26/02/2016, 16.17
INDIA
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Attivista indiano: Radicali indù contro l’anti-nazionalismo per schiacciare la democrazia

di Ram Puniyani

Ram Puniyani è il presidente del Center for Study of Society and Secularism di Mumbai. Commenta le attuali proteste degli studenti universitari, che manifestano per ribadire la libertà di pensiero ma vengono tacciati di anti-nazionalismo dai radicali indù. La Jawaharlal Nehru University di Delhi è diventata il bersaglio di Modi perché afferma “lo spirito democratico, la libertà di pensiero e i valori progressisti”.

New Delhi (AsiaNews) – Quello che “sta accadendo in India è uno sfacciato tentativo dell’Rss [Rashtriya Swayamsevak Sangh, nazionalisti indù – ndr], controllato dall’Abvp-Bjp [Bharatiya Janata Party, partito indù al governo e la sua ala giovanile Akhil Bharatiya Vidyarthi Parishad – ndr], di schiacciare le voci laiche e democratiche nel Paese”. È l’opinione di Ram Puniyani, presidente del Center for Study of Society and Secularism di Mumbai, che commenta le proteste in corso degli studenti della Jawaharlal Nehru University (Jnu). Essi nelle ultime settimane hanno riacceso il dibattito sulla libertà di espressione nel Paese, manifestando contro l’uccisione di un simpatizzante dei separatisti del Kashmir, impiccato nel 2013.

Secondo l’attivista sociale, i nazionalisti indù “additano come anti-nazionalisti tutti coloro che si oppongono alle loro idee dell’Hindutva e guadagnano il sostegno dello Stato per intimidire le voci che parlano di giustizia sociale, cioè le voci progressiste”. Puniyani cita l’episodio del suicidio di un altro studente dalit, Rohith Vemula, suicidatosi perché era stato espulso dall’università e gli era stato tolto il diritto all’alloggio nel campus. Egli, dice, “è l’esempio di come il Bjp e i suoi affiliati stanno creando una isteria di massa attorno al tema di anti-nazionalismo”. Vemula era stato espulso all’inizio di gennaio perché incolpato di aver aggredito dei membri dell’Abvp, che hanno poi fatto pressione per il suo allontanamento. Di seguito l’intervento dell’intellettuale (traduzione a cura di AsiaNews).

Dopo la morte di Rohith Vemula nell’Università centrale di Hyderabad (Hcu), una delle più prestigiose università del Paese, la Jawaharlal Nehru University (Jnu), è diventata il bersaglio dell’attuale governo Modi. Le terribili cose avvenute alla Hcu sono state solo l’inizio dell’attacco all’autonomia delle università e alla libertà di pensiero in una democrazia. Rohith è stato indotto ad uccidersi dalle macchinazioni dell’Abvp (Akhil Bharatiya Vidyarthi Parishad), che ha fatto pressione sulle autorità dell’istituto attraverso un ministro federale del Bjp [Bandaru Dattatreya, ministro per lo sviluppo e le risorse umane del Bharatiya Janata Party – ndt] e ha ottenuto l’espulsione del giovane e il ritiro della borsa di studio. Allo stesso modo il gruppo locale dell’Abvp ha fatto pressione attraverso i suoi canali per intimidire e soffocare l’unione studentesca eletta in maniera democratica nella Jnu.

Si è detto che nella Jnu sono stati gridati degli slogan anti-India e pro-Pakistan. C’è confusione su chi lo avrebbe fatto. Sulla verità del video è emerso che esso è stato truccato. Grazie a quel video Kanhiaya Kumar, presidente dell’unione studentesca Jnusu, è stato arrestato e incolpato di sedizione. Kumar è membro dell’Aisf (All India Students Federation), l’ala giovanile del Congress (Cpi), che si oppone ai separatisti pro-Pakistan: per questo non è possibile che egli abbia potuto intonare simili slogan di cui lo accusano. Il video originale infatti lo spiega chiaramente. Egli non ha mai urlato quegli slogan e nessuno può essere arrestato con una simile accusa. La Costituzione dice – come evidenziato dal noto avvocato Soli Sorabjee – che solo l’incitamento alla violenza può essere considerato anti-nazionale.

E allora come è possibile che la polizia di Delhi sia entrata nel campus? Il vice-rettore, nominato dal Bjp, sta rilasciando dichiarazioni ambigue sul tema. In televisione ha dichiarato che non avrebbe mai potuto chiamare la polizia. Le indagini mostrano che egli ha scritto una lettera in cui ha chiesto alla polizia di agire in modo appropriato. La polizia di Delhi, che riferisce al ministro dell’Interno Rajnath Singh, si è precipitata e ha emesso contro Kumar l’accusa di sedizione. Gli avvocati in tribunale si sono permessi delle violenze contro coloro che sembravano degli studenti della Jnu. Un parlamentare del Bjp è coinvolto nel pestaggio di un attivista del Congress. Questo leader ha pure detto che se avesse avuto una pistola avrebbe sparato a coloro che pronunciavano slogan contro l’India. Un giornalista è stato assalito da un simpatizzante del Bjp. Il giorno successivo gli avvocati hanno usato la stessa violenza contro Kumar, malmenato mentre veniva portato in tribunale.

