18/05/2018, 13.18
AFGHANISTAN
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Gli afghani verso il voto: ‘Paura e rabbia’

Quasi giornalieri gli episodi di violenza nel Paese, stretto fra talebani e Isis. Scontri nella capitale provinciale di Farah fra ribelli e forze armate. Non c’è fiducia che le cose possano cambiare: “In passato, chi ha votato ha perso dita, mani, vita. Ma l’esito del voto è stato zero”.

Kabul (AsiaNews) – Nel contesto degli episodi quasi giornalieri di violenza in Afghanistan, “paura e rabbia sono due facce della stessa medaglia”. Così Cristina Majorano, direttrice regionale per Yemen e Afghanistan di Intersos, descrive i sentimenti con cui gli afghani si approcciano alle elezioni parlamentari previste per il prossimo ottobre.

Intersos è una ong italiana che opera nel Paese con attività di sostegno al settore sanitario e lotta alla malnutrizione, sicurezza alimentare, protezione delle persone vulnerabili e accesso all’educazione per bambini ed adolescenti.

La notte del 16 maggio, i talebani hanno lanciato un’offensiva nella capitale provinciale di Farah, nell’ovest del Paese, scontrandosi con le forze afghane in diverse parti della città e terrorizzandone la popolazione. Alcuni legislatori provinciali affermano che il 15 maggio centinaia di combattenti talebani avevano superato diversi checkpoint di sicurezza, occupando alcune aree della città. Il giorno successivo, la controffensiva afghana sostenuta dalle forze aeree Nato ha respinto e ucciso 300 talebani. Sebbene le autorità affermino che la città sia ora libera da militanti, alcune fonti affermano che gli scontri sono ancora in corso.

“Da quando a fine aprile i talebani hanno annunciato l’annuale offensiva primaverile, si sono sollevate preoccupazioni non solo per il governo, ma anche per le persone”, commenta Ali Obaid, analista esperto di Afghanistan Analysts Network. “[La paura] influenza la vita sociale delle persone nelle grandi città, anche qui a Kabul”.

Le continue violenze minano anche il lavoro delle organizzazioni umanitarie come l’italiana Intersos, presente in Afghanistan dal 2001. “Rispettare [gli impegni umanitari] – racconta Majorano – si fa di giorno in giorno più difficile, e mette in pericolo gli stessi operatori umanitari”. “Per questo motivo – continua – la comunità umanitaria chiede a tutte le parti del conflitto il rispetto delle regole del diritto internazionale umanitario”.

Alle paure diffuse dal conflitto fra il governo afghano e i ribelli talebani, si aggiungono gli attacchi suicidi dello Stato islamico (Is). Tuttavia, nonostante i numerosi attentati a Kabul e in altre parti del Paese, “l’Isis non sta diventando più forte – spiega Obaid – ma mira a obiettivi ‘vulnerabili’. Vogliono condurre attacchi qui, per ottenere la prima pagina dei giornali”.

Il Paese è solo ai “primi stadi” del processo democratico in vista della tornata elettorale del 20 ottobre: non vi sono ancora le liste di candidati, ma il 14 aprile sono iniziate le registrazioni dei 10 milioni di aventi diritto al voto. “Ci si aspettava che un ampio numero di persone si sarebbero registrate – afferma Obaid – ma al momento sono pochi”. La bassa partecipazione ha spinto il comitato elettorale indipendente (Cie) a spostare la scadenza dal 13 maggio al 12 giugno. Ieri, il Cie ha affermato che al momento si sono registrate 1,9 milioni di persone – meno del 20% degli aventi diritto.

Il 10 maggio, la missione dell’Onu in Afghanistan, Unama, ha affermato che fino a quel momento vi erano già stati 23 attacchi a centri di registrazione elettorali, con un bilancio di 86 morti e 165 feriti fra i civili.

“Ci sono diverse posizioni in Afghanistan”, spiega l’analista. “Alcune persone hanno paura di diventare degli obiettivi se si registrano. Altri non si fidano di chi si candiderà. In passato, chi ha votato ha perso le dita, le mani, la vita. Ma l’esito del voto è stato di fatto zero: promesse mancate, ancora corruzione nel governo. Tutto questo ha prodotto conseguenze negative quando si tratta di elezioni e di costruzione di fiducia”.

Simile la valutazione della direttrice di Intersos. “Il clima di preparazione per le elezioni non è rilassato, e la registrazione risulta già ‘a rischio’ con attacchi a centri di registrazione che hanno causato decine di morti e feriti,” commenta Majorano. “I 40 anni di conflitto hanno fatto dell’Afghanistan una delle crisi umanitarie croniche più lunghe della storia. Circa il 40% della popolazione vive sotto la soglia della povertà, con accesso limitato alle opportunità di lavoro e ai servizi di base. Nel 2017 il conflitto ha provocato la morte di più di 8mila civili, e quasi mezzo milione di persone sono scappate dalle loro case per cercare rifugio in zone più sicure. Dato il contesto, le aspettative in queste elezioni non sono alte”.

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