05/11/2015, 00.00
CINA
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Guangdong, attivista muore in carcere prima del processo: nessuna spiegazione alla famiglia

Zhang Liumao era stato incarcerato il 15 agosto scorso per “aver causato alterchi e problemi” di ordine pubblico. La polizia non ha riferito ai familiari la causa della morte e ha negato di vedere il corpo. L’attivista aveva scritto in una rivista critica del governo.

Guangzhou (AsiaNews/Agenzie) – Un attivista cinese per i diritti umani è morto in prigione ieri e alla famiglia è stato negato il permesso di vedere il corpo. È successo nel campo di detenzione numero 3 di Guangzhou, nella provincia di Guangdong. Zhang Liumao era stato incarcerato per “aver causato alterchi e problemi” di ordine pubblico. Lo staff della prigione non ha dato alcuna spiegazione ai familiari sulle circostanze della morte, che rimangono sospette.

Zhang Weichu, sorella di Liumao, racconta: “La polizia non ci ha volute dire come è morto né dove. Tutto quello che hanno detto è che era morto, di andare lì e di discutere la cosa con la documentazione d’ufficio”. Il corpo di Liumao è ancora al crematorio e la famiglia ha negato il permesso alla cremazione in attesa di informazioni più accurate.

Zhang Liumao è stato incarcerato il 15 agosto con un raid compiuto a casa sua, ma il suo processo non è mai cominciato. Secondo la sorella, l’arresto sarebbe legato alla pubblicazione di una rivista letteraria non ufficiale a Guangzhou, in cui comparivano contenuti non graditi a Pechino. Secondo l’attivista per i diritti umani Qu Bo, “la legge non è chiara per capire se il solo esprimere la propria opinione possa costituire un ‘causare alterchi e problemi’, e questo credo che favorisca l’abuso di potere”.

Wu Bin, attivista per la libertà di parola, ha accompagnato la sorella di Liumao al carcere, ma gli è stato impedito di entrare perché non è un parente del defunto. “La famiglia ha chiesto di avere indietro i suoi effetti personali – dice Wu – ma [i poliziotti] hanno detto che è contro le regole e che gli oggetti saranno tenuti in magazzino”. L’attivista si era recato al centro di detenzione qualche settimana fa per fare visita all’amico in cella, ma gli era stato negato l’ingresso: “La polizia ha giurato che non ci sono stati né pestaggi né maltrattamenti all’interno della prigione. E ora è successo questo”.

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