19/09/2019, 15.24
MALAYSIA
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P. Harrison: I cattolici malaysiani, in prima linea per costruire ponti

Il loro impegno parte anzitutto dall’unione con le altre confessioni cristiane. Il parroco della chiesa della Visitazione: “La forza del dialogo è nelle amicizie che si creano, sia nella vita di tutti giorni che nei luoghi di lavoro”. Ma negli ultimi anni, costruire una chiesa, acquisire un terreno o erigere una croce in Malaysia è diventato più difficile.

Kuala Lumpur (AsiaNews) – Il contributo offerto dalla Chiesa al dialogo interreligioso in Malaysia è fondamentale: i cattolici sono in prima linea nel costruire ponti verso le altre comunità. Lo dichiara ad AsiaNews p. George Harrison (foto 2), parroco della chiesa della Visitazione di Seremban ed assistente ecclesiastico al ministero degli Affari ecumenici ed interreligiosi (Ameia) dell’arcidiocesi di Kuala Lumpur. “Nelle diocesi e nelle parrocchie – prosegue il sacerdote – dedichiamo molto impegno al dialogo ecumenico e al confronto con le altre religioni. Ogni parrocchia può contare su un ministero che si occupa di questi importanti temi”.

L’impegno dei cattolici malaysiani parte anzitutto dall’unione con le altre confessioni cristiane. “Al giorno d'oggi – spiega p. Harrison –, le diverse comunità cristiane sono solite organizzare eventi o sessioni di preghiera ecumeniche, affinché i fedeli sviluppino senso di appartenenza alla nazione ed offrano un maggior contributo al progresso del Paese. Cerchiamo di infondere nel cuore delle persone l'amore per il prossimo e per la Malaysia. In questo modo promuoviamo la pace e l’armonia”.

In Malaysia, i cristiani possono contare su organizzazioni ben strutturate e rappresentative, tra cui la Federazione cristiana della Malaysia (Cfm). Ne fanno parte la Conferenza episcopale, il Council of Churches (Ccm) e la National Evangelical Christian Fellowship (Necf). “La Cfm – afferma p. Harrison – è promotrice di molti eventi a carattere interreligioso, come il raduno di preghiera organizzato per la Festa nazionale (16 settembre) o gli incontri che si svolgono in occasione delle feste natalizie. A questi si aggiungono forum, conferenze e dibattiti a cui tutti sono invitati. La forza del dialogo sostenuto dai cristiani è nelle amicizie che si creano tra persone di religioni diverse, sia nella vita di tutti giorni che nei luoghi di lavoro. Il nostro obiettivo è costruire ponti ed i cattolici sono in prima linea”.

“Ma costruire ponti non è sempre facile, soprattutto con i nostri fratelli di religione islamica”, dichiara p. Harrison. “A volte alcuni gruppi cristiani non si lasciano coinvolgere abbastanza nelle attività di dialogo. Tuttavia, credo che piano piano ciascuno stia facendo la propria parte. Altra difficoltà che incontriamo è rappresentata dalla chiusura di un certo tipo di musulmani. Alcuni si rifiutano di metter piede nelle chiese o persino pregare insieme a persone di fede diversa. Si sentono superiori”.

Come l’Indonesia, altro Paese del Sud-est asiatico a maggioranza islamica, di recente anche la Malaysia è interessata dalle spinte di movimenti che sostengono una visione più conservatrice dell’islam. “Negli ultimi anni – racconta il sacerdote – si sono affacciati piccoli gruppi minoritari che promuovono ideologie ed insegnamenti di cui prima non sentivamo parlare. Costruire una chiesa, acquisire un terreno o erigere una croce un tempo non era problematico, ora può creare tensioni. Anche l’uso della parola ‘Allah’ da parte dei cristiani, in passato non è mai stato argomento di discussione. Invece ora lo è, come i raduni di preghiera interreligiosi. Secondo indiscrezioni sui giornali, le autorità islamiche di alcuni Stati vogliono addirittura vietare ai musulmani di prendervi parte. Tutto ciò è qualcosa di nuovo per il nostro Paese. Siamo dispiaciuti da queste notizie, a cui per ora non è seguito nulla di ufficiale. Sono certo però che i malaysiani sapranno esprimere la propria contrarietà a simili provvedimenti”.

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