02/09/2016, 09.33
CINA – SIMPOSIO – ASIA
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I semi di Madre Teresa fioriscono oggi in Cina

di John A. Worthley

Nonostante tre tentativi, le Missionarie della Carità non sono mai riuscite a entrare nella terra del Dragone asiatico. Ma le visite della futura santa e il suo amore per il popolo cinese hanno lasciato il segno. Un “terzo ordine” di religiose - decine di migliaia - vive e lavora ispirandosi al suo carisma e presto sarà aperta nel Paese una “Casa dell’amore di Madre Teresa”. La Vergine di Sheshan ha accompagnato la Madre fino al giorno della sua morte.

Roma (AsiaNews) – Il grande sogno incompiuto di Madre Teresa era quello di portare le sue missionarie in Cina. Nonostante in tre diverse occasioni si fosse vicini a realizzare questo sogno, esso è stato sempre infranto dalla politica e dall’atteggiamento contrario di Pechino. Ma i semi lanciati dalla futura santa sul suolo cinese stanno iniziando a germogliare: un “terzo ordine” di religiose ispirate dalle Missionarie della Carità vive e lavora nel Paese, e presto verrà aperta una “Casa dell’amore di Madre Teresa”. Anche se non sarà gestita dalle Missionarie della Carità, essa vive seguendo la regola e il carisma della Beata.

È quanto racconta al Simposio internazionale 2016 di AsiaNews il p. John A. Worthley, che ha vissuto per anni in Cina e ha avuto l’occasione di accompagnare la Madre nei suoi tre viaggi nel Paese del Dragone. La fondatrice delle Missionarie ha tenuto in tasca fino all’ultimo giorno della sua morte una piccola statua della Vergine di Sheshan, che oggi “viaggia fra le case delle Missionarie della carità come una reliquia che ricordi il sogno della madre, che le Missionarie della Carità siano un vaso ripieno del Divino amore per la Cina”. Di seguito il testo completo dell’intervento di p. Worthley.

Nell’ottobre del 1993, mons. Aloysius Jin Luxian, allora vescovo di Shanghai, ha donato a Madre Teresa una statua che riprende l’immagine della Madonna che svetta sul campanile della basilica di Sheshan. Essa raffigura Maria che innalza sopra la sua testa il Bambino Gesù. L’immagine ha toccata in profondità il cuore della Madre, tanto che nell’istante in cui l’ha vista ha subito pronunciato l’espressione-giaculatoria: “A Gesù per Maria”.

La Madre ha messo la statua nella tasca del suo sari e lì vi è rimasta – vicino a lei, come un ricordo giornaliero del suo sogno cinese – fino al giorno della sua morte.

Ogni volta che ci incontravamo, a Hong Kong, Calcutta o New York, la Madre metteva la statua sul tavolo, come una preghiera di intercessione a Nostra Signora di Sheshan. A tutt’oggi essa viaggia fra le case delle Missionarie della carità come una reliquia che ricordi il sogno della Madre, che le Missionarie della Carità siano un vaso ripieno del Divino amore per la Cina.

Anch’io ho ricevuto una replica di quella statua. Eccola qui. E come farebbe la Madre, io la pongo adesso sul podio come una preghiera a Nostra Signora di Sheshan, affinché il sogno di Madre Teresa per la Cina continui a rivelarsi per grazia dello Spirito Santo.

Non è solo una banale coincidenza: il card. John Tong ha consegnato una statuetta di Nostra Signora di Sheshan – ma più piccola, in bronzo – a papa Francesco, subito dopo la sua elezione al soglio pontificio.

Si dice che la statua rimanga lì tutta la notte vicina al letto del papa. Insomma: Madre Teresa continua a lavorare per la Cina.

Madre Teresa ha sognato per lungo tempo di poter servire il popolo della Cina e, dopo aver portato le sue suore in tutto il mondo – compresi Russia, Stati Uniti e Paesi islamici – la Cina è diventata ed è rimasta il suo scopo principale. In effetti, il papa san Giovanni Paolo II nei suoi ultimi anni ha domandato a lei di vivere come un ponte di amore e di riconciliazione con la Cina da parte della Chiesa universale.

Madre Teresa è arrivata in Cina per la prima volta nel 1986, accompagnata dall’amata sr. Dorothy MC, su invito di Deng Pufang che allora stava fondando la Federazione cinese per le persone disabili.

Mentre era a Pechino ella ha incontrato anche Antonio Liu Bainian, presidente dell’Associazione patriottica dei cattolici cinesi, che ancora oggi parla con amore della grazia di quell’incontro. Durante la breve visita della Madre, io insegnavo all’università del Commercio internazionale e dell’economia a Pechino. Non ancora sacerdote, sono rimasto euforico quando è apparsa la sua foto sulla prima pagina del China Daily, il giornale di lingua inglese, che pendeva da tutte le edicole della città.

La Madre pensò che il suo sogno di una presenza delle Missionarie della Carità in Cina stava per realizzarsi: le discussioni erano state positive e Deng Pufang era il primogenito del leader cinese Deng Xiaoping. E invece no. Alla sua partenza, Deng Pufang disse alla madre che il tempo non era ancora maturo.

