28/01/2013, 00.00
ITALIA – ASIA
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Card. Bagnasco: Sgomento per le persecuzioni dei cristiani in Asia

Il presidente della Cei apre i lavori del Consiglio permanente denunciando i “furori intolleranti” nei confronti dei cristiani in Asia e in Africa del Nord, dove ai fedeli “non è consentito alcun segno di appartenenza religiosa”. Un colpo all’Occidente “che proclama sì i diritti umani ma poi sembra volerli applicare ed esigere con pesi e misure diverse” e un invito alle parrocchie: “Coltiviamo la memoria dei nostri fratelli perseguitati, rivitalizzerà anche la nostra fede”.

Roma (AsiaNews) - La persecuzione dei cristiani in Asia e nel mondo "crea sgomento in tutta la Chiesa. In troppi Paesi ai cristiani non è consentito alcun segno di appartenenza religiosa, salvo mimetizzarsi, nascondersi, dislocarsi. Gli esperti parlano complessivamente di oltre centomila cristiani delle varie confessioni uccisi nel 2012. Una cifra spaventosa, che non può lasciar indifferente nessuno - singoli e istituzioni - tanto meno in nome di interessi economici e politici". A parlare è il cardinal Angelo Bagnasco in occasione della prolusione al Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana, di cui è presidente.

Oltre ai consueti richiami riguardo la vita politica, economia e sociale italiana - richiami presenti anche nel libro "La porta stretta" (edizioni Cantagalli), presentato lo scorso 24 gennaio a Roma insieme al Segretario di Stato vaticano cardinal Bertone - l'arcivescovo di Genova dedica un lungo passaggio alla persecuzione dei cristiani in Asia: "I fronti di crisi che più ci sgomentano, all'inizio di questo anno che ancora una volta il Papa ha voluto inaugurare nel segno della Pace, sono le situazioni di persecuzione in cui si trovano i cristiani, situazioni che in buona parte coincidono con i conflitti aperti in diverse nazioni, ma in parte si sviluppano anche là dove apparentemente non dovrebbero esserci motivi di tensione".

Oltre ai luoghi ormai noti, dice ancora il presule, "emergono in Asia nazionalismi razziali che suscitano periodicamente furori intolleranti sotto gli occhi distratti dell'Occidente, che proclama sì i diritti umani ma poi sembra volerli applicare ed esigere con pesi e misure diverse. Bisogna aggiungere le frontiere incresciose dell'Africa: Nigeria, Kenya, Repubblica Democratica del Congo, Mali, in cui le ragioni degli attacchi si mescolano e i motivi pubblici delle violenze sembrano voler identificare il cristianesimo con il mondo occidentale. Eppure il Vangelo, ovunque si incultura, si fa costantemente accompagnare da esperienze di soccorso alle popolazioni, spesso le uniche riscontrabili in loco".

Poi, sottolinea l'arcivescovo di Genova, "ci sono le migrazioni etniche basate sempre sul fattore religioso, per cui i cittadini che professano il cristianesimo - religione che magari è storicamente la più radicata in quell'ambito geografico - debbono andarsene lasciando tutto quello di cui era fatta la loro esistenza, e ciò per non abiurare la fede. Dietro i sommovimenti avvenuti di recente nel Nord Africa, emergono inquietanti tentativi di ulteriore discriminazione, e in troppi Paesi ai cristiani non è consentito alcun segno di appartenenza religiosa, salvo mimetizzarsi, nascondersi, dislocarsi".

Gli esperti parlano complessivamente "di oltre centomila cristiani delle varie confessioni uccisi nel 2012. Una cifra spaventosa, che non può lasciar indifferente nessuno - singoli e istituzioni - tanto meno in nome di interessi economici e politici. Quanti soffrono e muoiono per Cristo lo fanno anche per noi, e noi li sentiamo nostri fratelli nonostante qualsiasi distanza. Nell'economia misteriosa attraverso cui si intesse concretamente il regno di Dio sulla terra, è la comunione con queste situazioni di martirio che dà verità e vigore al nostro lavoro pastorale, impegnato oggi nella rievangelizzazione delle terre che hanno da tempo conosciuto il Vangelo".

In conclusione, il cardinal Bagnasco lancia un invito rivolto soprattutto all'Occidente: "Se le nostre parrocchie tenessero viva, anzi alimentassero, una sistematica memoria dei fratelli che nel mondo sono perseguitati, anche la locale vitalità della fede ne sarebbe rimotivata. Chi infatti, se non costoro, possono darci ragioni e convinzioni di slancio autentico?".

 

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