14/02/2017, 09.12
PAKISTAN
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Attentato a Lahore: sale a 13 il bilancio delle vittime. L’arcidiocesi chiude scuole e cattedrale

di Kamran Chaudhry

Un kamikaze si è fatto esplodere di fronte alla Punjab Assembly. L’attacco è stato rivendicato dallo Jamat-ul-Ahrar, una fazione del Tehreek-i-Taliban Pakistan. È lo stesso gruppo estremista che lo scorso anno ha colpito un raduno di cristiani durante i festeggiamenti per la Pasqua. Arcivescovo prega per le famiglie delle vittime e i feriti.

Lahore (AsiaNews) – È salito a 13 il bilancio delle vittime dell’attentato avvenuto ieri a Lahore di fronte alla Punjab Assembly, alla vigilia di san Valentino, mentre si svolgeva una manifestazione di 400 farmacisti. Tra i deceduti vi sono anche sei funzionari di polizia, mentre altre 85 persone sono rimaste gravemente ferite e sono tutt’ora ricoverate in ospedale. Mentre mons. Sebastian Francis Shaw, arcivescovo di Lahore, esprime profondo dolore per le vittime e prega per i familiari, l’arcidiocesi ha deciso di chiudere otto scuole e aumentare la sorveglianza della cattedrale del Sacro Cuore e degli uffici della Caritas.

Ad AsiaNews Rojar Randhawa, dirigente di Caritas Lahore, riferisce che due tra le scuole chiuse si trovano nella Mall Road, vicino al luogo dell’esplosione. “Al momento della detonazione – racconta – eravamo in riunione nei locali dell’associazione, quando abbiamo sentito un enorme frastuono provenire dall’esterno. Abbiamo iniziato a telefonare alle nostre famiglie per sapere quali fossero le loro condizioni. Mio figlio di cinque anni non smetteva di piangere”.

L’attentato è avvenuto ieri pomeriggio. Dapprima era circolata l’ipotesi di un ordigno nascosto dentro un’autovettura, ma poi le indagini hanno accertato che si è trattato di un gesto suicida. Nelle ore successive è arrivata la rivendicazione del gruppo islamico Jamat-ul-Ahrar, una fazione del Tehreek-i-Taliban Pakistan (Ttp), bandito in Pakistan. Si tratta della stessa fazione estremista che lo scorso anno, sempre a Lahore e con l’obiettivo di colpire i cristiani, ha compiuto un sanguinoso attentato nel giorno di Pasqua. In quell’occasione il bilancio è stato ancora più tragico: 70 morti e oltre 300 feriti, in maggioranza musulmani.

Asad Mansoor, portavoce del Jamat-ul-Ahrar, ha dichiarato: “L’esplosione è solo la prima di una lunga serie della nostra operazione ‘Ghazi’ (di guerrieri islamici). Lanciamo un avvertimento ai dipartimenti apostati del Pakistan: sono loro il nostro obiettivo di questa operazione in tutto il Paese”.

Oggi in tutta la provincia del Punjab si osserverà un giorno di lutto. Nel frattempo il primo ministro Nawaz Sharif ha condannato con durezza l’attacco e chiesto al governo provinciale di fornire tutta l’assistenza necessaria. “Simili atti di codardia – ha detto – non ci faranno indietreggiare dal nostro proposito di sconfiggere il terrorismo. Il governo si è impegnato a sradicare questa minaccia”.

I vertici della Chiesa locale deplorano il gesto e manifestano solidarietà con il dolore dei parenti delle vittime e dei sopravvissuti. Mons. Shaw scrive sul suo profilo Facebook: “Con profondo e sincero dolore, a nome della Chiesa pakistana, esprimo vicinanza alle famiglie colpite da questo crudele e infernale atto di terrorismo. Il mio pensiero e le mie preghiere vanno alle vittime, ai parenti e agli amici di chi è rimasto coinvolto in questa insensata violenza. Possa Dio dare loro la forza di sopportare la perdita”.

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