15/01/2008, 00.00
CINA - TAIWAN
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Commmercio e aiuti servono a Pechino per “acquistare” amici e potere

Attraverso l'economia Pechino espande la sua influenza nel mondo, soprattutto nel vicino sudest asiatico, acquistando sempre maggior potere rispetto agli Stati Uniti. Da ultimo, il Malawi riconosce Pechino e abiura Taiwan, che l’accusa di averlo fatto per i soldi cinesi.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – La Cina ha annunciato ieri l’instaurazione di rapporti diplomatici regolari con il Malawi, una delle 24 Nazioni che ancora aveva rapporti con Taiwan. Al di là della notizia, nota già da qualche tempo, interessa la progressiva crescita dell’influenza di Pechino, che sempre più si pone come alternativa a Washington.

I rapporti con il Malawi sono stati ristabiliti dal 28 dicembre e all’inizio di gennaio questo Paese ha annullato una visita del ministro taiwanese degli Esteri James Huang Chih-fang. Era il più grande tra gli Stati che riconoscono l’Isola come Stato indipendente, ora ridotti a 23, soprattutto piccoli Paesi africani, centroamericani e del Pacifico.

Lo Stato africano, molto povero, ha negato che Pechino gli abbia dato miliardi di dollari (forse 6) sotto forma di “aiuti”, come denunciato da Yang Tzu-pao, viceministro taiwanese degli Esteri. Ha reso la dichiarazione di prammatica, che “c’è una sola Cina nel mondo” e che “Taiwan è parte inalienabile del territorio cinese”.

Ma la vicenda va inquadrata nell’espansione della sfera d’influenza politica, economica e diplomatica di Pechino, portata avanti anche tramite - osserva un rapporto del Servizio di ricerche del Congresso, con sede a Washington – “aiuti all’estero, commercio e investimento”. Questo è ancora più evidente nel sudest asiatico, regione a cui, inoltre, gli Stati Uniti dedicano “un’attenzione sempre minore”, mentre le diffuse comunità cinesi all’estero “hanno da tempo un ruolo importante nell’economia, la società e la cultura degli Stati” dell’area. Si consideri che le importazioni di Washington dai Paesi della regione sono cresciute solo del 57% dal 1997 al 2006, giungendo a 111 miliardi di dollari, mentre quelle cinesi sono salite del 674%, pari a 89,5 miliardi nel 2006. Si reputa imminente il sorpasso.

Lo studioso Joshua Kurlantzick commenta al South China Morning Post che “la Cina sta soppiantando l’influenza degli Stati Uniti per creare una propria sfera di influenza, una sorta di Dottrina Monroe della Cina per il sudest dell’Asia, con gli Stati che dovrebbero subordinare i loro interessi a quelli cinesi e pensarci due volte prima di sostenere gli Usa”. Il presidente Usa James Monroe nel 1823 aveva proclamato che non avrebbe permesso alle potenze esterne di intervenire nelle questioni dell’emisfero occidentale.

Pechino da tempo concede ampio sostegno economico a Myanmar, Laos e Cambogia, gli Stati più poveri della regione. Ha pure prestato al Vietnam importanti somme per realizzare ferrovie, progetti idroelettrici e opere navali.

Dopo l’11 settembre gli Usa hanno cercato di avere buoni rapporti con l’Indonesia, il più popoloso Paese islamico del mondo, ma comunque nel 2005 il presidente cinese Hu Jintao e quello indonesiano Susilo Bambang Yudhoyono hanno firmato una dichiarazione di “collaborazione strategica”, insieme all’impegno cinese di prestiti agevolati per circa 300 milioni di dollari. Persino le Filippine, tradizionale alleato di Washington con cui ha un trattato di sicurezza, conclude importanti accordi economici con Pechino, essenziali per lo sviluppo dei suoi servizi.

 

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