27/12/2012, 00.00
KAZAKISTAN
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Natale ad Astana, a messa con ortodossi e musulmani

di Nina Achmatova
Nella capitale multiconfessionale del Kazakhstan la Veglia attira anche fedeli di altre religioni, "incuriositi" dalla tradizione cattolica. Il vicario dell'arcidiocesi di Maria Santissima racconta la forza del "piccolo gregge" e l'attrattiva del messaggio cristiano.

Astana (AsiaNews) - Il termometro segna -35°. La neve a terra è solo il proseguimento del cielo bianco e senza interruzioni, che avvolge la steppa nell'inverno kazako. Su questo sfondo, la cattedrale cattolica dell'Assunzione, coi suoi mattoni rossi, risalta ancora di più. Poco più in là, la moschea più grande dell'Asia centrale, una chiesa russo-ortodossa, comunità protestanti, buddiste, ma anche la piramide della Pace, opera dell'archistar Norman Foster, simbolo dell'unione di tutte le religioni. Astana, la capitale del Kazakhstan, incarna in pieno l'ideale di pax religiosa voluta dal presidente Nursultan Nazarbayev alla base della sua politica, garanzia della stabilità sociale in un Paese, dove convivono più di 120 nazionalità e 40 diversi gruppi confessionali. I cattolici sono appena il 2% su16 milioni di abitanti, per lo più a maggioranza musulmana. "Una piccolo gregge, di cui si fatica anche a mappare il numero esatto dei fedeli, ma che il Natale rende più forte e unito", come spiega ad AsiaNews padre Roland Jaquenoud, vicario generale dell'arcidiocesi di Maria Santissima ad Astana. La diocesi è "giovane", elevata da amministrazione apostolica nel 2003 da Giovanni Paolo II, la cui visita è ricordata da una sua statua, posta nel giardino della stessa cattedrale.

Di origine svizzera, p. Roland è ad Astana da tre anni. "Oltre alla cattedrale - racconta il sacerdote - c'è un'altra chiesa cattolica, quella di Maria Madre di tutte le Genti". Si trova in un quartiere povero ed è stata la prima chiesa in città, concessa nel 1979 dal regime sovietico alla comunità locale, quando la Astana di grattacieli e grandi centri commerciali di oggi non era era neppure nei piani di Nazarbayev. E' stato proprio lui, a fine Anni '90, a voler trasferire la capitale da Almaty, trasformando la vecchia Akmola ("cimitero bianco", in kazako) in quello che è oggi il centro amministrativo della nuova nazione kazaka indipendente. Ma il fatto che vi fosse una chiesa, ai tempi dell'Urss non significava automaticamente che vi fossero anche dei sacerdoti. "E così, dopo decenni di fede vissuta in silenzio e di nascosto, i cattolici di Astana sono oggi abituati a un Natale in modestia e  semplicità", spiega p. Roland.

Per la Veglia, la cattedrale dell'Assunzione (curia e parrocchia allo stesso tempo) era piena di gente, anche se il giorno dopo, il 25 dicembre, qui era un normale giorno lavorativo. Ma la chiesa non è piena tutto l'anno. "I cattolici realmente praticanti, in città, saranno circa 500, però a Pasqua e Natale le celebrazioni attirano anche numerosi ortodossi e musulmani, interessati a vedere come si festeggia". "Molti qui credono che il cattolicesimo sia una setta - continua il sacerdote - Tutti però conoscono il Papa e in particolare Giovanni Paolo II. Per la maggior parte della popolazione il Natale è quello ortodosso che cade il 7 gennaio, secondo il calendario giuliano". 

Spinti, invece, da una reale ricerca e non solo da pura curiosità,  sono molti quelli che entrano in cattedrale semplicemente per pregare o per confidarsi con qualcuno. Padre Roland racconta di "una coppia di kazaki che ogni domenica alle 8 viene ad accende una candela, legge la Bibbia e poi se ne va in silenzio". Altri, invece, iniziano un vero e proprio percorso di fede. "Le conversioni dall'islam non sono vietate e ve ne sono diverse, ma sono per lo più musulmani non praticanti. - sottolinea - Ci sono sempre delle difficoltà legate alla famiglia, la quale però spesso accetta e sostiene la scelta personale". Un caso "commovente" è stato di recente quello di tre donne: una mamma, sua figlia e la nonna, il cui marito era un imam, incarcerato durante il periodo sovietico per la sua fede. "Quando la giovane ha confessato di non essere a suo agio con l'islam, la mamma e la nonna non l'hanno condannata, ma le hanno solo raccomandato di non lasciare Dio e trovare la fede giusta per lei - ricorda p. Roland - E' stata proprio la nonna a regalarle il primo Vangelo e dopo un lungo cammino, la ragazza ha deciso di battezzarsi".

L'iniziale grande tolleranza delle autorità kazake si è, però, andata via via assottigliando. Per timore del proliferare di sette fondamentaliste islamiche - come spiega ufficialmente il governo - è stata varata l'anno scorso una legge molto criticata dai difensori dei diritti umani e che restringe l'ingresso dei predicatori stranieri nel Paese, imponendo rigide regole per la registrazione delle comunità religiose. "Non credo si risolva così il problema dell'estremismo", commenta il vicario, il quale poi ammette che le cose si sono "un po' complicate" anche per la Chiesa cattolica, con lunghe attese per i visti e pratiche burocratiche più complesse. "Ma sono cose che accomunano tutti gli stranieri e contro la Chiesa cattolica in particolare non c'è nulla", aggiunge. Anzi. Le suore di Madre Teresa, per esempio, sono ben volute da tutti. "In tutto, ad Astana, sono in quattro  e lavorano con i poveri e i senza tetto" racconta il sacerdote, per il quale le missionarie svolgono un lavoro "fondamentale". "Se ho una domanda nella sfera sociale, so che posso rivolgermi a loro, che conoscono benissimo le esigenze della comunità". E uno dei problemi maggiori, dopo l'alcolismo, è quella dell'aborto e della famiglia in generale. "Abbiamo iniziato con degli incontri con le donne, che volevano abbandonare i figli dopo il parto perché magari nati da relazioni extraconiugali e da poco abbiamo avviato una sorta di consultorio, dove arrivano tantissime donne, soprattutto musulmane".

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