios III ha fatto visita a Mahmoud Hamdi Zaqzouq, ministro del Waqfs (Affari religiosi islamici), per consegnargli il discorso di Benedetto XVI e la traduzione in arabo, chiarendo l’ambiguità causata da al Jazeera che “cerca di seminare confusione e scuote le relazioni fra l’Egitto e in particolare Al Azhar e la Chiesa cattolica”.
 
Secondo il p. Greiche, al Jazeera ha di proposito trasformato la dichiarazione papale in una “richiesta ai governi occidentali di proteggere i cristiani”, mentre il papa ha solo domandato ai governi locali di proteggere tutti i cittadini dal terrorismo.
 
Una settimana fa, un’altra delegazione cattolica – compresi i vescovi ausiliari di Alessandria, mons. Youhanna Golta e Boutros Fahim, insieme al p. Greiche – si sono recati in visita all’imam di Al Azhar, Shaykh Ahmad Al Tayyib per rilasciargli la vera dichiarazione del papa, mettendo ancora in luce le manipolazioni di al Jazeera. Alla fine dell’incontro Al Tayyib e la delegazione si sono accordati perché Al Azhar pubblichi un comunicato sul loro incontro.
 
“Invece dell’atteso comunicato – commenta p. Greiche – siamo rimasti scioccati dall’annuncio del congelamento del dialogo fra Al Azhar e il Vaticano”.
 
L’impressione sempre più diffusa fra gli esperti è che il congelamento del dialogo fra Vaticano e Al Azhar sia una cortina fumogena che serve a nascondere le responsabilità egiziane nell’attentato di Alessandria. Fin dal primo momento il governo del Cairo ha denunciato “mani straniere” che hanno guidato l’eccidio dei cristiani, ribadendo che “cristiani e musulmani in Egitto sono un’unica nazione”.
 
Questa dichiarazione di innocenza non è però totalmente vera. Di fatto i cristiani in Egitto si trovano ad essere discriminati in tanti aspetti (costruzione di chiese, riparazioni, assunzione di cariche pubbliche, ecc..). Inoltre, il governo non frena la crescita del fondamentalismo e del fanatismo, che sono l’humus su cui si innesta il terrorismo.
 
Da questo punto di vista, all’indomani dell’attentato di Alessandria, la Chiesa cattolica ha fatto al governo una serie di richieste (nuove leggi sulle costruzioni religiose; ristrutturazione del curriculum degli studi e purificazione dalle discriminazioni; processi e pene efficaci per chi incoraggia il fanatismo,..)[1].
 
Invece, il governo continua a prediligere la pista terrorista straniera, e stenta ad affrontare i problemi di discriminazione all’interno di casa sua.
 
In qualche modo, l’Egitto si comporta come tanti governi occidentali. Anche questi, dopo gli attentati a Baghdad e ad Alessandria, gridano al terrorismo, e non si accorgono che il primo problema per la sicurezza dei cristiani sta nei governi, che preferiscono sacrificare i fedeli di Gesù, piuttosto che scuotere gli equilibri col mondo musulmano. In tal modo essi non aiutano la libertà religiosa, ma al contrario, lasciano libero spazio al fanatismo.
 
E d’altra parte, i governi occidentali non vanno richiamati a lanciare guerre o sanzioni, ma a potenziare il dialogo culturale, a sostenere la scolarità (un terreno che sta diventando sempre più di proprietà di al Qaeda), a suggerire reciprocità effettiva.
 
Proprio davanti a questa avvilente situazione di inanità dei politici, orientali e occidentali, prende valore l’incontro di Assisi e il suo “spirito”. Esso non pretende per nulla – come anche ai tempi di Giovanni Paolo II – di voler costituire una specie di “Onu delle religioni”, di diluire nel sincretismo ogni identità. Piuttosto, l’incontro mondiale vuole essere un simbolo.
 
Il suo “spirito” vuole sottolineare due elementi fondamentali: che per il mondo la religione e le religioni sono non un problema, ma una risorsa e che esse possono convivere insieme e non sono destinate a un inevitabile conflitto di civiltà.
 
In questo senso, la proposta di Assisi, mira con un gesto positivo a contrastare i problemi che secondo il papa minano la pace del mondo: il terrorismo e il laicismo. Il primo perché usa violenza per imporre una religione; l’altro perché emargina le energie religiose dalla società, riducendo la libertà religiosa, e insieme umiliando la dignità delle persone alla sola dimensione materiale.
 
 (Ha collaborato André Azzam)
 
 
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