08/02/2013, 00.00
VIETNAM
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Hanoi, fine del Partito unico: depositata petizione in Parlamento

Una delegazione di 15 firmatari ha consegnato il documento ai rappresentanti dell’Assemblea. Nel testo vi sono proposte volte a modificare le “fondamenta” del regime. Il Partito comunista una forza politica come “le altre” e sottoposta al voto degli elettori. Emendamenti al concetto di sovranità e proprietà. Cauto ottimismo fra i promotori.

Hanoi (AsiaNews/EdA) - Fine del Partito unico; introduzione della proprietà privata e modifiche al concetto stesso di "sovranità"; riconoscimento pieno ed effettivo dei diritti umani. Sono i punti principali della petizione di revisione della Costituzione del 1992, consegnata dai promotori a un gruppo di esponenti dell'Assemblea nazionale - il Parlamento locale - che dovrà valutarne gli emendamenti e, auspicano i promotori, imprimere una svolta "storica" al Paese. Il testo sottoscritto e commentato da migliaia di cittadini, fra cui due vescovi in prima fila nel sostenere l'iniziativa, è stato consegnato il 2 febbraio scorso al vice-presidente della Commissione per le riforme costituzionali. A guidare la delegazione "riformista" in chiave democratica - composta da 15 dei 72 primi firmatari del testo, scelti a sorte - l'ex ministro della Giustizia Nguyen Dinh Loc, impegnato nella battaglia per la modernizzazione della Carta fondamentale dello Stato.

La richiesta presentata dai firmatari potrebbe cambiare nel profondo il volto del Vietnam e contiene sette proposte di modifica della Carta costituzionale, la prima delle quali mette in discussione "le fondamenta" dell'attuale regime comunista. Nel nuovo testo viene infatti abrogato l'articolo 4, secondo cui il Partito è la sola forza dirigente della nazione e della sua società. Essa diverrebbe una organizzazione politica "come tutte le altre" e sottoposta al verdetto degli elettori, senza alcun privilegio rispetto alle altre.

Vi sono anche proposte per correggere il concetto di "sovranità" e della stessa "proprietà", sancendo il diritto alla privatizzazione di terreni e beni. A questo si aggiunge il riconoscimento dei diritti umani, che verrebbero ben definiti in un elenco. Il nuovo testo prevede infine la nascita di una repubblica di tipo presidenziale.

Lanciata il mese scorso da intellettuali e attivisti, la petizione chiedeva una revisione della Costituzione nazionale del 1992, che metta fine all'egemonia del partito unico comunista. Tra le migliaia di firme pervenute, vi sono anche quelle di molti sacerdoti, con tanto di riferimento alla loro parrocchia, incentivati dalla mobilitazione delle gerarchie ecclesiastiche fra cui il vescovo di Vinh, nel nord. Nel suo appello mons. Paul Nguyen Thai Hop ha ricordato che il Vietnam attraversa "un periodo di transizione", nel quale si evidenzia sempre più forte "il desidero del popolo" di "uguaglianza, libertà e democrazia". Per questo,  ha aggiunto, "non ci si può esimere dal muoversi in modo concreto" per far fronte ai "problemi economici, politici, sociali ed educativi".

Fra quanti hanno sottoscritto il documento vi è l'ex ministro della Giustizia Nguyen Dinh Loc, che ha guidato la delegazione chiamata a consegnare la petizione. Il passaggio del documento, riferiscono i testimoni, è avvenuto in un clima definito "abbastanza democratico". Interpellata da Radio Free Asia (Rfa) la signora Pham Chi Lan, fra i primi firmatari del documento, ha sottolineato che i punti "sono in linea" con le aspirazioni del popolo. E, aggiunge la donna, persino alcuni dirigenti comunisti sono convinti che solo "profonde riforme" possono salvare il partito dalla crisi gravissima che sta attraversando.

 

 

 

 

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