16/01/2019, 12.36
SIRIA
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Maltempo e mancanza di cure colpiscono i rifugiati siriani: morti 15 bambini

Fra le piccole vittime, 13 avevano meno di un anno. Otto morti nel campo profughi al confine con la Giordania. Gli altri appartengono a famiglie in fuga dagli scontri fra coalizione Usa e Isis. Allarme Unicef: si accorcia la vita dei bambini. Il nuovo inviato speciale Onu a Damasco per incontrare gli emissari del governo. 

 

Damasco (AsiaNews) - Almeno 15 bambini di famiglie rifugiate siriane - 13 dei quali di età inferiore a un anno - sono morti nelle ultime settimane a causa del maltempo che infuria nella regione e per la mancanza cronica di cibo e cure mediche. Di queste, otto vittime si sono registrate nel solo campo profughi di Rukban al confine con la Giordania, dove da anni vivono almeno 45mila persone in attesa di poter varcare il confine. 

Gli altri bambini sono morti mentre le loro famiglie cercavano di fuggire dai combattimenti in corso fra le forze arabo-curde sostenute dagli Stati Uniti e le milizie dello Stato islamico (SI, ex Isis) nella regione orientale di Hajin, provincia di Deir al-Zour.

Il maltempo ha poi causato enormi difficoltà alle numerose comunità di rifugiati siriani dislocati in Libano. Diversi giorni di forti venti, pioggia battente, temperature polari e neve hanno provocato alluvioni, smottamenti e danni in oltre 360 centri di accoglienza fra Libano, Giordania e Siria, all’interno dei quali vi sono poco meno di 12mila persone. 

Una bambina di soli otto anni è stata trascinata via dalle acque ed è morta nella cittadina settentrionale di Minieh, nel Libano. Almeno 600 rifugiati sono stati dislocati nella valle della Bekaa, sempre a causa del maltempo. L’agenzia Onu per l’infanzia conferma che il freddo intenso e la carenza di cure mediche alle madri, prima e dopo il parto, hanno peggiorato condizioni già critiche nel campo profughi di Rukban, dove l’80% della popolazione è formato da donne e bambini. 

“La vita dei bambini - sottolinea il direttore regionale Unicef Geert Cappelaer - si accorcia sempre più per problemi di salute che si possono prevenire o trattare”. Non abbiamo scuse, aggiunge il diplomatico, “per tutto questo nel 21mo secolo. Se non si garantisce accesso a cure mediche, protezione e riparo saranno sempre più i bambini a morire. La storia ci giudicherà per queste vittime a Rukban, Deir al-Zou e altrove in Siria”.

A destare particolare preoccupazione il campo profughi al confine con la Giordania. Dal 2015 decine di migliaia di rifugiati vivono all’interno di oltre 10mila tende di fortuna, nel deserto orientale della Siria in un’area remota e isolata. Gli ospiti del centro vogliono varcare il confine verso il regno Hascemita, ma le autorità di Amman hanno chiuso i varchi nel 2016 dopo un attacco bomba in cui sono morti sei soldati giordani. 

A novembre, per la prima volta in 10 mesi, un convoglio di aiuti umanitari è riuscito a raggiungere il centro. 

L’emergenza profughi è uno dei molti temi che dovrà affrontare il nuovo inviato speciale Onu per la Siria Geir Pederson, giunto oggi a Damasco. Il diplomatico norvegese, che ha preso il posto di Staffan de Mistura, incontrerà per la prima volta i vertici del governo siriano. In un tweet diffuso a poche ore dal faccia a faccia, egli ha dichiarato di voler intavolare “incontri produttivi” per avviare un cammino di pace stabile e duraturo.

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