01/05/2013, 00.00
EGITTO
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Luxor, meta del turismo mondiale diventata una città fantasma

Per l'instabilità politica, i visitatori sono calati del 70%. In città si sopravvive a stento. Molte persone un tempo impiegate nel settore hanno cambiato lavoro. Per la popolazione il governo islamista ha paura del turismo e lo lascerà morire.

Il Cairo (AsiaNews)  - Strade semideserte, gruppi di tassisti in sosta in attesa di improbabili clienti, alberghi di lusso da 270 stanze con il portinaio come unico ospite. È il triste paesaggio di Luxor una delle mete turistiche più famose al mondo. Molti dei residenti la definiscono ormai una "città fantasma".

Interamente dipendente dal turismo, Luxor soffre il drastico calo di visitatori che colpisce tutto l'Egitto dall'inizio della Rivoluzione dei gelsomini nel 2011. I numeri sono crollati da oltre 14 milioni di turisti nel 2010 a 9,4 milioni nel 2011. Nel 2012 vi è stata un leggera ripresa con circa 11 milioni, che però si è arrestata quest'anno a causa dell'instabilità politica.

Secondo Abdel Ghaffar, direttore per il Medio oriente dell' Organizzazione mondiale del turismo "questo è il peggior periodo da quando l'Egitto ha iniziato a raccogliere le statistiche del turismo, circa 25 anni fa". Tale quadro "è il risultato dei cambiamenti politici, che hanno portato molta incertezza in tutta l'economia, soprattutto nel settore turistico".  

Il tempio di Luxor, fra i più famosi e visitati al mondo, splende nella città, ma i turisti sono ormai nell'ordine delle unità. In alcuni giorni esso è un luogo desolato e silenzioso. Infatti sono proprio i parchi archeologici dell'Alto Egitto i più colpiti. Gli scontri interreligiosi, le minacce degli imam salafiti contro gli stranieri spaventano la gente. Fra il 2012 e il 2013 le visite sono calate del 70%.

Mansour Breek, capo del settore delle antichità dell'Alto Egitto afferma: "Dipendiamo da questo denaro per proteggere e restaurare i monumenti e per pagare gli archeologi. Gran parte della popolazione ha perso il lavoro".  

Tutti a Luxor hanno una storia triste da raccontare: dal locale capitano di navi da crociera sul Nilo che non naviga dal 2011, all'agente di viaggio diventato rivenditore di mobili usati per compensare i pochi guadagni.

Mamdouh, un tassista, sta lottando per sopravvivere: "Fino a due anni fa guadagnavo circa 300  sterline egiziane al giorno, ora ho una media di un passeggero al giorno e porto a casa meno di 20 sterline. Alla sera la mia famiglia non mangia perché non ci sono soldi".

Il settore turistico rappresenta l'11,3% del Pil egiziano e per anni ha dato lavoro a quasi 3 milioni di persone. Nonostante gli appelli della popolazione l'esecutivo islamista fa poco o nulla per migliorare la situazione, soprattutto in termini di sicurezza. "Gli sforzi del governo sono stati trascurabili", sostiene Mohamed Osman, vice-presidente della Camera del turismo di Luxor. Secondo lui i Fratelli Musulmani hanno paura dei turisti, che portano stranieri e "cattivi costumi" e in questi mesi hanno solo menzionato il problema, senza mai affrontarlo. "Alcuni di loro - aggiunge - pensano che il turismo sia un settore pericoloso. Essi non dicono apertamente che vogliono bloccare i flussi, ma senza incentivi o piani di rilancio su larga scala lasceranno morire ciò che abbiamo creato in questi decenni".  

 

 

 

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