Sr. Dorothy ricordava spesso quei giorni durante i nostri incontri, fino a quando è ritornata a Dio proprio lo scorso anno. Ricordava che la Madre aveva il cuore spezzato. In seguito ho appreso che l’opposizione alla collaborazione veniva da diverse fazioni a Pechino e nel Vaticano, ed era così forte che la Premio Nobel e il figlio del presidente non sono riusciti a prevalere.

Tre anni fa, sr. Dorothy ha aiutato nella consacrazione della basilica di Nostra Signora di Sheshan a New York. In quell’occasione ha ricordato quei giorni definendoli il primo santo sacrificio di Madre Teresa per la riconciliazione fra la Cina e la Chiesa universale.

Un secondo santo sacrificio è stato offerto nell’ottobre 1993. La Madre era stata invitata a visitare personalità ufficiali a Pechino e il vescovo Jin a Shanghai. Le discussioni erano andate avanti e lei pensava che quello fosse il tempo a cui Deng Pufang si riferiva sette anni prima.

Al suo arrivo a Shanghai – che la Madre aveva deciso di visitare come prima tappa, per rispetto verso mons. Jin – non vi era nessuno ad attenderla e salutarla all’aeroporto. Doveva essere successo qualcosa e si annunciava un altro spezzarsi del cuore.

La Madre aveva portato con sé 13 scatole con diverse cose, comuni a tutte le case delle Missionarie della Carità, tanto era sicura che quelli dovevano essere il momento e il luogo tanto attesi. Non essendoci nessuno ad incontrarla, la Madre ha dovuto occuparsi personalmente di trasportare quelle scatole attraverso la dogana.

(In seguito mi è stato detto da personalità ufficiali che il protocollo esigeva che la Madre arrivasse anzitutto a Pechino. Il suo arrivo a Shanghai era stato visto dai radicali come un sottile sabotaggio verso il governo).

Dopo telefonate e petizioni, mons. Jin ha ottenuto di accoglierla il giorno dopo e l’ha invitata alla basilica di Sheshan. La Madre era euforica. Quando il vescovo le ha chiesto di partecipare alla messa, è venuta fuori la sua saggezza davvero speciale: mons. Jin era parte della Chiesa ufficiale (e non ancora riconciliato col papa). Le regole vaticane a quel tempo erano tali che Madre Teresa avrebbe partecipato a una messa “illecita”. E così lei ha domandato al suo cappellano, il p. Bill Petrie SS.CC., di concelebrare, dicendo a lui: “Se lei concelebra, allora la messa diventa valida, giusto?”.

Quattro mesi dopo, in un incontro a Hong Kong con il rappresentante papale, allora monsignore e oggi cardinale Fernando Filoni, la Madre gli ha raccontato il fatto domandando a lui se aveva fatto bene. E mons. Filoni, appoggiandosi allo schienale della sedia le ha risposto: “Ma naturalmente, cara Madre Teresa, naturalmente!”.

A quella messa erano presenti più di 250 seminaristi. La Madre è stata invitata a parlare loro. Il suo messaggio sul servizio ai più poveri dei poveri li ha conquistati. Oggi molti di loro sono vescovi in qualche diocesi della Cina. Durante questi anni li ho incontrati e tutti loro continuano a parlare dell’ispirazione ricevuta da lei. Un sacerdote ha iniziato una fondazione nazionale, Jinde, che ora serve le persone svantaggiate in tutta la Cina, sotto il patronato di Madre Teresa di Calcutta. La foto della madre appare in molti edifici della fondazione. E in effetti, una delle prossime case per anziani sarà chiamata “Casa dell’amore di Madre Teresa”.

Dopo tutto ciò, la Madre si aspettava che ormai avrebbe avuto la possibilità di aprire una casa delle Missionarie della Carità a Shanghai. Invece, il giorno dopo, mons. Jin la informò che il permesso non poteva esserle ancora garantito. Ancora una volta, il suo cuore era spezzato e ancora una volta ha dovuto abbracciare un secondo santo sacrificio per la riconciliazione fra la Cina e la Chiesa universale. Andando poi a Pechino, ella ha di nuovo incontrato Deng Pufang, e le è stato ancora detto che il tempo non era ancora maturo.

In un gesto di fiducia verso la Divina Provvidenza, ha lasciato le sue 13 scatole nel Centro pastorale della diocesi di Shanghai, dove sono rimaste fino ad oggi, aspettando l’arrivo delle suore!

Presto è seguito il terzo e più intenso santo sacrificio della Madre. Nella provincia di Hainan erano iniziate alcune aperture. A causa del suo status di “zona economica libera”, l’isola di Hainan presentava più flessibilità e da poco aveva finito di costruire un vasto Centro di assistenza sociale per disabili, orfani e anziani.

Grazie a rapporti fra la Scuola di commercio estero di Hainan e l’università di Hainan, ci sono state conversazioni con la Federazione provinciale delle persone disabili. A gennaio del 1994 è stato raggiunto un accordo dove si offriva alle Missionarie della Carità di servire nel Centro di assistenza. Si sono precisati i dettagli e approvati i visti per quattro suore.

