21/09/2018, 13.09
IRAQ
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Ausiliare di Baghdad: giovani e famiglie, cuore della sfida missionaria della Chiesa caldea

In questi giorni sacerdoti e vescovi si sono incontrati ad Ankawa per discutere le “nuove linee” del pianto pastorale. Mons. Warduni: aiutare in questo momento di difficoltà, condividendo “i problemi”. La famiglia cuore della società e primo luogo di pratica della fede. Rafforzare i momenti di incontro e confronto. 

 

Baghdad (AsiaNews) - La Chiesa caldea deve farsi missionaria e “andare incontro ai giovani e alle famiglie”, aiutandole in questo momento “di difficoltà” condividendone “i problemi e le sfide” primi fra tutti “la mancanza di lavoro” e “le guerre” che insanguinano la regione. È quanto afferma ad AsiaNews mons. Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad e braccio destro del patriarca, a conclusione dei lavori del Sinodo patriarcale caldeo dal 17 al 19 settembre ad Ankawa, quartiere cristiano a nord di Erbil, capitale del Kurdistan irakeno. “I problemi sono tanti - avverte il prelato - per questo oggi è ancora più urgente rafforzare l’impegno pastorale”.

In apertura dei lavori i presenti hanno ascoltato il messaggio inviato dal patriarca caldeo card. Louis Raphael Sako, il quale ha chiesto di cercare “nuove linee” per il piano pastorale. Il porporato ha invocato una particolare attenzione al tema dei giovani e delle famiglie, in un momento di profonda crisi storica e sociale che tocca anche l’Iraq dove si moltiplicano casi di separazioni, famiglie divise, di crisi del nucleo fondante della società. Un lavoro che, aggiunge il card Sako, deve guardare al prossimo Sinodo dei giovani in programma a Roma dal 3 al 28 ottobre sul tema: “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”.

Per quanto concerne le sfide della famiglia cristiana, vescovi e sacerdoti hanno sottolineato l’importanza di alimentare la fede nelle case, soprattutto fra i giovani che devono affrontare una cultura del continuo cambiamento, la ricerca di un facile profitto e una immediata soddisfazione. Da qui il proposito di potenziare i centri di ascolto, gli incontri e le conferenze, rafforzando il ruolo dei pastori per la “risoluzione di problemi coniugali”, senza “imporsi” ma “rimanendo al servizio”. 

I giovani, davanti al problema della migrazione, devono essere aiutati a costruire il proprio futuro: nel matrimonio, nella vita quotidiana, nella crescita sociale e professionale, nella salvaguardia dei valori che sono alla base della vita. Sacerdoti e laici devono aiutarli nel percorso di formazione, incoraggiandoli a completare gli studi e ribadendo l’importanza del matrimonio e della formazione familiare, abbracciando anche i fedeli della diaspora.

“Giovani e famiglie - sottolinea mons. Warduni - sono un tema centrale e ricorrente nella vita della Chiesa globale, oggi. Per questo il patriarca Sako ha voluto promuovere questo incontro, analizzando i problemi e cercandone le risposte attraverso il confronto fra sacerdoti e vescovi. La famiglia riverse sempre un ruolo centrale nella società, a fronte di sfide e minacce. Ecco perché anche noi dobbiamo cercare nuove vie di incontro e risposte alle necessità. Essa costituisce un elemento di forza per la Chiesa ed è al suo interno che viene coltivata e praticata la fede”. 

Oggi, prosegue il prelato, bisogna “sempre più andare incontro alle persone”, in particolare a quanti “si sono allontanati dalla Chiesa e dal Signore”. In questo senso sono “i preti a dover dare, per primi, il buon esempio” ed è anche per questo che il Sinodo caldeo intende rafforzare il criterio di selezione e scelta di “candidati al sacerdozio e alla vita monastica”. Vogliamo “ampliare i momenti di incontro e confronto” sottolinea mons. Warduni, perché “comprendano sempre più che siamo loro vicini, aiutandoli a diventare semi di pace in un contesto troppo spesso di violenze e conflitti”. 

La mancanza di lavoro, di sicurezza, le difficoltà economiche, la migrazione rappresentano il cuore della sfida missionaria e la Chiesa è chiamata a “essere sempre più presente e partecipe”. Proprio dai giovani irakeni, conclude il prelato, può partire il messaggio che la famiglia è “la base su cui ricostruire il futuro e la società. E che non bisogna solo parlare, lamentarsi, denunciare le difficoltà ma è necessario agire per affrontare i problemi e trovare soluzioni condivise”. 

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