02/03/2007, 00.00
MEDIO ORIENTE
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Settimane cruciali per le diplomazie alla ricerca di pace in Medio Oriente

di Paul Dakiki
L’arrivo di Ahmadinejad domani a Riyadh fa parte di un frenetico giro di incontri dei responsabili regionali che hanno come obiettivi principali il Libano e l’Iraq. Il peso del mutato atteggiamento degli Usa e l’annuncio di una visita dell’assistente segretario di Stato a Damasco.

Beirut (AsiaNews) – Con l’arrivo domani a Riyadh del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, le diplomazie aprono settimane cruciali per l’intero Medio Oriente. Si è fatta pressante l’azione saudita – probabilmente almeno in parte concordata con gli Usa – che dopo il successo raggiunto con l’accordo della Mecca tra Fatah e Hamas, col quale sembrano aver avuto fine mesi di scontri cruenti fra i palestinesi, sembra puntare ad un risultato analogo per il Libano e l’Iraq.

La visita di Amadinejad in Arabia Saudita si pone infatti tra i colloqui già avviati tra esponenti iraniani e sauditi, l’incontro di re Abdullah con il presidente egiziano Hosni Mubarak, la conferenza del 10 marzo a Baghdad per fermare il conflitto iracheno e il vertice arabo che si terrà a fine mese proprio a Riyadh. In questo quadro il segretario generale della Lega Araba è atteso a Damasco, dove incontrerà il presidente Bachar al Assad, col quale – si ipotizza – potrebbe successivamente recarsi in Arabia Saudita. Lo stesso presidente siriano dovrebbe anche incontrare Mubarak.

Sullo sfondo il mutato atteggiamento degli Stati Uniti, che hanno accettato di partecipare alla conferenza di Baghad, ove saranno anche Iran e Siria. Un cambiamento testimoniato anche dall’annuncio che Ellen Sauerbrey, assistente segretario di Stato, si recherà a Damasco “nelle prossime settimane”. La dichiarazione del portavoce del Dipartimento, Sean McCormack, parla di “obiettivi umanitari relativi ai rifugiati iracheni” ed esclude “colloqui bilaterali”. Resta il fatto che un esponente di Washington non andava in Siria dal febbraio 2005 e che l’ambasciatore statunitense è stato ritirato dopo le accuse di coinvolgimento dei vertici siriani nell’assassinio dell’ex premier libanese Rafic Hariri.

Se l’obiettivo dell’azione saudita è evidentemente quello di frenare il tentativo iraniano di accrescere il proprio ruolo in Medio Oriente – usando da un lato il suo programma nucleare e dall’altro i movimenti sciiti dell’Iraq o del Libano, come Hezbollah, o i radicali di Hamas – per Teheran il problema è  superare un isolamento acuito dalle sanzioni – attuali e future – dell’Onu e dai timori dell’islam sunnita – fin qui maggioritario e dominante – verso l’aggressività sciita.Oggetto dei colloqui di Ahmadinejad a Riyadh, secondo l’ambasciatore iraniano, saranno i rapporti, bilaterali, il Medio Oriente e l’islam. L’attenzione è puntata su Libano e Iraq. Per quello che riguarda il Paese dei cedri, il quotidiano An Nahar cita “fonti diplomatiche a Riyadh”, secondo le quali non sarà annunciate alcuna iniziativa concreta per trovare una via d’uscita alla crisi libanese, ma entrambe le parti premeranno sulle varie fazioni libanesi per trovare una soluzione.

Non meno complesso il problema iracheno, che vede i due maggiori Paesi mediorientali schierati a favore delle opposte fazioni sunnite e sciite.

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