17/02/2014, 00.00
INDIA
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Delhi, un seminario per costruire ponti fra cristiani e musulmani in Asia

Nella capitale indiana si sono svolte due giornate di studio, dibattito e riflessione su come promuovere la comprensione e il rispetto interreligioso. Il p. Victor Edwin spiega ad AsiaNews: "Solo sconfiggendo l'ignoranza possiamo promuovere una cultura della comprensione, e quindi percorrere la strada della pace".

Delhi (AsiaNews) - Cristiani e musulmani "devono incontrarsi fra di loro, perché solo attraverso l'incontro impariamo ad ascoltare e a trovare quei punti comuni che hanno il potenziale per divenire ponti di comprensione reciproca. La pace e l'ascolto dell'altro sono l'unico antidoto a questa realtà di sospetto, guerra e violenza". Lo dice ad AsiaNews p. Victor Edwin, studioso dell'islam indiano, che ha partecipato al grande seminario che si è svolto a Delhi sui rapporti fra cristiani e musulmani in Asia.

L'incontro - dal titolo "Costruire comunità di pace" - è stato organizzato da diversi gruppi impegnati nel campo del dialogo interreligioso. Fra queste il Movimento san Francesco Saverio, l'Istituto Henry Martyn, la Coalizione interreligiosa per la pace e l'Associazione per gli Studi islamici. Durante i due giorni di dibattito (11 e 12 febbraio), si sono alternati momenti di studio sulle grandi figure del dialogo interreligioso e approfondimenti su come vivano le comunità cristiane e musulmane nell'Asia del Sud.

I vari relatori hanno voluto sottolineare le parole di papa Francesco, che ha invitato "in modo particolare" cristiani e musulmani a sviluppare "un clima di rispetto reciproco nel campo religioso. Siamo chiamati a rispettare la fede, gli insegnamenti, i simboli e i valori dell'altro, in modo particolare nei confronti dei leader religiosi e dei luoghi di culto. Quanto dolore provocano gli attacchi contro queste categorie!".

Secondo p. Edwin, gesuita, "l'ignoranza è un grande ostacolo al raggiungimento di questi obiettivi di pace. Ma dobbiamo distinguere fra ignoranza 'semplice', ignoranza 'indotta' e ignoranza 'colpevole'. La prima si sconfigge attraverso l'informazione corretta, senza la quale siamo in balia di pregiudizi spacciati per verità. Ogni qual volta ci si presenta l'occasione, dobbiamo approfondire la nostra conoscenza dell'altro".

D'altra parte, aggiunge, "l'ignoranza 'indotta' o volontaria è un pericolo ancora più grave. Essa agisce come una barriera cognitiva che blocca la conoscenza, facendo in modo che siano i pregiudizi a dominare sul cuore e sulla mente. Chi vive in questo stato non ascolta ragione, e fornire semplici informazioni non li aiuta a cambiare. Allora serve un vero cambiamento attraverso uno sforzo collettivo, uno sforzo prolungato nel tempo e ben strutturato per aprire gli occhi di queste persone".

Ma il vero problema è quando l'ignoranza si sposa con la colpa: "Qui siamo davanti a persone che usano l'ignoranza in maniera ideologica, che scelgono in maniera deliberata di non conoscere e di non aprirsi all'altro. Questa è una colpa devastante, che genera l'estremismo. Per sconfiggerla è necessaria l'unione delle persone di buona volontà, che devono cercare di aprire nuove strade di dialogo per arrivare alla comprensione. In questa ottica incontri come quello di Delhi sono fondamentali perché mettono in contatto coloro che, dai due lati, si sforzano per arrivare alla pace". (NC)

 

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