23/12/2016, 10.52
INDIA
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Rischio di crisi umanitaria nel Manipur. Appello della Chiesa ai tribali: Una tregua per Natale

Da quasi due mesi i tribali bloccano l’accesso di merci e beni sulla principale arteria autostradale. La diatriba ha carattere etnico e vede contrapposti i tribali cristiani e la maggioranza indù. Ministro dell’Interno dell’Unione rimprovera per negligenza il governo statale.

Imphal (AsiaNews) – La popolazione dello Stato indiano del Manipur rischia una vera e propria crisi umanitaria, a causa del blocco economico in vigore da 52 giorni per le proteste dei tribali. Per questo oggi i leader cristiani locali, riuniti nel Joint Peace Mission Team (Jpmt), hanno lanciato un appello allo United Naga Council, che blocca l’accesso delle merci sulla principale arteria autostradale. A nome di tutta la Chiesa – scrive il rev. Solomon Rongpi, co-presidente del gruppo – “chiediamo a tutte le persone interessate di sospendere ogni tipo di blocco, almeno per il periodo del Natale e del Capodanno. Questo gesto sarà espressione della buona volontà che cantarono gli angeli alla nascita di Cristo”.

I rappresentanti cristiani hanno sottoscritto l’appello “con profondo dolore nel cuore”. Hanno chiesto ai manifestanti di “non dimenticare l’immenso numero di persone innocenti che sta soffrendo, e ricordare il messaggio di pace che il Natale porta a ognuno di noi”.

La diatriba – di carattere etnico – ha origine all’inizio di novembre, quando il governo ha decretato una nuova suddivisione territoriale, limitando i territori esentasse (perché abitati da tribali) del complesso montuoso di Naga Hills. Dal canto loro, i tribali riuniti nello United Naga Council, in maggioranza di religione cristiana e di etnia Naga e Kukis, hanno eretto barricate su due autostrade che riforniscono tutto lo Stato di beni e merci.

La situazione è precipitata a metà dicembre, con i militanti tribali del National Socialist Council of Nagaland che hanno attaccato la stazione di polizia di Manipur e provocato la morte di tre poliziotti. Nei giorni successivi attorno alla capitale è esplosa la guerriglia, con automobili date alle fiamme e ordigni rudimentali fatti detonare nelle strade. Infine il 17 dicembre la comunità di maggioranza indù di etnia Meiteis ha attaccato due chiese battiste e minacciato i cristiani di ritorsioni se avessero festeggiato il Natale. Da quel momento nella capitale vige il coprifuoco e i servizi di telefonia mobile sono stati disattivati.

Oltre all’appello alla pace dei cristiani, è intervenuto anche il governo dell’Unione, rimproverando le autorità statali di negligenza nel riportare sotto controllo la situazione. Rajnath Singh, ministro dell’Interno, ha inviato una lettera a Okram Ibobi Singh, chief minister del Manipur, con la quale lo invita “ad adempiere gli obblighi imposti dalla Costituzione con tempestività”. È responsabilità dello Stato, ha aggiunto, “mantenere l’ordine pubblico e garantire i rifornimenti essenziali”.

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