14/12/2010, 00.00
CINA
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Ancora disabili schiavi scoperti in una fabbrica cinese

Nello Xinjiang 11 disabili mentali costretti a turni massacranti, con cibo per cani e colpiti per ogni errore, senza ricevere salari né poter andare via. Nel Paese è ancora diffusa la coercizione fisica verso lavoratori, vera schiavitù. Il governo promette di debellarla, ma continuano a emergere casi.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Undici lavoratori disabili mentali per anni sono stati costretti  lavorare come schiavi, secondo fonti di stampa, nella fabbrica della Jiaersi Green Construction Material, nello Xinjiang. Ora la polizia ha chiuso la fabbrica. Ma la gente si chiede come sia possibile che prosegua il grave fenomeno, dopo lo scandalo dello Shanxi nel 2007 e nonostante il governo proclami continui successi nella lotta contro questa moderna schiavitù.

Fonti di stampa riportano che nella fabbrica, che produce materiali di costruzione, gli 11 disabili erano costretti a lavorare per molte ore senza interruzione, erano percossi per ogni protesta o minimo errore, mangiavano cibo per cani, senza ricevere alcuna paga, alcuni da 4 anni. Chi cercava di andare via era ripreso e malmenato.

Il proprietario Li Xinglin risponde che tutti i lavoratori erano assunti con regolare contratto e i disabili erano stati  inviati da un’agenzia del Sichuan che cura i loro interessi. Egli avrebbe pagato all’agenzia 9mila yuan per 5 dei lavoratori e altri 300 yuan al mese per ogni lavoratore.

Pare che la polizia stia cercando il titolare dell’agenzia per arrestarlo, ma è scomparso.

Le autorità ammettono che nella Cina c’è un attivo traffico di esseri umani, che la polizia non riesce a debellare. Il ministero della Pubblica Sicurezza spesso annuncia risultati trionfali: 17mila bambini e donne liberati dalla polizia e 15.673 sospetti arrestati, tra aprile 2009 e settembre 2010. Tra gennaio e luglio 2010 ci sono state 1.238 condanne di morte, all’ergastolo o per pene superiori a 5 anni di carcere, secondo dati ufficiali della Corte Suprema del Popolo. Ma questi dati trionfalistici suscitano perplessità, rispetto alle continue scoperte di lavoratori-schiavi.

Nel 2007 si scoprì che migliaia di bmbini e ragazzi rapiti erano costretti a lavorare in condizioni di schiavitù nella fabbriche di mattoni dell’Henan e dello Shanxi, costretti a lunghe ore di lavoro senza riposi festivi né ferie, lasciati a dormire in stanze fredde, con poco cibo e senza salario, sorvegliati da cani e controllori che li battevano per ogni protesta. Almeno un operaio, disabile mentale, risultò battuto a morte dal sorvegliante perché “non lavorava abbastanza veloce”. Un’indagine parlamentare rivelò esserci circa 53mila lavoratori migranti in oltre 2mila fabbriche illegali di mattoni nel solo Shanxi.

Da allora continuano a emergere casi analoghi, a conferma che il problema non è eliminato. Nel 2007 risultò che in alcune fabbriche di mattoni c’erano interessi diretti di leader politici locali.

Nel maggio 2010 la polizia ha liberato 34 lavoratori-forzati in una fabbrica di mattoni nell’Hebei e ha arrestato 11 persone per avere sequestrato, percosso, minacciato e fatte subire scariche elettriche a lavoratori migranti, per coartarli al lavoro.

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