09/02/2009, 00.00
IRAN
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Mohammad Khatami alle elezioni presidenziali contro Ahmadinejad

È il leader islamico più aperto, fautore di un “dialogo fra le civiltà” e di maggiore libertà verso le donne. La disastrosa situazione economica del Paese potrebbe favorirlo. Fra gli elementi negativi: il controllo sociale degli ayatollah e la disillusione dei suoi antichi amici che ricordano la sua poca decisione nell’attuare le riforme durante i suoi precedenti mandati.

Teheran (AsiaNews/Agenzie) – Mohammad Khatami, ex presidente dell’Iran, ha deciso di partecipare alle elezioni presidenziali che si terranno nel paese il prossimo 12 giugno. Khatami è stato presidente dal 1997 al 2005 e rappresenta un Iran moderato e aperto alla comunità internazionale. Durante il suo doppio mandato il puritanesimo degli ayatollah è stato mitigato e anche i media sono divenuti più aperti. Sebbene vi fossero ancora le regole islamiche del vestire, molte donne hanno cominciato a usare non solo il nero, il marrone e l’azzurro, ma anche altri colori e altre forme di abito.

Ahmadinejad ha lanciato varie volte un ritorno alla purità islamica, sebbene vi sia sempre più resistenza soprattutto fra i giovani. Molti giornali sono stati chiusi.

Khatami è fautore di un “dialogo fra le civiltà”; ha espresso solidarietà agli Stati Uniti per l’11 settembre 2001 ed è stato fra i pochi leader islamici a non criticare Benedetto XVI per il suo discorso di Regensburg.

Nella sua campagna, Khatami ha detto che vuole che la ricchezza del paese sia diffusa anche fra tutte le fasce della popolazione. Nella situazione attuale, le sanzioni contro l’Iran e il suo programma nucleare, le cattive relazioni con la comunità internazionale e il controllo sull’economia da parte di ayatollah e conservatori ha determinato un’inflazione del 30% e una diffusa povertà, pur essendo il Paese fra i massimi produttori di petrolio.

Khatami ha sottolineato che è necessario che le elezioni siano “libere”  e che tutti possano esprimere il loro voto. Le difficoltà che si presentano per la sua elezioni sono dovute in parte al controllo sociale esercitato dagli ayatollah e dai conservatori, in parte alla disillusione di molti suoi sostenitori, che lo hanno criticato in passato per non operare con decisione e celerità le riforme necessarie.

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