26/10/2017, 16.56
INDONESIA
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Jakarta, suore a difesa delle donne contro il traffico di esseri umani

di Mathias Hariyadi

L’opera missionaria di  suor Maria Goretti Samosir e suor Chatarina Supatmiyati. Il commercio di donne è molto diffusa nella provincia di East Nusa Tenggara. La casa generalizia  delle suore del Buon Pastore ospita in questi giorni un incontro per affrontare il fenomeno. 

Jakarta (AsiaNews) – Tra gli ordini religiosi più attivi in Indonesia nella lotta al traffico di esseri umani ed alla violenza domestica vi sono le suore del Buon Pastore. Conosciute nel Paese con il nome Suster Gembala Baik o Rgs, queste religiose si distinguono per il forte impegno umanitario. AsiaNews ha intervistato due suore nella casa generalizia di Jatinegara Barat (East Jakarta), circa la loro opera di tutela della dignità umana, in particolare delle donne.

Suor Maria Goretti Samosir, indonesiana di etnia Batak [originaria della provincia di North Sumatera, ndr], ha svolto il suo servizio missionario tra le prostitute e le donne disagiate, prima in Etiopia per nove anni (1997-2006) e poi in Olanda (2006-2008). Tornata in Indonesia, la suora è ora impegnata in iniziative per la prevenzione della migrazione illegale ed il traffico di esseri umani. “È all'interno della piattaforma spirituale della nostra congregazione – racconta suor Maria – che abbiamo un così forte impegno nel garantire la dignità degli esseri umani, ma in particolare delle donne vittime di maltrattamenti e violenza domestica. Negli ultimi anni abbiamo lavorato anche per coloro che hanno subito pratiche di traffico umano”.

Suor Chatarina Supatmiyati, eletta leader provinciale per l’Indonesia nel 2014, ha prestato servizio per anni nella diocesi di Ruteng, dove tali pratiche sono molto diffuse. Situato nella cattolica isola di Flores (provincia di East Nusa Tenggara), il territorio della diocesi è tra i più fertili del Paese, sia dal punto di vista agricolo che da quello spirituale in termini di vocazioni. Provate dal duro lavoro nei campi, spesso le donne locali cadono nelle reti del traffico di migranti. Con la promessa ingannevole di un salario più alto, esse accettano di lasciare la loro terra di origine per lavorare all’estero, col rischio di essere sfruttate. “La nostra preoccupazione – dichiara suor Chatarina – è convincere queste giovani donne della convenienza sociale ed economica dell’essere contadine, piuttosto che lavoratrici migranti”.

La pratica del traffico di esseri umani nella provincia di East Nusa Tenggara non riguarda solo le donne, ma anche gli uomini. La suora afferma di aver riscontrato in molti casi che i lavoratori non possiedono la documentazione necessaria per lavorare all’estero, cosa che li espone all’assenza di tutele in caso di emergenza. “La maggior parte di queste persone ignora i documenti, poiché impiegati nelle remote piantagioni di palma nella Malaysia occidentale”, dichiara suor Chatarina.

Per contrastare il fenomeno, le suore di nove differenti ordini religiosi tengono in questi giorni un incontro presso la casa generalizia di Jatinegara Barat. Dal 22 ottobre scorso fino al 28, le suore si sono riuniscono per progettare moduli didattici, nel tentativo di rendere questi gravi problemi umanitari sempre più familiari, sia per i religiosi che per i laici. L’iniziativa è stata organizzata dalla Commissione contro il traffico delle donne (Cwtc), organismo che fa capo all’Associazione indonesiana delle religiose (Ibsi). 

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