17/10/2011, 00.00
PAKISTAN
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Rawalpindi, ospedale san Giuseppe: centro di eccellenza, per cristiani e musulmani

di Jibran Khan
La struttura è gestita dalle suore francescane di Maria e accoglie pazienti di ogni genere, senza guardare alla fede professata o all’etnia. Nel 2006 premiata dal presidente Musharraf per il lavoro svolto. Essa dispone di 60 posti letto e accoglie ogni giorno fino a 300 pazienti. Cure e trattamenti sono gratuiti.
Rawalpindi (AsiaNews) – “La compagnia quotidiana e l’affetto reciproco che ci legano agli altri, sono la misura del nostro amore a Dio”. È la scritta che accoglie pazienti e familiari all’ingresso dell’ospedale cattolico di San Giuseppe a Rawalpindi, in Pakistan. Una struttura che ospita malati di ogni sorta, giovani e anziani, senza guardare alla fede religiosa professata o all’etnia di appartenenza; essa offre cure mediche gratuite e la possibilità, per i casi meno gravi, di imparare piccoli lavori manuali. Un servizio di eccellenza gestito da 30 anni dalle Suore francescane di Maria, che nel 2006, ha ottenuto un riconoscimento ufficiale del governo di Islamabad, consegnato dalle mani del presidente.

L’ospedale di San Giuseppe dispone di 60 posti letto per il ricovero ed è dotato di un ambulatorio medico che tratta fino a 300 pazienti al giorno. Neonati e bambini affollano il reparto di maternità e pediatria, fra cui la “famiglia di San Giuseppe”. Nessuno viene respinto, in una realtà caratterizzata da un ambiente familiare e accogliente. I pazienti possono anche imparare lavori manuali, fra cui ricamo, cucito e capi di abbigliamento di piccola fattura. Alcuni riescono a riprendersi e, tornati a casa, continuano il lavoro guadagnando somme di denaro sufficienti per contribuire al mantenimento della famiglia.

Da oltre 30 anni a guidare la struttura sono le suore francescane di Maria, provenienti da diverse aree del mondo fra cui Argentina, Canada, Polonia e Spagna, oltre al Pakistan. Il personale interno è formato da 50 persone fra medici, infermieri, volontari e personale addetto alla sicurezza. Molti sono originari delle aree urbane, addestrati dalle suore e ora impiegati nella struttura. L’Hospice accoglie anche malati cronici o terminali, disabili, colpiti da tubercolosi, meningite polio o tifo. Il centro dà alloggio e riparo a bambini orfani o disabili, abbandonati dai loro genitori.

La struttura è considerata un “raggio di speranza” per molti in Pakistan, tanto che arrivano malati da ogni parte del Paese. Essa dispone di un laboratorio analisi, una sala per la fisioterapia e medicinali propri. Tutte le cure mediche e i servizi sanitari offerti sono gratuiti, a prescindere dal costo e dalla durata del trattamento. Dai primi anni ’80 accoglie pure i profughi afghani, in fuga dalla guerra.

Dalla viva voce dei malati emerge il senso profondo della missione che caratterizza l’ospedale cattolico. “Mi chiamo Salma Akbar – racconta una paziente ad AsiaNews – e ho sofferto a lungo di meningite. Sono arrivata un anno fa, dopo essere stata cacciata da tre cliniche. Le suore mi hanno trattato con gentilezza, mi hanno dato le cure migliori”. Mi hanno dato la possibilità, aggiunge, di “continuare a sperare”. Aggiunge Gul Khan, di 48 anni: “Ero paralizzato – afferma – e negli altri ospedali non sapevano come curarmi”. Ha trascorso gli ultimi sei mesi nel centro e ora “posso di nuovo camminare: questo luogo – afferma – è fonte di miracoli. Non potrò mai ringraziali abbastanza per avermi cambiato la vita”.

Negli ultimi anni l’ospedale di San Giuseppe ha curato migliaia di pazienti, testimoni silenziosi del lavoro infaticabile delle suore francescane di Maria. Il loro servizio per la collettività ha ottenuto il riconoscimento ufficiale del governo pakistano: il Premio eccellenza 2006, consegnato direttamente dalle mani dell’allora presidente Pervez Musharraf.
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