Madre Teresa è stata invitata formalmente a giungere ad Hainan per la festa di san Giuseppe, il 19 marzo. Ella è arrivata ad Hainan da Hong Kong, dove si è incontrata con mons. Filoni dal quale ha ricevuto alcune indicazioni e la benedizione. Alcune ore prima che la Madre salisse sull’aereo per Hainan, è arrivata l’indicazione da Pechino che la sua entrata non era permessa. Gli amici di Hainan e i rappresentanti ufficiali erano confusi e devastati. La Madre aveva il cuore spezzato.

Madre Teresa era così sicura che quella era la volta buona. Ci siamo incontrati a Hong Kong e abbiamo pregato per ore, cercando di appellarci alla decisione. Il terzo e più difficile santo sacrificio di Madre Teresa per la riconciliazione consisteva nell’accettarlo e nel partire. Noi le abbiamo promesso che non avremmo risparmiato ogni sforzo finché non fosse arrivato il tempo giusto.

Suor Nirmala, succeduta a Madre Teresa come superiora generale, aveva presente tutto questo. Ella sapeva del profondo desiderio della Madre nel servire la Cina e ha visto in prima persona l’intensità dei dolori della Madre verso quanto era successo ad Hainan. Anche lei aveva fatto la promessa che gli sforzi sarebbero continuati. Così nel 2005 lei era pronta e desiderosa quando il vescovo di Qingdao, insieme a rappresentanti locali e nazionali del governo, le presentarono l’invito per aprire una casa in quella diocesi.

E di nuovo ci siamo rivisti a Hong Kong e incontrati con il vescovo (poi cardinale) Joseph Zen che ha approvato il pellegrinaggio e ci ha dato la sua benedizione. Alla fine di tre meravigliosi giorni di visita, era stato scelto il luogo dove doveva sorgere la casa delle Missionarie della Carità e confermato l’invito. Il momento per fare entrare le suore doveva attendere ulteriori arrangiamenti. Il luogo designato rimane e così pure l’invito. E noi continuiamo ad aspettare la conferma per il visto di entrata!

Questi 30 anni di sforzi e di santi sacrifici per la Cina e la Chiesa universale da e per Madre Teresa, per la sapienza dello Spirito santo, hanno prodotto una presenza di Madre Teresa in Cina in una modalità davvero inaspettata.

Nel 2010, nella provincia dell’Hebei, è stato fondato un “terzo ordine” delle Missionarie della Carità, sotto l’ispirazione di Madre Teresa. Al presente, vivendo il carisma di Madre Teresa, esso raccoglie circa 10mila membri e si è diffuso in 12 diocesi e tre province della Cina. Nel 2014, Li Baofu, la sua fondatrice, ha guidato una delegazione del “terz’ordine”, insieme a sacerdoti e laici in un pellegrinaggio a Sheshan e a Calcutta, dove abbiamo incontrato sr. Prema, sr. Nirmala e le consigliere delle Missionarie della Carità. Qui a Roma, per la canonizzazione di Madre Teresa, vi sono 12 membri e la fondatrice.

Ad Hainan, il Centro di assistenza sociale prospera nello spirito di Madre Teresa. La gioia e l’amore delle Missionarie della Carità, nel mistero dello Spirito Santo, è particolarmente evidente e vibrante. Sono appese perfino foto di Madre Teresa. Sebbene le suore non siano lì presenti fisicamente, sembra che lo siano almeno spiritualmente.

A Shanghai, le 13 scatole con le cose necessarie per una casa delle Missionarie della Carità, rimangono sempre pronte.

A Pechino, l’anziano e disabile Deng Pufang conserva ancora una vivace memoria del suo rapporto con la Madre.

In molte parti della Cina la Jinde Foundation risponde alle sofferenze nello spirito sotto la protezione di Madre Teresa. L’invito a Qindao rimane intatto. I radicali da ambo le parti sono sempre più rari.

I vescovi cinesi hanno compiuto un pellegrinaggio al santuario di Nostra Signora di Sheshan a New York e hanno pregato in modo specifico per la riconciliazione attraverso l’intercessione di S. Francesco Saverio; il venerabile (presto beato) Li Matou (Matteo Ricci); il venerabile Xu Guangqi, la signora Soong Qingling, e la beata (presto santa) Madre Teresa.

Grazie al sogno ininterrotto di Madre Teresa, alle sue continue preghiere e ai suoi santi sacrifici, il giorno della riconciliazione fra la Cina e la Chiesa universale si avvicina, come il card. Pietro Parolin, Segretario di Stato, ha suggerito questa settimana.

Possa questo giorno giungere presto, dato che – come la visione di Madre Teresa ha previsto –, con le presenti tendenze demografiche, entro 20 anni, la Chiesa in Cina potrebbe davvero essere la più numerosa comunità nel mondo.

La fervente preghiera di Cristo per l’unità, “che tutti siano uno”, ci interpella.

Madre Teresa di Calcutta, prega per noi, mentre continuiamo a perseguire questa visione di riconciliazione in questo Anno giubilare della Misericordia!

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