13/07/2020, 12.14
CINA
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Pechino, liberato il prof. Xu Zhangrun, nemico giurato del presidente Xi Jinping

L’accademico era stato arrestato la scorsa settimana per aver “favorito la prostituzione”. Amici e colleghi: Accuse confezionate, lo si vuole colpire per le sue critiche al regime. Le autorità continuano a reprimere il dissenso con processi farsa. L’avvocato per i diritti umani Wang Quanzhang ricorre contro la condanna nei suoi confronti.

Pechino (AsiaNews) – La polizia ha scarcerato ieri l’accademico Xu Zhangrun, salito alla ribalta per le sue ripetute critiche al presidente Xi Jinping. Lo ha rivelato il South China Morning Post, citando persone vicine all’ex docente di diritto all’università Qinghua.

Xu, che ha fatto ritorno nella propria abitazione a Pechino, era stato arrestato il 6 luglio con l’accusa di aver “favorito la prostituzione” durante una sua visita a Chengdu (Sichuan) la scorsa estate. In base al sistema legale cinese, ciò non costituisce un reato, ma solo una violazione amministrativa punibile con una pena massima di 15 giorni di detenzione.

Per colleghi e amici, le autorità hanno confezionato ad arte le accuse nei confronti di Xu, considerato uno dei principali oppositori al regime del Partito comunista cinese. Egli era stato sospeso dall’insegnamento nel 2019 per un articolo contro la presidenza a vita di Xi. In febbraio, il giurista  aveva pubblicato un articolo che criticava “la tirannia” del Partito, colpevole di aver distrutto “il sistema politico cinese” che si avviava alle riforme dopo la morte di Mao Zedong.

Lo scorso maggio, alla vigilia della sessione annuale dell’Assemblea nazionale del popolo, Xu ha chiesto inoltre alla leadership cinese di riflettere sulla sua gestione della pandemia e di scusarsi con il popolo per i suoi errori.

Oltre a Xu, altri intellettuali sono finiti nel mirino delle autorità per aver affermato che la mancanza di libertà di stampa ha favorito la propagazione del Covid-19. Tra i più conosciuti, Xu Zhiyong, fondatore del Movimento dei nuovi cittadini, è stato arrestato il 15 febbraio a Guangzhou (Guangdong).

Secondo gli attivisti anti-regime, le autorità continuano a reprimere il dissenso con processi farsa basati su false accuse. Nei giorni scorsi, l’avvocato per i diritti umani Wang Quanzhang ha presentato ricorso alla Corte di Tianjin per la condanna di  “sovversione contro lo Stato” nei suoi confronti, costatagli quattro anni di prigione.

Wang, che ha finito di scontare la sua pena lo scorso 27 aprile, ha rivelato di aver subito violenze sistematiche durante la sua detenzione. L’attivista ha citato in giudizio gli agenti di polizia e i giudici responsabili della sua incarcerazione, ritenuti colpevoli di aver dato vita a un processo illegale. Egli chiede che siano giudicati anche per diffamazione e tortura.  

Wang era stato arrestato nel 2015 in un’operazione di sicurezza denominata “709” (in quanto cominciata il 9 luglio di quell’anno), che aveva colpito altri 300 colleghi – fra essi anche alcuni cristiani protestanti e cattolici. Molti di loro sono stati processati e poi condannati; diversi hanno “confessato” in video le loro colpe; altri sono usciti dalla prigione molto provati dal punto di vista fisico e psicologico, a causa delle torture subite.

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