23/12/2010, 00.00
INDIA
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Arcivescovo di Guwahati: a Natale doniamo noi stessi, non oggetti-regalo

di Nirmala Carvalho
L’esempio di Madre Teresa di Calcutta, che ha fatto dono di sé ai più poveri dei poveri. Natale è il dare se stesso di Dio all’umanità in un modo che non avremmo mai potuto ritenere possibile.
Guwahati (AsiaNews) - L’arcivescovo di Guwahati, Thomas Menamparampil, autore delle meditazioni per la Via Crucis guidata da Benedetto XVI al Colosseo nel 2009, ha parlato ad AsiaNews del significato del Natale, in particolare in terra di missione.
 
 
Quale è il significato speciale della nascita di Cristo in quest’anno?
 
Il primo pensiero relativo al Natale in genere fa riferimento a feste, celebrazioni, al dare e ricevere regali. Mi sono chiesto se questa volta potremmo andare oltre il dare e ricevere regali, fino a una riflessione profonda di “dare se stessi”. Natale è il dare se stesso di Dio all’umanità in un modo che non avremmo mai potuto ritenere possibile. Dare se stessi è molto più difficile che fare doni. E’ più facile regalare qualche cosa che possediamo, che qualche cosa che fa parte di noi.
 
Che cosa implica dare se stessi?
 
Senza dubbio implica che possiamo cedere un po’ di più di noi stessi agli altri, alla società, agli interessi più grandi dell’umanità; alla causa della pace, della giustizia, dell’onestà nella vita pubblica, del benessere delle persone. In un mondo in cui il valore di una persona è misurato in base a ciò che possiede, è stupefacente pensare che il Figlio di Dio “si è vuotato di se stesso” e ha preso la forma di un servo. Ci sono momenti in cui questo svuotare se stessi richiede cedere un po’ del nostro orgoglio personale, di molte cose che consideriamo centrali nella nostra vita. Ma soprattutto significa porre tutte le nostre energie, talenti e ciò che siamo al servizio del Regno e al miglioramento dell’umanità. E’ una sfida per le nostre società. Non è una sorta di svuotarsi quello di cui abbiamo bisogno oggi? Di mettere da parte atteggiamenti di cupidigia, rabbia, vendetta, ambizione eccessiva, e competizione mortale? Questi sono giorni in cui interessi ben precisi di comunità potenti e l’auto affermazione di gruppi più deboli si scontrano, quando violenza e corruzione possono essere osservati nella società a ogni livello e in varie forme. Se le società non sentono il bisogno di una sorta di trasformazione, di auto svuotamento, saranno distrutte da queste forze. Oggi abbiamo bisogno di persone che pensino agli altri e al bene comune, che pongano se stessi al servizio degli altri; portino amicizia, comprensione rispetto reciproco, e relazioni felici. Cominciano a capire il senso di dare se stesso solo facendo questo. E nessuno può toglierci questa gioia.
 
Come può esprimere questa idea del dono di sé nel contesto della vita quotidiana?
 
Abbiamo il meraviglioso esempio di madre Teresa che ha fatto dono di sé ai poveri di Calcutta e ai più poveri dei poveri del mondo. Non è diventata meno persona perché si è data; è cresciuta di giorno in giorno fino a che non è emersa come una personalità dominante sulla scena del mondo. Anche i più potenti della terra si sono inchinati di fronte a lei. Il compito del missionario è lo stesso. Sembra che il missionario abbia ceduto i suoi diritti, il suo tempo, la sua energia, i suoi talenti, le sue risorse agli altri così da non appartenere più a se stesso, ma alla gente. La gente sembra che abbia ogni diritto sulla sua persona. Ed è felice che sia così. Abbiamo appena finito il congresso missionario dell’arcidiocesi con molta musica e celebrazioni a Guwahati. Il messaggio del Congresso era quello di essere “Luce per il mondo”. Mo non è un messaggio di auto pubblicità. Si riferisce piuttosto all’annuncio di Colui che è la Luce del mondo.
 
Queste parole possono avere un significato nel mondo di oggi?
 
 
Non riesco a dimenticare un’esperienza che ho avuto quando stavo occupandomi di un ostello di 160 giovani. Un giorno ho trovato un ragazzo della settima classe seduto su una pila di pietre sul campo da gioco mentre leggeva un libro spesso. Che sorpresa ho avuto vedendo che stava leggendo la Bibbia, proprio dove diceva Chi segue me non camminerà mai nell’oscurità, avrà la luce della vita (Gv 8:12). Potevo vedere che quetso giovane “teologo” di 12 anni stava lottando con questa idea – la luce della “vita” - . Mi sono sentito piccolo di fronte a questa meraviglia della scuola media. Veniva dall’Arunachal pradesh e aveva appena accettato la fede. Alcune verità che sembrano non analizzabili logicamente sono percepite in maniera intuitiva dalle persone che sono aperte a Dio.
 
C’è un modo in cui le verità cristiane più profonde possano essere rese intellegibili e accettabili dalla gente di oggi?
 
In questo mondo secolarizzato condividere un messaggio religioso sta diventando più difficile, certamente. Comunque, dove c’è sincerità a rilevanza, la gente guarda e ascolta. Quello che la gente torva noioso sono le cose che circondano la verità reale, non la verità in se stessa; le maschere che indossiamo, i vocaboli poco familiari che usiamo, le preoccupazioni interne alla Chiesa di cui ci occupiamo, le tensioni interne che riflettiamo, l’immagine non evangelica che proiettiamo. A volte, le cose che diciamo non sembrano avere nessuna relazione con il mondo in cui le persone vivono e i pensieri che occupano la loro mente. Gesù ha cominciato con le situazioni di vita delle persone, non analizzando idee. Una volta che le persone sono con te puoi portarle dove hanno voglia di andare. Ma l’abilità consiste nell’entrare nel loro mondo di interessi e parlare di cose che sembrano essere importanti per loro.
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