11/07/2018, 10.56
FILIPPINE
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Manila, Duterte resiste solo un giorno: nuovo attacco ai leader religiosi

Due giorni fa il presidente filippino si era incontrato con il presidente della Conferenza episcopale, promettendo di astenersi da commenti inopportuni. In diverse occasioni pubbliche, Duterte aveva criticato la Chiesa con toni violenti e spesso volgari. Tre giorni dopo aver messo in dubbio il racconto della Genesi e definito Dio “stupido”, egli aveva istituito una Commissione governativa per il dialogo.

Manila (AsiaNews) – Un giorno dopo aver accettato una moratoria sulle dichiarazioni anti-Chiesa, Rodrigo Duterte (foto) mette in guardia i leader religiosi dall'usare il pulpito per esprimere critiche nei suoi confronti. Il presidente filippino afferma che il suo Dio non è quello in cui credono i suoi critici ma “i cittadini che lo hanno votato”. E minaccia di “uccidere” quanti usano Dio per colpirlo: “Nessuno può impormi le proprie opinioni riguardo l’Onnipotente”, dichiara.

L’ultimo attacco di Duterte ai suoi detrattori ha avuto luogo durante un vertice economico che si è svolto ieri a Pampanga, nella regione di Central Luzon. Solo il giorno prima, egli si era incontrato con mons. Romulo Valles, arcivescovo di Davao e presidente della Conferenza episcopale (Cbcp). Il presidente aveva promesso di astenersi dal lanciare attacchi contro la Chiesa.

In diverse occasioni pubbliche, Duterte l’aveva criticata con toni violenti e spesso volgari. Sin dalla sua elezione, vescovi e sacerdoti hanno censurato alcune delle politiche governative, come la sanguinosa guerra alla droga, che ha causato oltre 4mila morti ufficiali, e l’imposizione della legge marziale a Mindanao.

Lo scorso 24 giugno, Duterte ha messo in dubbio il racconto della Genesi e ha definito Dio “stupido”, per aver permesso alla tentazione di corrompere la sua creazione. Il giorno seguente, egli ha chiarito che non stava parlando del suo Dio e stava invece insultando il Dio dei suoi critici. “Il mio ha molto buon senso”, ha affermato il presidente. Le esternazioni del presidente hanno suscitato l’indignazione di gran parte della popolazione. Esse sono valse a Duterte anche pesanti accuse di blasfemia.

Nelle Filippine, nazione asiatica con il maggior numero di cattolici, i cristiani rappresentano circa il 90% della popolazione; su quasi 105 milioni di cittadini, 83,6 sono in comunione con Roma. Ad essi si aggiungono 10 milioni di protestanti e circa 820mila fedeli di “altre denominazioni cristiane”. Dopo l’esplosione delle polemiche, il 27 giugno il governo ha annunciato l’istituzione di una Commissione per il dialogo con la Chiesa cattolica e le altre denominazioni religiose.

In un’intervista di oggi, Duterte afferma che i suoi commenti di ieri non erano diretti contro i vescovi, sostenendo che la moratoria sulle osservazioni anti-Chiesa non gli avrebbe impedito di esprimere le sue opinioni. “Non sto attaccando la Chiesa. Non mi riferivo a nessuna religione, notate che non ne ho menzionata alcuna”, conclude.

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