Quello che sta accadendo è uno sfacciato tentativo dell’Rss (Rashtriya Swayamsevak Sangh), controllato dall’Abvp-Bjp, di schiacciare le voci laiche e democratiche nel Paese. Come già avvenuto nel caso di Rohith Vemula, l’Abvp si gonfia nel chiamare anti-nazionalisti tutti coloro che si oppongono alle loro politiche e sta guadagnando il sostegno dello Stato per intimidire le voci che parlano di giustizia sociale, cioè le voci progressiste. Il Bjp e i suoi affiliati stanno creando una isteria di massa attorno al tema dell’anti-nazionalismo. Tutti quelli che non appoggiano l’Rss che ‘promuove il nazionalismo dell’Hindutva’ sono chiamati anti-nazionalisti. Prashant Bushan [noto avvocato e attivista, ndt] lo chiama un attacco fascista.

Tutto questo è una grande erosione dei valori e delle pratiche di cui l’India si è nutrita. I seguaci dell’Rss lo considerano come un’opportunità per spazzare via tutte le norme e l’etica della cultura democratica e le voci dissidenti. È vergognoso che la polizia non abbia spina dorsale e professionalità e arresti persone come Kanhaiya Kumar.

Rahul Gandhi è andato al campus e ha mostrato solidarietà agli studenti, ma a Lucknow è stato accolto da bandiere nere e dal lancio di pietre. Quelli che lo contestavano hanno detto di essere molto arrabbiati perché Rahul simpatizzava con gli anti-nazionalisti. Il parlamentare che ha malmenato l’attivista del Cpi ha anche aggiunto che si stanno svolgendo attività anti-nazionaliste e ha mostrato tutta la sua rabbia contro chi gridava slogan a favore del Pakistan. In un dibattito televisivo, il portavoce del Bjp ha ripetuto la stessa cosa e i social media hanno usato un linguaggio simile.

L’argomento è stato usato dagli avvocati di Delhi che assumono la legge nelle loro mani per fare violenza, dai ministri del Bjp e dai più alti funzionari che si sono abbandonati alle violenze in strada. La seconda osservazione è che gli studenti della Jnu sono stati demonizzati dalla propaganda come “anti-nazionalisti”, e la stessa università è stata dipinta come il covo delle attività contro l’India. Potremmo ricordare che tutte queste demonizzazioni della Jnu sono iniziate quando questo governo è stato eletto in carica. Gli affiliati dell’Rss, il Vhp (Vishwa Hindu Parishad) e altri hanno organizzato una marcia fino all’ingresso dell’università per protestare contro gli studenti e la facoltà anti-nazionalista.

Entrambi questi argomenti mostrano in un certo senso il programma più profondo. La retorica anti-nazionale è stata creata per generare una isteria di massa contro coloro che dissentono dalle politiche del Bjp. Il risorgere della violenza con questo pretesto mostra in modo chiaro che è uno sforzo concentrato per vessare le pratiche e le idee che non sono in linea con la mentalità dell’Rss-Bjp. Questa isteria è stata creata per distogliere l’attenzione dal movimento sociale che si stava costruendo attorno alla morte di Rohith Vemula. La rabbia collettiva scatenata dalla vicenda dei Rohith stava mettendo il Bjp sulla difensiva. Questa isteria di massa sorta sugli slogan anti-India è stata creata per portare alla violenza nelle strade. È un tentativo degli associati del Bjp di fermare il movimento che si stava creando attorno a Rohith. Oltre a provare ad abolire l’autonomia delle università, questo è anche un tentativo di mettere in secondo piano la questione dei dalit. Quest’ultimo tema si riscontra nelle dimissioni di tre dipendenti di rilievo della Jnu, membri dell’Abvp. Nelle lettere di dimissioni questi funzionari hanno sottolineato la loro insoddisfazione per l’interferenza del governo del Bjp-Abvp negli affari dell’università e il loro comportamento nel minare il tema dei dalit, come si evince anche da come si sono comportanti con la morte di Rohith.

Lo scopo è di nuovo la demonizzazione della Jnu. Questo istituto riflette lo spirito democratico, la libertà di pensiero e i valori progressisti, che sono tutti un anatema per l’agenda dell’Abvp-Bjp. Essi vogliono abolire l’autonomia delle istituzioni accademiche, come si evince dalle loro politiche nei casi della Ftti, Iit di Madras [Indian institute od Tecnology, ndt], Iit di Delhi e l’Hcu, sono per nominarne alcuni. La Jnu è diventata un obiettivo particolare per il suo rilevante contributo ad un alto livello di istruzione e per l’aderenza ai valori laici del progresso. L’azione concertata del governo in carica e dei suoi affiliati nel creare l’isteria di massa attorno all’anti-nazionalismo e corrodere l’immagine di un’istituzione progressista come la Jnu, è un attacco ai principi di democrazia nel Paese.

Mentre si spera che i giudici possano accordare qualche sollievo a Kanhaiya Kumar, rimane il problema di come tenere sotto controllo l’isteria di massa e la violenza nelle strade, che si è scatenata con il pretesto degli slogan anti India. I raduni di massa organizzati dagli studenti che chiedono il rilascio di Kumar, che il governo non interferisca nell’autonomia delle università e che si oppongono alla demonizzazione della Jnu, hanno ottenuto una vasta risposta. L’Abvp e la famiglia [dei nazionalisti indù, ndt] in modo ostinato si stanno mobilitando in tutto il Paese per protestare contro “l’Anti-nazionalismo”. Coloro che hanno partecipato agli incontri degli studenti della Jnu hanno condannato gli slogan contro l’India e a favore del Pakistan. Quello che è necessario è sostenere la lotta per preservare i valori democratici nelle masse.

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